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Il tema dell’abolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori si è imposto nell’ultima settimana nell’agenda mediatica italiana. Il passaggio all’interno dei web e dei social media è stato però meno scontato di quanto si possa immaginare. Sono stati soprattutto gli opinion leader a tenere vivo e rendere virale il tema del licenziamento dei lavoratori. Sia su Twitter che su Facebook gli influencer hanno avuto un ruolo determinante nel rendere questo tema un topic trend.
Sul Google il tema dell’articolo 18 esplode lunedì 29 settembre, quando gli utenti online fanno più di 5mila ricerche sull’argomento. La key word “articolo 18” si impone come il 13esimo trend più cliccato su google. I temi legati al mondo del lavoro tornano a far parlare la rete mercoledì primo ottobre: sono più di 10.000 le ricerche su “Tfr” (quarto trend di Google).
L’argomento dell’articolo 18 ha toccato su Twitter il massimo picco di interesse nella giornata di martedì 30 ottobre. In questa data l’hashtag #art18 si è mantenuto nella topic trend nazionale per più di sei ore, classificandosi come il tredicesimo argomento più dibattuto. Analizzando il flusso degli ultimi 2000 tweet su #art18 abbiamo rilevato un forte impatto di questo hashtag nella Twitter-sfera. Sono infatti 10,234,338 le volte in cui qualcuno potrebbe aver visto #art18 su Twitter. Scendendo più nel dettaglio possiamo affermare che sono poco meno di 3 milioni (2,977,470) gli utenti unici che hanno visto scorrere sulla propria time-line l’hashtag #art18. Il numero degli utenti di Twitter che hanno postato commenti, foto e link su questo hashtag sono 1.318. E’ interessante notare come questo argomento sia stato seguito da un numero molto consistente di influencer: il numero medio dei follower di chi “tweettava” su #art18 era di 2,259 seguaci. Il fatto che l’argomento sia stato dibattuto da molti opion leader è confermato da un altro dato: il 63.28% dei post rilasciati su #art18 era il retweet di un messaggio originale.
Tra i vari influencer coinvolti sul tema abbiamo classificato i tre che hanno avuto maggiore impatto nel coinvolgere gli altri utenti Twitter. Nichi Vendola risulta l’influencer più coinvolgente (4,719,517 di pubblico potenziale raggiunto), seguito dal profilo di Sinistra Ecologia e Libertà (1,277,832 di pubblico raggiunto). Terza posizione per la Cgil che è arrivata a coinvolgere un potenziale pubblico di 457,006 utenti.
Sul social network più diffuso al mondo abbiamo voluto monitorare il livello di engagement ottenuto dai principali influencer che sono intervenuti sull’abolizione dell’art.18.
Matteo Renzi ha pubblicato sulla sua fan page l’intervento fatto in direzione del Pd in cui chiede al suo partito di voltare pagina nei confronti dell’articolo 18. Il post del premier, che si classifica come il secondo politico italiano più popolare su Twitter (dopo Grillo) ha raggiunto un alto livello di engagement: 3.538 like, 4.315 commenti e 384 condivisioni.
Beppe Grillo ha pubblicato un messaggio ancora più virale di quello del premier, ovviamente con un diversa visione del tema dei diritti dei lavoratori. Il suo post “Ieri il pd ha votato l’abolizione dell’articolo 18. E’ gravissimo!” ha ottenuto 5.631 mi piace, 2.592 condivisioni e più di 600 commenti.
Ovviamente anche i principali sindacati italiani sono entrati nel dibattito, con esiti però meno coinvolgenti di quanto si possa immaginare. Sulla fan page della Cisl il post più virale sull’argomento è una dichiarazione della Furlan:”Tfr? Basta speculazioni sul lavoro” (44 like, 2 commenti e 38 condivisioni). La Cgil sembra invece identificare l’argomento art.18 come un problema strettamente connesso al premier Matteo Renzi. Tutti i suoi post sul tema sono infatti corredati da un attacco al premier: “Renzi spiega che gli imprenditori devono avere la libertà di licenziare. Noi vorremmo spiegare a Renzi che i lavoratori dovrebbero avere la libertà di aspettare un bambino, di iscriversi a un partito o a un sindacato” (443 like, 79 commenti, 739 condivisioni).
Dati raccolti dal primo al 4 ottobre