Settimana intensa per il settore cultura e media quella appena conclusa, con la presentazione una di fila all’altra di 3 relazioni annuali tre, delle più importanti “autorità indipendenti” del nostro Paese: dall’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali (martedì 10 luglio, alla Camera), all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (giovedì 12, in Senato), passando per l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (mercoledì 11, alla Camera) cui abbiamo assistito.
Alcune annotazioni iconiche: si tratta di occasioni rituali, molto formali, molto rigide, che ricordano un po’ la logica scenografica dei… soviet. Tutto molto ingessato, tutto molto prevedibile, tutto molto autoreferenziale. Dialettica: zero.
Sul tavolo di presidenza, i “componenti” tutti (nel caso del Garante Privacy, era seduto però anche il Segretario Generale Giuseppe Busia), sempre silenti.
Sul podio, il Presidente, che ringrazia i presenti, si inchina di fronte alle istituzioni, in particolare nel caso in ispecie (per Agcom e per Agcm, non per Privacy) il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che silente ascolta, e poi sempre silente se ne va con il suo seguito (una decina di persone), senza chance di domande di sorta da parte dei giornalisti, e tutti gli astanti s’alzano doverosamente in piedi, in rispettoso anzi religioso silenzio.
Altra questione: la “Relazione”, ovvero il… sacro testo. Da qualche anno, è invalsa ormai la pratica di non stamparla più su supporto cartaceo. La motivazione è una logica da “spending review” (per un risparmio alla fin fine di poche centinaia di euro!). Errore madornale, perché si tratta di testi, corposi, pesanti (non esattamente… letture da ombrellone), che richiedono comunque di essere sfogliati per bene, e letti con calma su cartaceo. Almeno dalle poche centinaia (decine?!) di operatori del settore e giornalisti che seguono queste kermesse. La corposa relazione su carta è ormai sostituita da una… pennetta elettronica, in taluni casi inserita in grazioso contenitore metallico (vedi Agcm). In compenso, viene distribuita ai presenti, stampata su carta (ad alta grammatura e ben patinata), la “Presentazione” da parte del Presidente, ovvero… il discorso. Generalmente oscilla tra le 20 e le 30 cartelle, talvolta con note a piè di pagina, talvolta no. E qui si scoprono talvolta delle stranezze (o curiosità soltanto che siano): per esempio, su 24 pagine di testo della Relazione Agcom, il Presidente Angelo Marcello Cardani non ne ha lette circa 7 (sette!). L’osservatore attento avrà apprezzato che ha sfrondato il testo di alcuni paragrafi ridondanti, ma ha anche notato che ha simpaticamente saltato – cioè proprio tagliato – due pagine intere (pagg. 23 e 24), che contenevano critiche, giuste e discretamente pesanti, sull’economia dei “big data” e sullo strapotere degli “over-the-top”. Scritto ma non letto, esemplificativamente, un passaggio come: “un ecosistema governato da poche grandi multinazionali caratterizzate da un elevato grado di integrazione in tutte le fasi; elevate barriere all’entrata, tendenza al monopolio…”. Oh, perbacco!
Scelta dettata soltanto dalla fretta o dall’opportunità di non turbare chissà quali sensibilità?!
Le relazioni vengono introdotte dal rappresentante dell’istituzione ospitante, e qui, talvolta, si può cogliere un “segnale” politico, per quanto sempre ovattato e mediato dalla ritualità dell’occasione: nulla di stupefacente da parte della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati (presentazione Agcm), ma senza dubbio interessante e controcorrente – almeno rispetto al passato istituzionale cui ci siamo abituati – la tesi sostenuta dal Presidente della Camera Roberto Fico (presentazione Agcom). In occasione della presentazione del Garante Soro, invece, nessuna “introduzione” politica, anche se in prima fila sedeva – tra gli altri – il Presidente della Camera (rimasto silente).
Veniamo alla… sostanza.
Il discorso che ci ha convinto di più è stato quello di Antonello Soro, Presidente del Garante Privacy: un testo alto, colto, sapiente, succoso, coraggioso, che ha ben delineato l’esigenza di una vigilanza istituzionale dello Stato di fronte all’invadenza delle multinazionali del digitale. Un florilegio: “gli algoritmi non sono neutri sillogismi di calcolo, ma opinioni umane strutturate in forma matematica… siamo soggetti a una sorveglianza digitale, in gran parte occulta, prevalentemente a fini commerciali e destinata, fatalmente, ad espandersi anche su altri piani, con effetti dirompenti sotto il profilo sociale”. Soro ha invocato a chiare lettere un intervento deciso dello Stato, e quindi della politica, per arginare il rischio di ulteriori degenerazioni, distorsioni dell’opinione pubblica, deformazioni del tessuto sociale del Paese. Un monito forte e netto.
Subito dopo, nella nostra personale classifica, il discorso di Giovanni Pitruzzella, Garante Antitrust, che ha tracciato un bilancio di maggior respiro, essendo tra l’altro giunto all’ultimo anno del suo mandato (a settembre si trasferirà alla Corte Europea di Giustizia del Lussemburgo). Discorso alto e dotto anche in questo caso, e tutt’altro che moderato (se non nei toni). Qui ci ha colpito, in particolare, la forza con cui ha rivendicato l’azione positiva (correttiva) della sua autorità rispetto allo strapotere delle industrie farmaceutiche, che talvolta arrivano a riprezzare a 100 quel che costa 10 (o anche soltanto 1!), anche in settori delicati come l’oncologia. Anche l’entità delle sanzioni che l’Antitrust ha complessivamente messo in atto nei sette anni di mandato, è discretamente impressionante: oltre un miliardo e mezzo di euro (con il suo predecessore Antonio Catricalà prevaleva invece la logica della “conciliazione” e degli “impegni”, rispetto a quella della “multa”). Anche in questo discorso, netta la presa di posizione critica rispetto agli sconvolgimenti che il digitale sta determinando, nella sua logica intrinsecamente “disruptive”, e non soltanto nell’economia, ma anche nella società, e quindi nella politica. Ci è piaciuta la esplicita critica al “capitalismo di relazione”, che ancora caratterizza parte significativa della nostra economia. Per quanto riguarda specificamente le telecomunicazioni ed i media, Pitruzzella ha sostenuto che troppo a lungo Telecom Italia ha provato a difendere la propria “rendita di posizione”, ovvero la rete in rame, rinviando gli investimenti nei cavi in fibra ultra-veloce, e ritardando quindi l’evoluzione della società digitale italica: l’Antitrust ritiene di aver smosso il gigante Telecom grazie a una sanzione da ben 104 milioni di euro, decisa per aver limitato le società concorrenti nell’accesso alla sua rete…
Terzo classificato, in questa graduatoria (scherzosa, come il lettore avrà certamente compreso), il discorso del Presidente Agcom, Marcello Cardani. A parte il succitato strano “taglio” delle pagine della presentazione, il discorso ci è parso complessivamente debole: se dovrebbe essere proprio l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni quella a dedicare maggiore attenzione al fenomeno “rivoluzione digitale”, il testo proposto registra invece un approccio eccessivamente prudente (per esempio non ha chiesto al Parlamento un’estensione della propria “autorità” in materia di web), e molto, troppo economico, con una lettura di deriva economicista (paradossalmente più adatta ad una Agcm che ad una Agcom!), che non ha affrontato di petto le conseguenze soprattutto sociali e politiche delle dinamiche degli “over-the-top”, in materia di… accesso all’informazione, qualità dei dati, pluralismo informativo, libertà d’espressione… democrazia. Insomma, le belle teorizzazioni sull’esigenza di un “umanesimo digitale” le abbiamo ascoltate da Soro, e non da Cardani: perché?! Se è vero che le esigenze di trasparenza e di tutela della privacy sono il “core business” – per così dire – del Garante Privacy, le problematiche generali e pervasive che il digitale sta determinando nel sistema dei media – e, più in generale, della comunicazione – sono enormi e sconvolgenti, e dovrebbe essere l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni a farsene carico, più dal punto di vista degli utenti (cittadini prima che consumatori) che delle imprese. Unico conato di attivismo, nelle parole di Cardani riferite all’esigenza di un superamento della datata legge sulla “par condicio”, che richiede “un aggiornamento al passo con le nuove forme di comunicazione… serve informazione pluralista e al passo con le nuove forme di comunicazione”.
Va detto che la “Relazione Annuale” dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazione beneficia, nelle sue 228 pagine, di una logica editoriale e di un layout grafico finalmente evoluti (a partire da un testo impaginato su tre colonne, per renderlo più leggibile). Da anni, anche su queste colonne, invocavamo il superamento della fase arcaico-borbonica della “Relazione annuale”. Il salto di qualità, finalmente, c’è stato. Ci sono grafici e figure ben impostate, quadricromia, i dati sono più fruibili che in passato, anche se restano perplessità sulla completezza, e trasparenza e rappresentazione delle informazioni, esemplificativamente su questioni delicate come gli obblighi di programmazione ed investimento da parte dei “broadcaster”…:
Un’annotazione politica finale: cosa avrà pensato il Presidente dell’Agcom Marcello Cardani, allorquando è stato il Presidente della Camera Roberto Fico, nell’introdurre la presentazione Agcom, ad evocare lo spettro del… “conflitto d’interessi”, concetto del tutto assente nelle 24 pagine della relazione di Cardani?!
Precisiamo che, in verità, il concetto – nel discorso di Cardani – è effettivamente presente, ma in una noterella a piè di pagine, e riferito a tutt’altra dinamica, ovvero ad una consultazione pubblica promossa da Agcom, finalizzata all’individuazione di specifiche regole dirette a evitare situazioni di “conflitto di interessi”, ma… “tra produttori e agenti che rappresentino artisti” (sic!). Fico ha sostenuto che il Parlamento deve finalmente affrontare la questione del conflitto d’interessi: “le soglie di concentrazione nel sistema delle comunicazioni dovrebbero costituire per il legislatore il presupposto di un ragionamento non più rinviabile… il tema del conflitto d’interessi in generale che c’è nel nostro Paese va affrontato a tutti i costi in questa legislatura”. Fico ha quindi sottolineato come un “corretto funzionamento” del settore delle comunicazioni è un obiettivo da raggiungere anche attraverso il “completamento del mercato unico digitale”, e la promozione della “competitività delle imprese europee del settore”.
È evidente che, se il Governo reggerà e se la maggioranza resisterà alle proprie contraddizioni interne, il famigerato “Sic” – acronimo che sta per “Sistema Integrato delle Comunicazioni” – sembra essere destinato ad una radicale riformulazione (ed invece nella “Relazione Annuale” Agcom, nessun rilievo critico in argomento). Ed i soggetti che hanno qualcosa da temere non sono pochi: a partire da Mediaset e Sky Italia…
Conclusivamente, il marziano di passaggio per Roma, nei palazzi del potere, si sarebbe verosimilmente domandato “chi” è… “il garante” di… “chi”.