Fiction

ilprincipenudo. Sky presenta ‘Gomorra 2’, eccellente fiction Made in Italy

di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale - IsICult) |

Presentata la seconda serie di “Gomorra”, eccellente quanto raro caso di fiction “made in Italy” esportata in tutto il mondo, una produzione Cattleya per Sky Italia. Perplessità sull’“affrancamento dalla morale” teorizzato da Saviano in nome della libertà dell’arte

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Evento certamente imperdibile, questa mattina a Roma, anche per la cornice anomala, per gli appassionati dell’industria culturale: è stata presentata, in pompa magna, alla stampa ed ai media, “Gomorra – La Serie 2”, da un’idea di Roberto Saviano, una produzione Sky Atlantic alias Sky Italia realizzata da Cattleya e Fandango, in associazione con la tedesca Beta Film.

Curioso veramente il contesto: forse per la prima volta nella storia della televisione italiana, una “fiction” viene proposta in un teatro d’opera, luogo archetipale della cultura che un tempo si sarebbe definita “alta” (la lirica, appunto). Questa sera (sempre al Teatro dell’Opera di Roma), l’anteprima mondana, che il modesto cronista che redige queste noterelle diserterà, perché è stata sufficiente la kermesse mattutina a comprendere il clima inevitabilmente entusiastico.

Sono stati proposti ai giornalisti (almeno duecento, una conferenza ben affollata), in anticipo rispetto alla messa in onda di domani martedì 10 alle 21.10 su Sky Atlantic Hd (e su Sky Cinema 1Hd), i primi due episodi; la serie andrà in onda ogni martedì, con due episodi a sera.

Alcune annotazioni di natura “estetologica” (ed il lettore presto ne comprenderà il perché, doppie virgolette incluse): si tratta di un prodotto di gran qualità (sceneggiatura, regia, fotografia, montaggio…), senza dubbio all’altezza delle serie di livello proposte dalla miglior fiction “made in Usa”.

Alla regia, ancora una volta Stefano Sollima (che è anche “showrunner” della serie), con Francesca Comencini, Claudio Cupellini e la “new entry” Claudio Giovannesi, ovvero 4 registi per i 12 nuovi episodi.

Dal punto di vista squisitamente spettacolare, si tratta di un’opera eccellente, senza dubbio accattivante nella sua perversività, come accade nei migliori “crime”.

Dal punto di vista produttivo, i numeri proposti dall’ufficio stampa di Sky Italia sono certamente interessanti: una troupe di 600 persone, oltre sei mesi di riprese (32 settimane, per la precisione, dall’aprile al novembre 2015), 200 attori coinvolti ed oltre 3.500 comparse. Sono state utilizzate ben 400 “location”, tra Napoli e Roma e Trieste, la Germania e la Costa Rica.

Da segnalare anche che Sky Atlantic e ThinkCattleya hanno messo in atto un inedito esperimento tecnologico-mediale, “Gomorra 360”, ovvero hanno realizzato un’inedita “esperienza web immersiva a 360°” sul set della seconda stagione di Gomorra, che è stata proposta su web dal 2 maggio scorso.

Lo spettatore viene portato sul set nelle “location” più rappresentative della serie: navigando tra attori, registi, truccatrici e comparse, gli utenti possono assistere alle riprese di alcune scene-chiave e accedere e condividere sui canali social contenuti multimediali. L’utente è in grado di scegliere non solo dove guardare, grazie ai video 360°, ma anche da quale punto di vista guardare la scena. Il sito è fruibile sia da “desktop” che da “mobile”, per quest’ultimo con la possibilità di attivare la modalità “giroscopio”, per navigare in modo ancora più diretto.

Com’è ormai purtroppo prassi in questi casi, nessun dato sulle dimensioni economiche dell’operazione è stato rivelato durante la conferenza stampa, ma si ha notizia di un budget di oltre 16 milioni di euro (il che si traduce in una media di 1,3 milioni per ogni puntata di 50 minuti). Che si tratti di un’operazione dal respiro industriale (“rara avis” in Italia) è confermato dall’annuncio che sono già in cantiere la serie numero 3 e finanche la numero 4, e che Sky Italia sta al contempo lavorando ad un progetto di grande “appeal” internazionale, sempre con Roberto Saviano, “ZeroZeroZero (dal titolo del libro di Saviano best-seller dal 2013), che sarà girata direttamente in lingua inglese: sarà il racconto di un’unica operazione di traffico internazionale di cocaina che coinvolge Calabria, Louisiana, Messico, Africa, sempre per la regia di Sollima.

“No data” anche in relazione all’effettivo flusso di ricavi derivanti dall’export, anche se Sky autodefinisce le dimensioni “numeri monstre”: insieme a “Montalbano”, la serie “Gomorra” è infatti uno dei rarissimi casi di fiction “made in Italy” in grado di superare le barriere nazionali (non soltanto linguistiche, sottotitolatura a parte: si consideri che la serie è girata in dialetto napoletano, ed in alcune sequenze risulta incomprensibile per un italofono non-partenopeo). La serie è stata già venduta in oltre 130 Paesi, ed emergerebbe il dato della Francia, con il “miglior debutto per una serie europea” su Canal+ (dal 2012), con 950.000 spettatori medi ed uno share del 3,5 %.

Non entriamo qui nel merito del contributo non propriamente positivo che la serie stimola nell’immaginario collettivo planetario rispetto all’Italia, perché quest’osservazione richiede ulteriori accurati approfondimenti, per non essere banali (si ricordino le lontane polemiche di Andreotti “contro” il Neorealismo ritenuto strumento deleterio per l’immagine del nostro Paese).

Si ricordi che la prima stagione della serie è stata trasmessa in Italia a partire dal 6 maggio 2014 fino al 10 giugno 2014, su Sky Atlantic ed in contemporanea su Sky Cinema 1. La serie è stata poi trasmessa in chiaro su Rai 3 dal 10 gennaio 2015 al 21 febbraio 2015, il sabato in seconda serata (dopo la rinuncia di La7 di Cairo, che pure aveva co-prodotto la serie, a metterla in onda), con però alcune scene censurate e presenza di sottotitoli.

Su Sky Italia, la serie si è rivelata un successo: il primo episodio, trasmesso il 6 maggio 2014, incollò al video 650mila spettatori, cresciuti fino a quasi 900mila (pari al 3 % di share), in occasione del finale di stagione del 10 giugno. Su Rai3, i risultati non sono stati entusiasmanti: la media finale dei 12 episodi andati in onda per sei sabati sera su Rai3 è di 1.574.000 spettatori, con uno share medio del 7,2 %. Gli episodi più visti sono stati i primi due, che hanno totalizzato quasi il 10 % di share ed 1,7 milioni di spettatori, mentre quelli meno visti gli episodi 7-8, che si son fermati a 1,4 milioni ed il 6,1 % di share.

Fin qui… l’estetico (e le reazioni del pubblico).

Dedichiamo qualche commento all’… etico (e le reazioni dei commentatori).

La conferenza stampa è stata infatti un’occasione stimolante, perché alcuni giornalisti (sia della stampa estera, sia della nazionale), hanno riaffrontato vecchie, ma sempre valide polemiche, costringendo un affabulatore di qualità come Roberto Saviano ad un… salto carpiato multiplo, evidenziando il rischio sempre latente di processi emulativi, a fronte di una rappresentazione del fenomeno delle faide camorristiche come una lotta tra “eroi”: l’autore del best-seller Gomorra ha teorizzato la necessità dell’arte di “affrancarsi dalla morale”, ed ha ribadito l’eco della lezione del Neorealismo, evocato dal produttore Riccardo Tozzi, Presidente della Cattleya (nonché, non si dimentichi, Presidente della maggiore associazione nazionale di produttori di cinema ed audiovisivo, la confindustriale Anica), ovvero dell’esigenza dell’artista di essere libero di rappresentare la realtà nella sua cruda nudità. Nel corposo e patinatissimo volumotto di promozione della serie, Saviano arriva ad evocare Shakespeare piuttosto che Ariosto (senza una premessa del tipo “si parva vis…”, che ci sarebbe piaciuto leggere).

Durante la conferenza, il Saviano ha finanche citato un passo del “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani”, nel quale Giacomo Leopardi rimarca come gli italiani tendano spesso a stemperare o addirittura rimuovere i mali del Paese. Saviano sostiene che “Gomorra” sintetizza dinamiche che vanno oltre la dimensione criminale: “il ‘crime’ sintetizza meccanismi che sono tipici dei rapporti umani, in qualsiasi contesto, da un ufficio ad una qualsiasi famiglia di provincia, meccanismi liberati dai filtri sociali, morali, e che possono rendere un’immagine fedele del proprio tempo. Dietro un’esecuzione, dietro una scelta di potere, ci si riconosce, e questo eccita e dispera al contempo. Foucault diceva che per capire una società, bisogna visitarne le carceri, gli ospedali e le caserme: quei luoghi ove il potere non si può camuffare, quei contesti nei quali non è più in grado di fingere di agire in quanto legittimato”. Ed aggiunge “mostrando che la testa di un boss ragiona esattamente come quella di un amministratore delegato o del direttore di un supermercato o di un Primo Ministro: il potere ha un’unica dimensione ed ha sempre la stessa logica”.

Una delle accuse spesso mosse a Saviano è stata recentemente ben rappresentata dal Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone, che ha definito Saviano, sulle colonne di “Libero”, come un “nichilista”, ormai animato da un “pessimismo cosmico”.

Una collega dell’agenzia stampa LaPresse ha posto questa mattina un quesito che ha provocato una immediata reazione del conduttore della conferenza stampa (perché – a parer suo – si sarebbe scantonati dal “televisivo” al “politico” … come se le due dimensioni, in un’opera come “Gomorra”, non siano sovrapposte!).

A fronte dell’accusa di “nichilismo”, Roberto Saviano ha sostenuto oggi che “il problema è un altro. Con il Governo Berlusconi, l’antimafia e i temi mafiosi erano strumenti per mettere in crisi la situazione politica nazionale; oggi, con il Governo Renzi, quando si parla di mafia…si diffama il Paese. Penso non sia vero. C’è molto da fare, e si può fare molto: non è tutto perduto, ci sono moltissime risorse. Raccontare è una di queste risorse. Mi dispiace molto che si stia tornando a questa sorta di silenziosa omertà, cioè che… non parlarne sia sufficiente per risolvere il problema. Io non credo che non si possa dire che in ‘Gomorra’ c’è bellezza. È la contraddizione di due binari paralleli”.

Sia consentito contestare: la rappresentazione “estetica” della dimensione camorristica, che Saviano intende come “metafora del potere” (di tutto il potere, ci domandiamo?!), finisce per avere – grazie alla intrigante narrazione audiovisiva – una sua intrinseca e perversa fascinazione.

Saviano ci spiega che ritiene (spera) che la serie “Gomorra” possa contribuire a stimolare la coscienza del telespettatore, facendogli comprendere – dall’interno – alcuni meccanismi del “potere”.

Di ogni potere.

Noi temiamo che una parte dell’audience rimanga semplicemente colpita – e finanche sedotta – dalla “bellezza” del lato oscuro dell’animo umano.

Peraltro se “Gomorra” è realmente metafora di ogni potere (citiamo il Fabrizio De André de “Nella mia ora di libertà”, ovvero che… “non ci sono poteri buoni”???), l’accusa di Cantone a Saviano è corretta, perché emerge una visione nichilista dell’esistente.

Saviano scrive che vuole rappresentare “lo schifo umano così com’è”. Il male è quindi, in sé, antropologicamente, nell’umano: ma se così è, quindi, perché – in fondo – combatterlo?! Saviano irride sulla “banalità” del separare i “buoni” dai “cattivi”: questo schematismo manicheo sarebbe tipico di un’arte non libera, al servizio del pedagogismo.

Se la tesi ha del vero in termini estetici, la tesi è debole in termini sociologici e civili, perché crediamo che operazioni come “Gomorra” possono paradossalmente determinare processi di metabolizzazione culturale, di mitridatizzazione intrapsichica, e finanche di narcosi estetizzante: come dire?!

La camorra c’è, e sempre ci sarà, perché essa è…semplicemente una dimensione dell’umano, essere sempre latentemente… “perverso polimorfo” (e qui citiamo la definizione del bambino coniata da Freud). E quindi – suvvia! – guardiamola in tv nella sua terribile fascinazione, e sopportiamola nella nostra pesante quotidianità.

Il regista Sollima ha segnalato come, a differenza di quel che è avvenuto con la prima serie (alcune resistenze da parte di amministratori locali nel vedere rappresentato il proprio territorio come arena di scontri camorristici), in occasione delle riprese della seconda serie ci siano stati addirittura episodi di entusiasmo da parte dei cittadini che assistevano alle riprese: questa dinamica non dovrebbe forse provocare qualche dubbio?! Non sarà che alcuni boss dei territori sottoposti al controllo camorristico siano stati ben lieti di essere rappresentati dalla narrazione quasi “mitologica” di “Gomorra”?!

Non pretendiamo che l’Artista si metta al servizio di chi lotta – nella quotidianità civile e finanche nella dimensione della politica istituzionale – contro il Male, ma crediamo che un approccio minimamente critico renderebbe l’opera di Saviano (e dei filmaker che con lui lavorano) più alta e coraggiosa, entrando anche nel controverso territorio dell’etico.

Quell’affrancamento dalla morale evocato dall’artista Saviano ci sembra cozzi brutalmente con l’affrancamento dal male che pure lo stesso Saviano propugna.

Conclusivamente, nutriamo il timore che un’operazione come “Gomorra”, al di là della qualità estetica (appunto) e dello sforzo produttivo (che stimola l’export del made in Italy audiovisivo), possa involontariamente contribuire ad una metabolizzazione di quella “banalità del male” sulla quale ha scritto pagine indimenticabili Hanna Arendt.

Clicca qui per un assaggio di “Gomorra 360” ovvero del set della seconda serie di “Gomorra come non l’avete mai visto con esclusive riprese VR a 360°”

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