La kermesse

ilprincipenudo. Regione Lazio e ‘Stati Generali dell’Industria’: buone intenzioni, ma idee confuse

di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale - IsICult) |

Gli Stati Generali dell’Industria evidenziano la buona volontà della Regione Lazio, con 150 milioni di euro di fondi europei in bandi imminenti, ma confermano opacità di analisi e confusione di strategia

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

La notizia buona: la Regione Lazio, nelle more del terzo “compleanno” della Giunta Zingaretti (è in cantiere un mega-evento autocelebrativo per il 22 marzo), ha promosso a Roma, da lunedì ad oggi mercoledì, tre giorni di seminari ed incontri, denominati pomposamente “Gli Stati Generali dell’Industria” del Lazio (e qui si potrebbe anche aprire un dibattito sull’uso distorto di questa formula – “Stati Generali” – rispetto alle origini storiche ed ormai abusata), fortemente voluti da Guido Fabiani, Assessore Regionale allo Sviluppo Economico e Lavoro, che è anche Rettore dell’Università Roma 3 (e forse non a caso i lavori si son tenuti nell’aula magna del dipartimento di economia di quest’ateneo, senza evidentemente porsi questioni di opportunità ed eleganza).

La notizia negativa: dalla kermesse, non è emersa una “fotografia” accurata della situazione dell’industria del Lazio, in assenza di ricerche, studi, dossier, analisi. Ovvero, forse questi strumenti cognitivi ci sono – vogliamo veramente sperarlo, da cultori di Einaudi – ma certamente non sono stati messi a disposizione della comunità: perché?!

Si tratta di un evento di tre giorni – organizzato dalla Regione Lazio, con il supporto di Lazio Innova (società “in-house”, che ha inglobato varie partecipate) – pensato per discutere del futuro produttivo del territorio e degli strumenti con i quali attuare la politica di reindustrializzazione e riposizionamento competitivo delle imprese che la Regione sta portando avanti.

Notevole la partecipazione (il comunicato stampa della Regione, diramato nel pomeriggio di lunedì, parla di “oltre 3.200 partecipanti”, ed evidentemente aveva conto di coloro che si erano iscritti ai “focus group” di martedì e mercoledì), alto il livello della partecipazione istituzionale, con la benedizione di due esponenti di primo livello del Governo centrale, come la Ministra dell’Istruzione Università e Ricerca, Stefania Giannini, ed il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti.

Nella sessione di apertura, sono intervenuti – tra gli altri – la Responsabile Area “Development Finance” della Cassa Depositi e Prestiti, Antonella Baldino, e l’Amministratore Delegato del Fondo Italiano di Investimenti, Gabriele Cappellini, entrambi discretamente fumosi…

Apprezzabile l’intervento del socialista Daniele Fichera, neo Presidente della Commissione Agricoltura Artigianato Commercio Formazione della Regione Lazio (ma strano che non fosse stato inserito nel programma ufficiale della kermesse).

Impressione complessiva: molte chiacchiere, veramente molte, tanta retorica, poche analisi, pochi dati, anzi quasi… nessuno (se non alcune presentazioni curate dalla London School of Economics).

Basti pensare che, né nella cartellina per i partecipanti né nella cartella stampa, è stato inserito un dossier uno, che consentisse di comprendere con cura di cosa si stesse trattando.

Nelle intenzioni della Regione, gli Stati Generali dell’Industria costituiscono una tappa chiave del “percorso partecipato” di costruzione di una nuova politica industriale regionale, il programma di reindustrializzazione che la Regione sta portando avanti in sinergia con le strategie nazionali ed europee.

Un programma finalizzato a favorire il rilancio della competitività e il riposizionamento competitivo delle imprese e a promuovere un nuovo modello industriale costruito su: reti di impresa, trasferimento del sapere dai centri di ricerca alle imprese, radicamento sul territorio, posizionamento internazionale delle produzioni, valorizzazione della creatività e sostenibilità ambientale.

Un nuovo modello che sia basato su una sempre maggiore integrazione tra industria, servizi e innovazione tecnologica e che sia inoltre in grado di valorizzare la qualità e la competenza della forza lavoro presente nel territorio del Lazio.

Belle intenzioni, belle parole, ma… concretamente?!

Il Presidente Nicola Zingaretti è orgoglioso di “una netta discontinuità con il passato”, in quanto si intende realizzare un’efficace integrazione con le politiche europee e nazionali, conseguire finalmente una forte interazione tra i fondi europei (tramite l’utilizzo coordinato di Fesr, Psr e Fse).

Il lavoro di “consultazione” è stato avviato con una “Call for Proposals”, lanciata la scorsa estate, e rivolta a piccole medie imprese, grandi imprese, organismi di ricerca, enti locali, associazioni e rappresentanze sindacali…

La Regione Lazio si vanta di un “esercizio di programmazione partecipata” di tipo “bottom up”, in grado di contribuire a definire le settorialità, le finalità e le tecnicalità migliori per incentivare l’innovazione del sistema produttivo, attraverso i primi bandi di prossima pubblicazione entro l’estate”: le intenzioni sono eccellenti, i risultati confusi.

Non è stato distribuito un documento uno, che precisi cosa è emerso dalla “Call for Proposals”.

La Regione dichiara che la “Call for Proposal” ha avuto una risposta molto positiva: più di 1.000 soggetti hanno presentato, in partenariato tra loro, 173 proposte, che possono sviluppare oltre 2,3 miliardi di euro di potenziali investimenti, in 12 macro-settori economici

Quali siano queste 173 proposte non è dato sapere: non è stato fornito nemmeno un semplice elenco, con indicazione dei proponenti, dei partenariati, due o tre righe di sintesi delle proposte, la dimensione di investimenti prevista e l’istanza di contributo che verrà indicativamente richiesto alla Regione: incredibile, ma vero!

La kermesse è stata l’occasione per presentare i prossimi interventi regionali in materia, primi tra tutti i bandi per le imprese che verranno elaborati proprio in funzione delle proposte ricevute (quali, di grazia???), e per i quali la Regione metterà a disposizione, a partire dall’estate 2016, 150 milioni di euro di fondi europei Por-Fesr della programmazione 2014-2020.

Si tratta di oltre il doppio dei 70 originariamente previsti, proprio grazie a una risposta alla Call di molto superiore alle attese.

Una misura alla quale se ne aggiungeranno altre specificamente dedicate. Queste, in sintesi: 100 milioni per la crescita dimensionale delle imprese; 3 milioni per valorizzazione dei siti industriali dismessi; 28 milioni per le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (Apea) e le infrastrutture per le aree produttive; 30 milioni per l’Internazionalizzazione del sistema produttivo; 20 milioni per la nascita di imprese innovative e il sostegno alla trasformazione delle idee creative in progetti d’impresa (il cosiddetto “pre-seed”); 7,5 milioni per l’indotto Fca e per l’indotto Alitalia.

Le 173 proposte sono state riorganizzate dalla Regione Lazio in 12 “macro-settori”, sulla base dei quali sono stati convocati 12 “focus group”.

Si tratta di 12 macro-settori per altrettanti tavoli di lavoro: Aerospazio e Sicurezza; Agrifood; Audiovisivo, Industrie Creative, Editoria; Automotive; Circular Economy ed Energia; Edilizia Sostenibile; Economia del Mare; Ict ed Elettronica; Moda, Design, Arredo; Scienze della Vita e Farmaceutico; Trasporti e Logistica; Turismo e Beni Culturali.

Già questa ripartizione provoca una qualche perplessità (logica, industriale, culturale…).

I 150 milioni di euro di fondi europei annunciati verranno ripartiti secondo queste “misure” / “azioni”: 40 per il “Riposizionamento competitivo” (di cui 15 per il credito); 35 milioni per la “Ricerca e Sviluppo”, 25 milioni per il “Trasferimento tecnologico”, 20 milioni per le “Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate” (da cui l’acronimo “Apea”), 10 milioni per Internazionalizzazione; 10 milioni altre misure per “l’accesso al credito”; 10 milioni per la “competitività” delle pmi.

Di più, non è dato sapere.

D’accordo, quella dell’estate scorsa era una “Call for Proposals”, ed i bandi sono in gestazione, ma l’iniziativa promossa dalla Regione ha evidenziato che si tratta di “bandi aperti”, ovvero suscettibili di modificazioni ed integrazioni.

I partecipanti son stati invitati a presentare ulteriori proposte.

Bene, ma come si può modificare ed integrare, se non si dispone del dataset che la Regione ha ricevuto e – si immagina – elaborato???

Il Presidente Zingaretti, nelle sue poche slide, ha fatto riferimento ai concetti appassionanti, come “la risorsa della bellezza”, la “rete della conoscenza”, ed il “capitale umano”, rivendicando una Regione “risanata”, che mostra “scintille” (?!) di crescita ed occupazione.

Una delle slide – in stile renziano – riportava qualche dato (bontà sua): 11,5% del prodotto interno lordo italiano, 43mila laureati, 3 miliardi di euro di spesa in “ricerca & sviluppo”, 48 enti di ricerca, 18 università, 6 parchi scientifici, 32mila addetti in “r&s”, oltre 6 milioni di euro spesi dai turisti stranieri (temiamo si tratti di un refuso…), oltre 30mila imprese turistiche…

Dati in libertà, interessanti e certamente ad effetto, ma inadeguati alla costruzione… non di una radiografia, bensì di una semplice fotografia!

Come sta realmente l’industria del Lazio?

Chissà chi lo sa…

Speravamo che, partecipando ai “focus”, sarebbero emersi dati concreti: ed invece, incredibilmente, così non è stato.

Abbiamo assistito ai gruppi di lavoro su “Audiovisivo Industrie Creative Editoria” e “Turismo e Beni Culturali”, sviluppati in due aule attigue e con surreale contemporaneità. Un centinaio di partecipanti al primo, il doppio al secondo.

Materiali distribuiti?!

Nessuno!

Informazioni concrete messe a disposizione dei partecipanti (in buona parte, gli stessi proponenti, ovvero i partner che hanno presentato le 173 proposte)?!

Nessuna.

Una qualche maggiore trasparenza (almeno una decina di presentatori hanno fatto cenno alla propria idea, ma non è stato nemmeno svelato quante sono le proposte pervenute complessivamente!) ed una migliore dialettica intellettuale-professionale-imprenditoriale è emersa nell’economia del “focus group” su Turismo e Beni Culturali (frequenti i riferimenti al digitale, tra l’altro), ma anche lì l’impressione prevalente è stata quella di una confusione di idee, di una frammentazione di suggestioni, in assenza di una “regia” strategica (e – sia consentito – politica).

Qualche dato “macro” settoriale: Paolo Orneli, il Capo Segreteria dell’Assessorato retto da Fabiani, in un intervento entusiasta e denso di slang discretamente retorico (“la comunità degli stakeholder”, il “partenariato diffuso”, “uscire dalla logica dei distretti per entrare nella logica delle reti”…), almeno un paio di dati li ha snocciolati, per il settore “Audiovisivo, Industrie Creative e Editoria”, ovvero sarebbero pervenute 10 proposte 10, per investimenti totali di 93 milioni di euro.

Presentate da chi?

Non si sa.

Di cosa si tratta?

Non si sa?!

Il “dibattito” ha visto una decina di interventi, tra cui due o tre rappresentanti dei “partenariati” proponenti (appunto), ma sfido chiunque dei partecipanti ad aver compreso cosa è stato sottoposto all’attenzione della Regione, per esempio, dall’Associazione Esercenti Cinematografici (Anec) del Lazio piuttosto che dall’Associazione Stampa Romana (Asr). Sono intervenuti per la prima, Massimo Arcangeli (Anec), e, per la seconda, Lazzaro Pappagallo (Asr).

Entrambi comprensibilmente autoreferenziali, ma avessero spiegato in cosa diavolo consiste la loro rispettiva proposta!

Un qual certo stupore aleggiava nell’aula, ed è emerso in verità anche nei partecipanti, per il totale deficit cognitivo, al punto che, con grande diplomazia (per non disturbare il… principe di turno?!), Mario Perchiazzi, rappresentante della Cna Audiovisivo (settore della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Industria, uno dei soggetti che ha presentato proposte), ha – da ultimo interveniente – segnalato, con grande grazia, che “sarebbe opportuno” (sarebbe stato?!) acquisire una qualche informazione sulle 10 proposte pervenute.

Oh, perbacco!

No comment.

Ma questi “focus group” non sono stati convocati giustappunto con questo obiettivo, di discussione aperta e di elaborazione partecipata???

Silenzio totale – tra gli altri – da parte di molti degli importanti esponenti dell’uditorio: dal Segretario Generale dell’Anica, Stefano Balassone, al Presidente della Lazio e Lazio Film Commission, Luciano Sovena.

Curiose dinamiche.

Chissà cosa accade… “dietro le quinte”.

Forse i silenti sanno.

Che dire poi della Assessora alla Cultura e Politiche Giovanili, la nota romanziera Lidia Ravera?

Soddisfatta che “per la prima volta, la cultura siede al tavolo dell’industria” (la sua predecessora Fabiana Santini così come Renata Polverini predecessora di Zingaretti alla Presidenza della Regione contesterebbero, e basti ricordare che è stata la Giunta di centro-destra ad aver avviato un fondo – tanto decantato – di 15 milioni di euro l’anno a sostegno della produzione cinematografica ed audiovisiva regionale…); l’Assessora, sempre fascinosa nelle sue affabulazioni, si è detta “elettrizzata” per il “cambiamento epocale in atto”, dato che – a parer suo – le industrie creative sono la più evoluta “industria” della post-modernità. Possiamo anche condividere la bella teorizzazione, ma, francamente, da cittadini ed operatori del settore, vorremmo capire di più, e soprattutto meglio, rispetto alle senza dubbio commendevoli intenzioni della Regione Lazio.

Quali sono le criticità del sistema culturale del Lazio?

Quali le criticità del sistema turistico?

Quali le potenzialità dei due macro-settori?!

E perché è stata adottata questa assurda partizione tra due “focus group” che hanno una evidente intima interazione?! Quale la logica sottostante?! E perché questi due macro-settori son stati “isolati” rispetto ai macro-settori “Moda, Design, Arredo”, così come “Ict ed Elettronica”?!

E non dovrebbe essere proprio il “digitale” lo strumento di collante e sinergia, tra i vari settori delle industrie culturali e creative?!

Come verranno allocate le risorse, con quale logica e con quale strategia???

Durante il dibattito nel “focus” su Audiovisivo Industrie Creative Editoria, sono emerse alcune informazioni inquietanti: piccole “start-up” romane che producono campagne creative con ribassi mostruosi, svendendosi per poche centinaia di euro; oltre 5mila posti di lavoro persi nel settore giornalistico nell’ultimo anno, di cui 1.200 soltanto nel Lazio…

E che dire della tanta retorica sulla “creatività”, come se fosse un mantra salvifico?!

In argomento, rimandiamo a quel che abbiamo già scritto qualche giorno fa su queste stesse colonne: vedi “Key4biz” dell’8 febbraio 2016, “Regione Lazio: 1,2 milioni per la creatività. A quando la mappa delle startup?”. Questa ormai onnipresente retorica della creatività e delle start-up – magari in salsa “digital championship” – ha veramente… rotto i “cabbasisi”, bofonchierebbe l’altro Zingaretti, ovvero Montalbano alias Camilleri (e ci si perdonerà l’espressione, forse inelegante ma efficace).

Perché la Regione Lazio, prima di mettere in atto le proprie “politiche” (industriali, oltre che culturali e turistiche), non ha effettuato le necessarie analisi di scenario e ricerche di settore (non sarebbe – tra l’altro – compito di Lazio Innova?!), che le consentirebbero (le avrebbero consentito), di non avviare una simpatica “politica di reindustrializzazione” che corre il rischio di trasformarsi nell’agire di un gigante con i piedi di argilla (bei fondi europei allocati con logiche aleatorie)?!

Clicca qui, per leggere la presentazione di Guido Fabiani, Assessore allo Sviluppo Economico ed al Lavoro, “La Regione Lazio per la re-industrializzazione: una politica industriale intelligente, sostenibile, inclusiva”, Stati Generali dell’Industria del Lazio, Roma, 22 febbraio 2016

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