Diverte osservare come – talvolta – la retorica finisca per cavalcare anche l’antiretorica: ovvero, poniamo il caso di un’iniziativa assolutamente istituzionale, che si pone però come a-istituzionale, come magico recepimento da parte della politica e della pubblica amministrazione delle istanze naturali della società civile. Il tutto magari ben esaltato da affabulatori di professione…
Non sarà questo esattamente il caso dell’affollata presentazione, questa mattina a Roma, nell’elegante sala convegni dell’Ara Pacis, dell’edizione 2016 del “Fondo per la Creatività” della Regione Lazio, ma una qual certa deriva autoreferenziale e narcisistica è purtroppo emersa evidente.
Si tratta della seconda edizione dell’iniziativa (che pure era stata già annunciata in un evento il 16 dicembre 2015, e quella odierna è una sorta di ri-presentazione con funzioni promozionali), fortemente voluta dal Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che intende stimolare la nascita e lo sviluppo di piccole imprese nel settore delle attività culturali e creative, con particolare attenzione alle tecnologie digitale.
Il “perimetro” di intervento è ampio, ed include buona parte delle imprese cosiddette “culturali” e “creative”: arti e beni culturali (arte, restauro, artigianato artistico, tecnologie applicate ai beni culturali, fotografia…), architettura e design (architettura, design, disegno industriale, prototipazione e produzione in piccola scala di oggetti ingegneristici e artigianali, design della moda), spettacolo dal vivo e musica, audiovisivo, editoria…
Il contributo è “a fondo perduto”, fino ad un massimo di 30.000 euro a progetto, e supporta l’avvio dell’attività imprenditoriale, i costi per l’investimento e le spese di gestione relative ai primi due anni di attività.
Particolare attenzione viene assegnata alle iniziative imprenditoriali poste in essere da soggetti con età inferiore a trentacinque anni ovvero superiore a cinquanta. L’aiuto viene concesso nel rispetto delle intensità massime previste dal Regime di Aiuto cosiddetto “de minimis” (di cui al Regolamento dell’Unione Europea n. 1407/2013).
Il limite massimo dell’aiuto è pari all’80% dell’investimento ritenuto congruo ed ammissibile ed è comunque contenuto, in valore assoluto, nel limite di 30.000 euro.
Con questo fondo, in attuazione dell’articolo 7 della Legge Regionale n. 13 del 30 dicembre 2013, la Regione sostiene e promuove la creazione e la crescita di piccole e medie imprese (le cosiddette “pmi”) dei settori culturali e creativi: nel luglio del 2015, sono stati resi noti i risultati del primo bando (l’avviso pubblico era stato pubblicato a fine giusto 2014, e si potevano presentare istanze entro fine settembre 2014), che ha ammesso al finanziamento 53 progetti.
La dotazione del Fondo per il primo anno era di 1,5 milioni, quest’anno ridotta a 1,2 milioni: perché questa riduzione del 20%, se è vero che l’iniziativa viene presentata come una “best practice”?!
È interessante osservare che, a fronte dei 53 progetti ammessi al finanziamento, ben 447 furono classificati come “non idonei” e 142 “non ammissibili”: sono quindi stati selezionati 53 su 642 progetti pervenuti, ovvero poco più dell’8 % del totale.
In verità, questo è quel che risulta sul sito della Regione (determinazione dirigenziale n. 10654 del 6 luglio 2015), anche se il comunicato stampa diramato oggi parla di 41 vincitori su 642 domande ricevute, e corrisponderebbe a poco più del 6%.
Di tutta questa massa di progettualità, v’è in verità poca traccia pubblica, perché – come quasi sempre s’usa fare in Italia – gli elenchi “allegati” dei provvedimenti amministrativi si limitano ad elencare “nome e cognome” e sovvenzionamento, ovvero la ragione sociale, la forma giuridica, il nome del rappresentante legale, il punteggio, il contributo complessivo…
Non è indicato nemmeno il nome del progetto, e ciò basti. Il resto rimane chiuso nei cassetti della Regione Lazio, ovvero nei dossier delle commissioni di valutazione.
E qui cade l’asino…
La conoscenza della realtà appare, ancora una volta, parziale, frammentaria, opaca. Nonostante le belle intenzioni: Ravera e Zingaretti hanno rimarcato l’esigenza di “dare visibilità” e “promuovere massa critica” rispetto alla “forza incredibile delle tante soggettività”. Far conoscere, conoscersi, mettere in rete… D’accordo, ma il problema è come “fare luce” e come “fare network”, non basta invocare illuminazione ed internet.
In effetti, nella kermesse romana abbiamo assistito ad una rappresentazione dalla bella retorica e dalla bella coreografia (sul grande schermo, alle spalle dei relatori scorrevano le eleganti fotografie degli “start-upper” selezionati dalla Regione Lazio): dotta ed elegante presentazione a cura di Lidia Ravera, Assessore alla Cultura e alle Politiche Culturali, (e non a caso apprezzata scrittrice di narrativa) seguita da fiero intervento del Presidente della Regione Nicola Zingaretti, chiuso in bellezza dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini.
Tutti contenti, tutti entusiasti.
Nel mezzo, due “casi di eccellenze”, ovvero brevi illustrazione della propria idea progettuale da parte di alcuni degli eletti: l’appassionato Mithcell Broner Squire, ideatore di Oniride, la start-up prima classificata nel bando 2015, specializzata nella “realtà espansa” e nel 3D (attraverso un “oculus” interattivo, che ricorda la realtà virtuale immersiva) per i beni culturali; e la fascinosa Caterina Naglieri, promotrice della Plato Design, che utilizza tecnologie evolute per la ideazione e produzione di oggetti come lampade al led (in un unico modello strutturale, un dodecaedro)…
È stato distribuito un bel tomo, “Lazio Creativo. 100 storie di creatività”, edito per i tipi della Regione Lazio e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ovvero del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale (e già presentato in occasione della kermesse dicembrina): 250 pagine belle assai, in quadricromia e carta patinata ad alta grammatura, con fotografie a piena pagina ed a fronte brevi testi descrittivi, in italiano ed inglese.
Quante copie son state tirate del tomo?!
Quanto è costato alla collettività questo volume, alla cui redazione hanno collaborato anche dieci autori e nella cui cura sono stati coinvolti una decina di esperti (ovviamente… chi altri se non Riccardo Luna, nella sua veste di onnipresente quanto evanescente “Digital Champion” nazionale, per la sezione “Nuove tecnologie”)?
Che concreta diffusione avrà (andrà in libreria, e nelle università e scuole, per esempio?!) e quali concrete funzioni promozionali (se non per la gioia narcisistica dell’eletta schiera dei magnifici 100?)?!
E, rispetto, agli… “eletti 100”, ci avrebbe fatto piacere acquisire qualche informazione “hard”, ovvero dati concreti: come procedono queste “start-up”?
Che flussi reddituali ed occupazionali hanno finora promosso?
Quali i loro target di riferimento?
Quali le dimensioni di mercato attese?
E… a che punto sono gli stati di avanzamento dei rispettivi “business plan”?!
Disporre di queste informazioni ed analisi ci avrebbe convinti di più, rispetto a quel “sacro criterio della meritocrazia” invocato con tanta passione dall’Assessora Ravera. Insomma, non crediamo che le “stampanti 3D”… salveranno il mondo! Il sano entusiasmo per le nuove tecnologie salvifiche e per una pubblica amministrazione finalmente trasparente deve essere moderato, seriamente, alla luce di analisi realistiche.
Nessuno ha ricordato oggi che a Roma hanno chiuso 50 librerie negli ultimi anni, ed oltre 70 schermi cinematografici (e quante e quanti nel Lazio?! chissà chi lo sa!): d’accordo, questi sono forse… “old media”, ma siamo sicuri che si debba pensare al digitale soltanto, ed esclusivamente alle “start-up”, mentre molte imprese culturali “tradizionali” tirano le cuoia, e centinaia di artigiani son costretti a chiudere le loro botteghe (forse… troppo poco “digital”)?!
Secondo alcuni dati, fatti propri da Zingaretti e Ravera, nel Lazio le imprese “creative” sarebbero 63mila, ovvero il 10% delle 630mila presenti a livello nazionale (nella presentazione del dicembre 2015, in verità, si era parlato di 53mila su 443mila…): ancora una volta, nutriamo dubbi su queste stime (le classificazioni merceologiche delle Camere di Commercio sono spesso scivolose…), ma sia consentito osservare che – a livello Lazio – non esiste 1 studio 1 su queste imprese, minimamente approfondito ed aggiornato.
Non sarebbe bene prima studiare le caratteristiche strutturali di queste 63mila (o 53mila che siano…) imprese, comprendere le loro criticità e potenzialità, i mercati di riferimento, il rapporto tra offerta e domanda, e poi (soltanto poi) ragionare seriamente su politiche culturali e politiche industriali in materia?!
A fronte di queste belle “start-up” auspicate, quante sono le imprese creative del Lazio in crisi, le decotte, le defunte?!
Si legge nella prefazione della Ravera: “Abbiamo chiesto a 10 esperti di identificare 10 creativi per 10 settori. Abbiamo chiesto a 10 scrittori di andare a conoscerli, a intervistarli, a raccontarli. Abbiamo messo insieme così 100 storie a lieto fine. Abbiamo acceso 100 luci nella bottega di 100 giovani talenti. È un primo passo verso quella mappa della creatività nel Lazio che proseguirà nei prossimi anni. Questo volume si inserisce in un’azione avviata dalla Provincia di Roma con Gian Paolo Manzella, che vorrei ringraziare per aver condiviso con me quella esperienza e aver contribuito a farne nascere una nuova”.
Gian Paolo Manzella – come abbiamo scritto venerdì su queste stesse colonne, commentando la kermesse sulla cultura a Roma promossa da Francesco Rutelli e coordinata giustappunto da Manzella (vedi “Key4biz” del 5 febbraio 2016, “Cultura a Roma, la riunione ‘elettorale’ di Rutelli”) – è Vice Presidente della Commissione Affari Comunitari e Internazionali, Cooperazione tra i Popoli e Tutela dei Consumatori della Regione Lazio, guidata da Nicola Zingaretti, ma da molti anni anche studioso di politiche dell’innovazione ed appassionato di “start-up” culturali.
Bene, Assessora Ravera, brava.
Il percorso avviato anni fa da Manzella (quando era dirigente presso la Provincia di Roma allora presieduta da Zingaretti) è stato avanguardistico e commendevole, ma sarebbe interessante disporre finalmente di uno studio critico, una valutazione d’impatto, per comprendere appieno i risultati di questa sensibilità politica, per avere conferma tecnica della bontà dell’intuizione e della validità dei risultati.
Ci consenta anche di osservare che questa bella “fotografia” è un’iniziativa interessante (a proposito, complimenti all’autore delle fotografie del volume, Antonio Bardella), ma poca cosa rispetto a quel che deve essere una vera “mappatura”: una mappatura è uno strumento cognitivo tecnico, e non affabulatorio, che deve proporre censimenti accurati e completi, studi approfonditi, analisi di impatto, valutazioni di efficacia, descrizioni accurate (e non narrative) delle progettualità valutate e quindi premiate.
In sintesi, una pubblica amministrazione seria deve dotarsi di un “bilancio sociale” e di strumenti tecnici di validazione del proprio operato, altrimenti anche le migliori intenzioni finiscono nel calderone dell’indistinto e del confuso, sempre a rischio di autorappresentazione retorica del proprio operato.
Siamo stanchi dell’autocelebrazione del principe di turno.
Per esempio, il Presidente Zingaretti c’è sembrato un po’ troppo esaltato per i presunti eccellenti risultati della “Festa del Cinema di Roma”, così come della presunta egregia funzione della Roma “Lazio Film Commission”, i cui operati non ci risulta siano apprezzati proprio unanimemente dalla comunità professionale di riferimento, anche perché – ancora una volta – non vi sono studi valutativi in argomento, che possano attestare ciò con un minimo di tecnicalità…
Il Presidente Nicola Zingaretti ha senza dubbio allocato risorse significative a favore della cultura, attingendo ai fondi europei (oggi ha parlato di 100 milioni per le “start-up” e di 20 milioni per l “e-commerce”), e di ciò gli va dato atto e riconosciuto merito, anche perché ha anticipato in qualche modo quella stessa politica voluta dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, di riconoscimento finalmente non più residuale della funzione trainante della cultura.
Qualche perplessità emerge però analizzando “come” e “dove” sono state allocate queste risorse, qualche dubbio emerge se si cerca di comprendere quale sia la strategia complessiva: peraltro, come la si può disegnare, in assenza di dataset cognitivi adeguati?!
Il Ministro Dario Franceschini ha dato la sua benedizione all’iniziativa di Nicola Zingaretti (qualche malevolo ha insinuato che la kermesse odierna si inserisca nella prospettiva elettorale, ricordando che tra qualche settimana si vota per le elezioni del Sindaco di Roma), osservando come esista piena sintonia tra queste politiche regionali e la (sua) politica nazionale, per promuovere “un clima dinamico ed un ambiente fertile per le potenzialità inespresse”: ha ricordato, ancora una volta, che in Italia “si è stati troppo seduti sull’orgoglio del patrimonio”, non avendo dedicato – nei decenni scorsi – adeguata attenzione alle attività culturali “dinamiche”.
Ha rivendicato, ancora una volta, il merito di aver deciso di destinare alle “attività culturali” ben 114 milioni di euro – del totale di 491 milioni di euro – del “Programma Operativo Nazionale” (“Pon”) dedicato alla cultura, cofinanziato dai fondi strutturali europei 2014-2020 (Fser – Fondo di sviluppo regionale), interamente dedicato alla cultura. Il Mibact svolge il ruolo di amministrazione proponente e di autorità di gestione di questi danari.
Come da annuncio del giugno 2015, questi 114 milioni rappresentano una dotazione specificamente destinata alle imprese che operano nel e a favore del settore culturale e della fruizione turistico-culturale, e, tra queste, alle cosiddette industrie culturali e creative.
Si tratta di un bacino costituito – secondo le stime del Mibact – da circa 1.700 aziende del settore della “filiera” culturale e creativa di cui il 30% appartenenti al privato sociale. Si tratta – oggettivamente – di un’innovazione assoluta, per la prima volta si individua un “focus” specifico a livello nazionale su questo settore, investendo una così considerevole quantità di risorse.
Si annunciano quindi – anche a livello nazionale – iniziative significative e bandi stimolanti, nell’auspicio che, finalmente, anche il disegno di questi bandi avvenga con adeguata cognizione del tessuto su cui si va ad intervenire, e con chiarezza di strategia, in una prospettiva organica e lungimirante.
Le domande per il bando “Lazio Creativo” 2016 della Regione Lazio dovranno essere presentate dal 16 febbraio al 31 marzo 2016 attraverso la nuova piattaforma presentata qualche settimana fa dalla Regione Lazio, GeCoWeb, un portale della società “in-house” Lazio Innova s.p.a., che intende semplificare l’accesso ai contributi europei e della Regione Lazio per imprese e cittadini, enti pubblici e centri di ricerca.
Clicca qui per leggere, l’Avviso Pubblico della Regione Lazio “per il sostegno e lo sviluppo di imprese nel settore delle attività culturali e creative” (bando “Lazio Creativo 2016”): determinazione Dirigenziale n. G00609 del 29 gennaio 2016
Clicca qui, per downloadare il libro “Lazio Creativo. 100 storie di creatività”, distribuito questa mattina all’Ara Pacis di Roma, in occasione della presentazione della seconda edizione del bando della Regione Lazio “Lazio Creativo”