Questa mattina, nella prestigiosa sede dell’Unicef (un qualche sostenitore della “no profit” potrebbe domandarsi se son necessarie palazzine così lussuose… nel centro di Roma), nell’Auditorium “Arnoldo Farina”, è stata presentata la terza edizione della trasmissione televisiva “Prodigi. La musica è vita”, serata (140 minuti di durata) di beneficenza che andrà in onda venerdì prossimo su Rai1, alle 21.15, per promuovere le attività dell’Unicef, e quindi la sua raccolta fondi (nel 2017 Unicef ha registrato entrate per 59 milioni di euro).
Sala affollata (oltre un centinaio di persone), toni appassionati e discretamente retorici, con grande autocompiacimento: quanto è brava Unicef, quanto è brava Rai… Il che è finanche comprensibile, ma quel che spiace, in queste occasioni, è l’assenza di dati ed informazioni: esemplificativamente, quanto costa a Rai il programma?! quanto ha prodotto la raccolta fondi delle precedenti due edizioni, e quanto si attende dalla prossima?! dato che il programma prevede anche intervalli pubblicitari, quanto ha raccolto da spot commerciali?! che previsioni di share per il 2018, a fronte del 12 % dei primi due anni?!
“Prodigi – la musica è vita” è una produzione Rai – Endemol Shine Italy. Il programma è condotto da Flavio Insinna con l’attrice e circense Nathalie Guetta, direzione musicale Beppe Vessicchio, regia di Maurizio Pagnussat.
Sono intervenuti alla presentazione: Francesco Samengo (Presidente Unicef Italia dal luglio 2018), Paolo Rozera (Direttore Generale Unicef), Claudio Fasulo (Vice Direttore Rai 1, era previsto il Direttore Angelo Teodoli, ma dopo le nomine di ieri… forse era troppo presto per una prima sortita della neo-direttrice Teresa De Santis), Dante Sollazzo (Responsabile dell’Intrattenimento Endemol), ovviamente Flavio Insinna e Nathalie Guetta, Beppe Vessicchio, Serena Autieri, Raimondo Todaro, il rapper partenopeo Lucariello ed il piccolo Daniele Muzio, “prodigio 2017 del canto” e co-conduttore di “Prodigi 2018”. La giuria del “talent” è formata da Pippo Baudo, Serena Autieri, Daniel Ezralow, Beppe Vessicchio.
L’obiettivo della trasmissione è raccogliere fondi per realizzare progetti di sostegno all’espressione del talento dei bambini, soprattutto da quelli che vivono in zone problematiche del mondo.
Nove giovanissimi talenti (selezionati tra 500 potenziali, “a cura” di Endemol) si sfideranno nel canto, nella danza e nella musica, per vincere una borsa di studio donata da Unicef Italia. La raccolta di donazioni via sms o chiamata al numero 45525 andrà avanti fino al 2 dicembre 2018.
La coltivazione del proprio talento, oltre ad essere un diritto da garantire a tutti, può rivelarsi anche la strada per affrancarsi da situazione di disagio e pericolo: è questa la sfida comunicazionale-promozionale di Unicef al fianco dei bambini nati in zone colpite da carestie, povertà, epidemia, guerre e violenza.
Flavio Insinna è stato il vero “mattatore” della mattinata, con la sua tipica capacità comunicativa e la simpatia che sa trasmettere: ha esaltato la bontà del programma, ed ha segnalato che ritiene questo tipo di suoi interventi (è alla seconda conduzione, dopo la prima affidata a Vanessa Incontrada), una sorta di dovere morale, anche a fronte della enorme fortuna che ha avuto nel proprio percorso esistenziale: “ho avuto tantissima fortuna nella vita e la voglio condividere. È il minimo che io possa fare. Sono un battitore libero e voglio approfittare di ogni occasione per contribuire a progetti di solidarietà”, ha concluso il simpatico conduttore. Insinna ha citato finanche Kant: “il cielo stellato sopra di me… la legge morale dentro di me”. Oh, perbacco!
Estrapoliamo alcune delle dichiarazioni.
Fabrizio Ferragni, Direttore Relazioni Istituzionali Rai: “la Rai è contenta di contribuire a questa iniziativa. Flavio Insinna è numero uno nella raccolta fondi, riesce a coinvolgere i telespettatori e motivarli. Non tutti sono disposti a prestarsi, anche gratuitamente, a queste cose”. Flavio Insinna lo ha interrotto scherzando: “sono il Giorgio Mastrota della solidarietà”. Ferragni ha ricordato che in verità Viale Mazzini dedica molta attenzione al “sociale”, anche se spesso non ha molta “visibilità” ovvero notiziabilità (ha citato, per esempio, i programmi sottotitolati per le persone non udenti). “La Rai – ha concluso – ha spazi limitati per la solidarietà, ma li sfrutta sempre tutti con orgoglio. È una cosa che sostanzia il concetto di servizio pubblico”. E naturale sorge il quesito: perché questi spazi sono giustappunto “limitati” in Rai?!
Claudio Fasulo, Vice Direttore di Rai1: “Prodigi è una di quelle occasioni durante l’anno durante le quali l’ipocrisia della televisione cala la maschera. Facciamo intrattenimento, ma non come succede spesso, che per due punti di share vendiamo mezza famiglia (complimenti per la franchezza! nota del redattore). Facciamo intrattenimento, ma con il piglio del servizio pubblico, in funzione di un obiettivo importante. Un servizio pubblico di cui siamo orgogliosi”.
La campagna Unicef prevede la chance di donare 2 euro al 45525 con sms da cellulare personale Wind Tre, Tim, Vodafone, Poste Mobile, CoopVoce, Tiscali; 5 euro al 45525 con chiamata da rete fissa Twt, Convergenze, PosteMobile; 5 o 10 euro al 45525 con chiamata da rete fissa Tim, Wind Tre, Fastweb, Vodafone, Tiscali; 9 euro al mese con una donazione regolare su www.unicef.it/tv…
Bella iniziativa, non v’è dubbio alcuno, ma andiamo a curiosare un po’… “dietro le quinte”.
E qui casca l’asino: anzitutto, perché Rai ha sentito e sente la necessità di ricorrere ad una multinazionale dell’“entertainment” come Endemol (che nel 2016 ha superato la soglia dei 100 milioni di euro di ricavi sul territorio italiano) per operazioni di questo tipo?!
Possibile che non abbia al proprio interno autori e creativi che possano ideare format simili, o magari ben più innovativi?!
Si ricordi che, al 31 dicembre 2017, i dipendenti Rai erano 13.058, e nel corso del 2017 si è avvalsa di 2.500 collaboratori. Si segnala che, di questi 2.500 collaboratori, oltre il 90 % è formato da autori di testi, collaboratori ai testi, esperti, registi e consulenti aziendali. Che infinito potenziale di creatività in gran parte inespresso!
Ascoltare poi un dirigente di una multinazionale non italiana farsi vanto della “funzione di servizio pubblico” della Rai provoca una discreta irritazione: di grazia, dovrebbe essere Viale Mazzini a ideare e promuovere e produrre programmi simili!
La televisione pubblica italiana ha tutte le risorse – intellettuali, tecniche, produttive – per farlo: perché deve andare ad accogliere proposte non originali, importate dall’estero?!
E ricordiamo che il segmento più debole dell’industria nazionale dell’audiovisivo è rappresentato proprio dai format: in verità, le capacità di esportazione del cinema e dell’audiovisivo italiano restano modestissime (e basta strombazzare sempre “Il Commissario Montalbano” piuttosto che “Gomorra”!), ed i format di entertainment “made in Italy” venduti all’estero si contano, da decenni, sulle dita di una mano. Una questione che dovrebbe essere ritenuta come prioritaria dal Ministro Alberto Bonisoli e dalla Sottosegretaria delegata Lucia Borgonzoni.
Dante Sollazzo (Responsabile dell’Intrattenimento Endemol) ha ricordato, infatti, come “Prodigi” sia un format testato sulla televisione pubblica francese (è andato in onda su France2 dal 2014, ed è giunto alla sesta edizione, e va in prime-time anche in Albania), e questo è motivo di orgoglio per Endemol: “è un formato moderno e di grande consenso. A livello internazionale, viene venduto con lo slogan ‘A modern format with a classic twist’. La modernità sta nella scelta del meccanismo del talent come meccanismo di base (in effetti, può essere definito come una sorta di versione “junior” e “mini” di “X-Factor”, ndr), un vero talent con una giuria di tutto rispetto. Ma poi ci sono tanti altri sapori nel format. I concorrenti che scegliamo sono diversi dai classici partecipanti ai talent. Non sono ragazzini destinati a fare gli influencer o i re della trap, giocano su un terreno diverso… Siamo stati noi ad andare nelle scuole di ballo, nei conservatori. Noi non raccontiamo le storie di vita dei ragazzini, faremo parlare solo il loro talento. Non li trasformeremo in oggetto di uno storytelling che punta a sfruttare le loro vite, e per questo il premio è una borsa di studio, non un contratto di qualche tipo. Troveranno il loro posto nel mondo, li lasciamo esprimere con i loro talento, per farne capire l’importanza…”.
Tutto molto bello…
Altra domanda sorge naturale: ma non si poteva ragionare su un’iniziativa simile, co-promossa da Rai e Miur?! Si ricordi che uno dei retaggi della “Buona Scuola”, la riforma voluta dall’ex Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, ha previsto l’innesto nei “palinsesti” formativi delle scuole italiane di materie come il teatro, la musica, la danza, il cinema: perché non affidare ad una commissione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca la selezione dei potenziali… “talenti”, magari avvalendosi delle competenze professionali di autori e produttori Rai?!
La trasmissione “Prodigi” prevede una serata nel corso della quale giovanissimi talenti, ballerini, strumentisti e cantanti lirici si sfideranno esibendosi nelle loro specialità artistiche.
Ovviamente, durante la serata si parlerà anche – in qualche modo – delle problematiche socio-economiche mondiali di cui Unicef si occupa quotidianamente, con il supporto di relativo materiale video e delle quali saranno portavoce i “testimonial”, personaggi famosi del mondo dello spettacolo presenti in trasmissione.
E, anche su questo, naturale sorge altra domanda: non sarebbe opportuno proporre anche una “lettura” critica di questi fenomeni, magari coinvolgendo due o tre esperti – ovviamente con adeguate capacità divulgative – e proponendo delle efficaci “narrazioni” esplicative che possano spiegare il “perché” della “fame nel mondo” e delle infinite sperequazioni che caratterizzano l’economia planetaria?! Una qualche ragione c’è, se è vero – come sostiene Unicef – che sono oltre 200 milioni i bambini malnutriti in tutto il mondo…
Ancora una volta, si ha ragione di temere che si tratti di una iniziativa, pur lodevole, che rientra nella diffusa logica della “foglia di fico” (un po’ come quella “ipocrisia della televisione”, richiamata dal Vice Direttore di Rai1): una bella pezza per nascondere le brutte nudità, sia della Rai sia della politica economica del nostro Paese?!
Per quanto riguarda la Rai: perché la “responsabilità sociale” è ancora così marginale nell’economia complessiva dei palinsesti della nostra televisione pubblica (fatta salva la lodevole eccezione di Rai3 tout-court), e perché si mandano in onda ancora trasmissioni ignobili come “L’eredità” su Rai1 (condotta giustappunto da Flavio Insinna)?!
Per quanto riguarda la politica economica del nostro Paese: cosa sta facendo concretamente il nostro Governo per contribuire a risolvere il dramma della “fame nel mondo” all’origine, con interventi economici e strutturali che possano ridurre il fenomeno e le conseguenti migrazioni di massa?!