Questa volta, il vostro “inviato speciale” nelle incerte lande di confine tra il “mediale” ed il “sociale”, è andato Oltretevere, per l’avvio della 30ª Conferenza Internazionale sulla Salute, promossa dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ovvero del Ministero della Salute del Vaticano.
La conferenza si tiene da questa mattina a sabato nella Città del Vaticano, e si pone come eccezionale occasione di confronto internazionale sulle tematiche della salute, sempre più correlate all’ecologia. Il titolo dell’iniziativa è significativo: “La cultura della salus e dell’accoglienza al servizio dell’uomo e del pianeta”.
Il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari è presieduto da Monsignor Zygmunt Zimowski: classe 1949, ordinato sacerdote nel 1973, è stato vescovo di Radom (Polonia) dal 2002 al 2009, e successivamente arcivescovo chiamato – da Papa Benedetto XVI – a presiedere il Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari.
Si tratta di un evento che cerca di promuovere quella che è stata definita efficacemente l’“ecologia del cuore”, che – secondo i cattolici – potrà condurre ad un maggiore slancio a favore del rispetto dell’intero percorso della vita umana, della dignità della persona e del creato. Nei tre giorni di lavoro (incentrati sulla recente Enciclica di Papa Francesco, “Laudato si’”), oltre 500 sono i partecipanti provenienti da 60 Paesi: teologi, biblisti, medici, scienziati, diplomatici e giuristi, che si ritrovano a pochi giorni dalla Conferenza sul clima Cop21, in dicembre a Parigi ed alla vigilia del Giubileo della Misericordia.
Questa mattina, i lavori sono stati benedetti (nel senso formale del termine, va qui precisato) dallo stesso Papa Francesco, che ha ricevuto i partecipanti in una udienza ad hoc.
L’arcivescovo Zimowki, che regge il dicastero vaticano della salute, ha spiegato: “Nel titolo della conferenza, abbiamo inserito una parola tanto cara a Papa Francesco, e cioè ‘accoglienza’. L’accoglienza è molto importante: accoglienza dei poveri, degli abbandonati, dei malati. Il ‘chinarsi’ verso la persona sofferente, il malato, è – non a caso – una delle missioni, delle massime espressioni della virtù della misericordia, della quale ogni operatore sanitario, che mette la propria coscienza e la propria interiorità spirituale al servizio dell’infermo e dell’emarginato, ha imparato a comprendere il significato”.
Nella sua relazione introduttiva, Zimowski ha segnalato come la crisi ecologica “sembri compromettere il dono della creazione”, ed ha enfatizzato come non si possa più isolare “la crisi ambientale” dalla “crisi sociale”: serve un approccio globale ad una crisi che è unica e si pone come grave “crisi socio-ambientale”, ed il primo obiettivo resta la lotta alla povertà. Proprio ieri, su queste stesse colonne, riportavamo l’inquietante dato secondo il quale 80 super-ricchi al mondo posseggono l’equivalente del 50% più povero dell’intero pianeta: 80 persone a fronte di 3,5 miliardi di persone (vedi “Key4biz” del 18 novembre 2015, “I numeri della povertà in Italia e nel mondo”).
Particolarmente interessante la presa di posizione del Pontefice, che si conferma eccellente comunicatore, con un ottimo dominio della parola parlata e della prossemica: il Papa ha riassunto in “accoglienza, compassione, comprensione, perdono” gli elementi costituivi di quella che definisce come “cultura della salus”, sottolineando che “sono gli atteggiamenti abituali di Gesù nei confronti della moltitudine di persone bisognose che lo avvicinava ogni giorno: malati, peccatori, indemoniati, emarginati, poveri, stranieri. Curiosamente – osserva Francesco – queste persone, nella attuale ‘cultura dello scarto’, sono respinte e lasciate da parte. Questo vuol dire che la cultura dello scarto non è di Cristo, non è cristiana!”.
A vent’anni dalla pubblicazione, Papa Francesco ricorda l’Enciclica “Evangelium Vitae” di San Giovanni Paolo II, e la promozione – in essa contenuta – giustappunto della cultura della “salus”, ovvero del rispetto della vita che “trova attuazione insostituibile nel prendersi cura di chi soffre nel corpo e nello spirito”.
Tra le righe – e nemmeno tanto – del pensiero del Pontefice si legge una rinnovata critica al sistema capitalistico ed al suo governo materialistico del mondo.
“Farsi prossimo – prosegue Francesco – vuol dire anche assumersi responsabilità verso il Creato e la casa comune, e rendersi interpreti del grido per la dignità umana che si eleva soprattutto dai più poveri e dagli esclusi”.
Fattore ambientale e salute sono strettamente legati, e vanno affrontati in una prospettiva organica: “Vi incoraggio, in tale prospettiva, a tenere sempre presente, nei vostri lavori, la realtà di quelle popolazioni che maggiormente subiscono i danni provocati dal degrado ambientale, danni gravi e spesso permanenti alla salute”.
Il Pontefice è andato oltre: “dobbiamo mostrare vicinanza all’altro, fino a sentirlo come qualcuno che mi appartiene, fino all’amare il nostro nemico, superando ogni barriera di nazionalità, di estrazione sociale, di religione”.
Parole forti, semplici, dure, che acquisiscono maggiore significatività a seguito dei fatti di Parigi, atti terroristici che sembrano produrre più rabbia che comprensione, più voglia di vendetta che disponibilità a ragionare sulle cause che portano a comportamenti così esasperati.
Entrando più nello specifico, Francesco ha criticato “la medicina dei desideri”, ovvero il tentativo di allinearsi a modelli di estetica dominanti (prodotti anch’essi dal sistema del capitale, che stimola infiniti desideri materiali ed immateriali): “L’illusione di eterna giovinezza induce a scartare o emarginare chi non è efficiente o semplicemente chi è brutto”. Il Papa esorta a “renderci interpreti del grido per la dignità umana che si eleva soprattutto dai più poveri e dagli esclusi, come molte volte sono le persone malate e sofferenti”.
È importante osservare come il Pontefice continui a battere sul tasto della lotta alla “cultura dello scarto”, così intendendo la degenerazione (o la naturale evoluzione?!) del sistema capitalistico, proponendo l’alternativa di una “cultura dell’accoglienza”. Non sarà “comunista” (come è stato accusato da alcuni destrorsi e conservatori), il Nostro, ma certamente l’eco di una lettura “marxiana” dell’esistenza è oggettivamente nelle sue parole. E non è nuova – senza dover invocare la rimossa “teologia della liberazione” – la oggettiva convergenza tra il messaggio cristiano ed alcuni approcci rivoluzionari di matrice marxiana.
Da annotare che lo stesso Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, sta vivendo nella propria carne il dramma della malattia fisica: Monsignor Zimowski nel dicembre 2014 è stato ricoverato a Varsavia per curarsi da un cancro al pancreas.
Dopo due operazioni, trattamenti chemioterapici ed un periodo di riposo, dal maggio 2015 è tornato a lavorare nella curia romana, con la passione e l’energia che lo caratterizzano.
Piace pensare che la preghiera che Papa Francesco gli ha rivolto in occasione dell’Angelus dell’8 febbraio 2015 possa essere stata accolta da Colui che può: in effetti, è stato Zimowski a promuovere le ultime edizioni della Giornata Mondiale del Malato, che ricorre l’11 febbraio, nella festa della Beata Vergine Maria di Lourdes. La prossima edizione (2016) si terrà a Nazareth.
Disse Papa Francesco: “Una preghiera per lui, per la sua salute, perché è stato lui a preparare questa giornata, e lui ci accompagna dalla sua sofferenza in questa giornata. Una preghiera per monsignor Zimowski”. Ed anche in quell’occasione, il Papa si soffermò sul “senso e il valore della malattia”, partendo dal Vangelo di Marco incentrato su Gesù che “risana una moltitudine di persone afflitte da malattie di ogni genere: fisiche, psichiche, spirituali”.
È intervenuta, in rappresentanza del Governo (e dello Stato) italiano, l’elegante Ministra Beatrice Lorenzin, le cui belle doti retoriche si confermano: in un intervento a braccio, colto ed appassionato, si è domandata “Come daremo da mangiare a 9 miliardi di persone, senza distruggere il pianeta?”, ed ha sostenuto che la “sostenibilità del pianeta” va affrontata assieme alla “sostenibilità dei sistemi sanitari”, riducendo gli sprechi e cercando l’ottimizzazione delle risorse.
“Un medico ormai deve essere ormai anche un manager”, sostiene il Ministro: deve saper gestire le risorse ed assumere l’ottica del buon padre di famiglia. “L’Italia può vantare ancora oggi un sistema sanitario tra i migliori del pianeta, ma dobbiamo fare in modo da poter mantenere in vita questo sistema, anzitutto riducendo gli sprechi e mettendo in atto la massima razionalizzazione della spesa pubblica”.
Il moderatore della sessione mattutina, il professor Domenico Arduini (affermato ostetrico e ginecologo, docente all’Università di Tor Vergata a Roma), ha commentato, a conclusione dell’intervento della Lorenzin, rivolgendosi agli ospiti stranieri: “Forse adesso avrete compreso perché Lorenzin è riuscita a passare attraverso due esecutivi di diversa cromia politica, vedendo rinnovato il proprio incarico”.
È intervenuto poi – tra gli altri – anche il rappresentante ecclesiale “italiano”, ovvero Don Carmine Arice, Direttore dall’ottobre 2012 dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), sostenendo che le “ferite” del malato possono divenire “feritoie di luce”, e che il dolore può essere paradossalmente strumento di ricerca del “senso” dell’esistenza.
Don Arice ha criticato “l’avanzare aggressivo del paradigma tecnologico”, ovvero il senso dell’esistenza stessa sacrificato sull’altare della produzione e dell’efficienza. Anche lui non ha utilizzato – forse per non essere accusato di “comunismo” – il termine “capitalismo”, ma di questo ha trattato: il governo del mondo affidato al neoliberismo capitalista. Ci si deve invece attrezzare con una “cultura ecologica”: un umanesimo ecologista per combattere il “paradigma tecnologico”.
Le tre giornate di dibattito consentono di acquisire una visione “globale” delle problematiche dell’ambiente e della salute, ben oltre ogni rischio di “provincialismo” nazionale, e francamente dal dibattito non emergono particolari vincoli ideologici (certo, concetti come “aborto” e “eutanasia” sono parole del demonio, in questo habitat, ma è naturale e comprensibile, nella cultura cattolica prevalente).
Alcune relazioni si preannunciano interessanti fin dal titolo: per esempio, “La gioia e la pace fondamento di una spiritualità ecologica”, dello statunitense Padre Michael Anthony Perry (Ministro Generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori); “Educare all’ambiente: formazione e insegnamento a carattere generale e specialistico in tutti gli ambienti di conoscenza e di sapere”, di Lilian Corra (Presidente della “Asociación Argentina de Médicos por el Medio Ambiente”); “La Responsabilità etica e sociale delle imprese nella gestione delle risorse ambientali”, del Professor Stefano Zamagni (ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna).
Tra i relatori, anche la Principessa Charlene di Monaco, fondatrice della “Princess Charlene of Monaco Foundation”, che interverrà su “L’acqua è vita: per un nuoto sicuro dei bambini”.
E certamente interessante – e ne sapremo riferire su queste colonne – il titolo della relazione che terrà Monsignor Dario Edoardo Viganò, su “Inquinamento informativo e tecnologico”. Essendo Viganò (già noto anche ai lettori di questa rubrica: vedi “Key4biz” del 6 marzo 2015: “Il difficile rapporto della Chiesa Cattolica con la Rai”) il Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede (ovvero il Ministero della Comunicazione del Vaticano, istituito nel giugno 2015 con un “motu proprio” di Papa Francesco), la relazione si annuncia intrigante fin dal titolo.
Piace ascoltare (e non rileva la condizione di credente, laico, agnostico, o d’altra fede che sia), in e dal Vaticano (così come dalla Cei), parole chiare e responsabili, che vanno controcorrente, rispetto al flusso dominante delle notizie ed analisi spesso superficiali proposte dai media “mainstream”, anche su tematiche strategiche per il futuro del pianeta.
Basti pensare alla presa di posizione, invero netta, della Fondazione Migrantes (altra “anima” della Cei), in particolare del suo Direttore Generale Monsignor Giancarlo Perego: “Chi vuol far credere che siamo a uno scontro di civiltà alimenta l’odio, e non sta aiutando a superare la situazione difficile nella quale siamo, spingendo ad alimentare guerre che provocano stragi inutili. Le guerre che oggi sono in atto sono degli scandali. Il 90% delle morti sono civili, e innescano meccanismi di odio dentro i quali occorre leggere anche i fatti di Parigi. Bisogna essere attenti ai segnali che ci vengono dagli attentatori della Francia: attenti alle nostre periferie, a progetti di inclusione sociale. Perché i giovani che hanno attaccato ed ucciso sono di seconda generazione, francesi, belgi, che vivono nelle banlieues. Da questo punto di vista, è in gioco un modello di inclusione che corrisponde a quello che il Papa ha esposto a Prato (nella sua visita del 10 novembre, ndr): la cultura dell’incontro richiede rispetto, accoglienza, inclusione, integrazione. Queste quattro parole possono davvero costruire il futuro delle nostre città”.
Auguriamoci che gli auspici di Papa Francesco (e di chi crede nella sua illuminazione) non restino “vox clamantis in deserto”: al di là dell’aspetto squisitamente spirituale, la Chiesa cattolica ha certamente una macchina organizzativa e comunicazionale in grado di scardinare – se non sconfiggere – l’indolenza dominante e l’assuefazione ad un mondo malato, che ha bisogno di cure radicali quanto urgenti.
Già soltanto scuotere le coscienze dal torpore sarebbe un risultato eccezionale: il deficit di “coscienza critica” del pianeta (prodotto anche da un sistema mediale acritico, per lo più schiavo delle logiche della conservazione e del consumismo) è infatti ancora estremo e mette a rischio la nostra stessa sopravvivenza, e quella dei nostri figli.
- Clicca qui, per il download del programma della 30ª edizione della Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per la Salute, “La Cultura della Salus e dell’Accoglienza al Servizio dell’Uomo e del Pianeta”, Città del Vaticano (19-20-21 novembre 2015)