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ilprincipenudo. Mibac e Rai presentano la campagna dei siti Unesco e annunciano fondi per i cinema

Angelo Zaccone Teodosi

Questa mattina, a viale Mazzini, nella Sala degli Arazzi, presentazione ai massimi livelli di un’apprezzabile iniziativa promossa in partenariato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (Mibac) e dalla Rai Radiotelevisione Italiana spa: sul tavolo di presidenza, l’Amministratore Delegato Fabrizio Salini, la Sottosegretaria Mibac con delega sul cinema e audiovisivo (e progetti Unesco) Lucia Borgonzoni, la Direttrice di Rai Cultura Silvia Calandrelli.

È stata presentata la campagna Rai Cultura – Mibac dedicata alla promozione dei siti italiani del patrimonio mondiale Unesco, denominata “Patrimonio dell’Italia, eredità per il mondo”.

Conferenza stampa piuttosto affollata, anche perché si è trattato della prima occasione di presentazione di una “azione congiunta” tra Ministero e Rai, e le aspettative erano notevoli: deluse? soddisfatte?! Volendo filosofeggiare “à la Catalano”, meglio poco che niente, ma…

In sostanza, è stata presentata in pompa magna una iniziativa interessante, ma senza dubbio sottodimensionata rispetto alle caratteristiche del problema: la promozione del patrimonio culturale italiano da parte della Rai.

Si tratta di questione vecchia, affrontata più volte nel corso degli anni anzi dei decenni (quanti pubblici “incontri” tra il titolare del Mibac ed il presidente della Rai ricordiamo?! tanti, troppi… e quasi sempre con risultati inconsistenti, dopo i talvolta roboanti annunci), ma mai a muso duro, con l’impegno politico (e quindi editoriale e quindi economico) indispensabile.

Una specifica norma di oltre dieci anni fa stimola queste attività: si tratta della legge 20 febbraio 2006 n. 77, intitolata “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti e degli elementi italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella «lista del patrimonio mondiale», posti sotto la tutela dell’Unesco”. Attualmente, le città italiane inserite in questa eletta schiera sono 54.

Nel bilancio Mibact per il 2017, l’“obiettivo 5” ovvero “Accrescere il ruolo dell’Italia nella salvaguardia del patrimonio culturale mondiale. Coordinare le attività relative all’Unesco, le iniziative europee, i progetti di cooperazione culturale internazionale”, prevedeva una dotazione di 2,7 milioni di euro. Con l’entrata in vigore del Dpcm del 29 agosto 2014, n. 171, il Segretariato Generale del Ministero è divenuto competente dell’attuazione della Legge 77/2006. La normativa dispone che nel bilancio dello Stato venga annualmente previsto uno stanziamento a favore dei siti Unesco italiani, per interventi finalizzati a una gestione compatibile e ad un corretto rapporto tra flussi turistici e servizi culturali offerti. Per l’anno 2017, si è trattato di 1,4 milioni di euro. Non è dato sapere quanto budget il Mibac abbia trasferito a favore di Rai.

L’iniziativa consiste in 54 “mini-doc” (documentari brevissimi) e 5 “speciali” di approfondimento inediti per raccontare la “grande bellezza” dei siti Unesco italiani: in onda da oggi alle 16 su Rai 3, ed alle 21.10 su Rai Storia, e già questo posizionamento di palinsesto la dice lunga… Più precisamente, la bellezza dei 54 siti Unesco italiani andrà in in onda su Rai 3 (dal lunedì al venerdì alle 16 prima di “Geo”, il sabato alle 11 e la domenica alle 10.30) e su Rai Storia (tutti i giorni alle 21.10) e con cinque grandi speciali in onda su Rai Storia (dal 26 novembre al 24 dicembre il lunedì alle 21.10).

Si tratta di “pillole” di due minuti che sintetizzano la storia di ciascuno dei siti Unesco italiano: dall’arte rupestre della Valle Camonica, la prima ad entrare nella lista nel 1979, a Ivrea, città industriale del XX secolo, la “new entry” del 2018. Protagonisti dei primi cinque appuntamenti sono Villa Adriana a Tivoli, il centro storico di San Gimignano, i siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino, i Sassi e il parco delle chiese rupestri di Matera, e i sacri monti di Piemonte e Lombardia.

Ogni mini-documentario racconta i luoghi, ma anche il cammino compiuto da ciascuno di essi per diventare sito Unesco e passare da patrimonio locale o nazionale ad eredità mondiale. Nelle intenzioni dei curatori, si tratta di “un cammino che presuppone non solo la “bellezza”, ma anche la consapevolezza che il patrimonio non è un oggetto, ma un processo culturale collettivo, che accende i riflettori su beni considerati eredità da tutelare, conservare e valorizzare”.

Oltre alla programmazione quotidiana su Rai 3 e ripetuta su Rai Storia, i video saranno proposti, in una versione da 15 secondi, anche sulle altre reti Rai, ma non è stata fornita alcuna precisazione su questa messa in onda, che temiamo sarà sporadica. Ad arricchire l’offerta della campagna di Rai Cultura, poi, 5 speciali di approfondimento inediti    dedicati ad altrettanti aspetti del Patrimonio Mondiale Unesco in Italia, in onda tutti i lunedì in prima serata su Rai Storia dal 26 novembre al 24 dicembre: dalle ville de “L’ozio al potere” a “I luoghi di scambio interculturale”, da “I paesaggi culturali” a “I siti naturali”, fino a “Gli elementi del patrimonio immateriale”. Un viaggio in cui scoprire o riscoprire luoghi come le residenze sabaude e la Palermo arabo-normanna, il paesaggio delle Cinque Terre e le Isole Eolie, ma anche un bene…  “buono” (e materiale assai). come l’arte dei pizzaioli napoletani…

Incredibilmente, nella conferenza stampa (e nella brochure distribuita in quadricromia ad alta grammatura), nemmeno un cenno agli autori di questa operazione, produzione interna Rai (Rai Cultura): misteriosi, assenti, fantasmici… Perché questo “silenzio stampa” in argomento??? Il progetto è comunque coordinato in Rai da Eugenio Farioli Vecchioli e da Davide Savelli.

Ovviamente – come ormai avviene sempre in questi casi – nessuna informazione sul budget allocato nell’operazione (c’è sempre la schermatura dei “costi industriali” che non possono essere rivelati: spiegazione ridicola, anche perché si tratta di pubblici danari), che ha attinto ad una legge specifica per la promozione del patrimonio Unesco in Italia.

Un cenno su “Geo”, il programma che dovrebbe trainare i “mini-doc”: secondo dati elaborati dalla stessa Rai, “Geo” (condotto da Sveva Sagramola e da Emanuele Biggi, ideato nel lontano 1988 da Folco Quilici), nel corso del 2017 ha registrato una media di 2,4 milioni di spettatori (contatti), e ricordiamo che, nello stesso anno, Rai 3 ha avuto uno share di rete del 6,3 %, a fronte del 16,7 % di Rai 1 (e del 6,1 % di Rai 2): non sono pochi, sia ben chiaro, ma ragioniamo su una fascia oraria evidentemente ed inevitabilmente non di grande ascolto…

E che dire di Rai Storia?! Share medio nell’anno 2017 corrispondente allo 0,3% (leggasi zero-virgola-tre per cento).

Il problema è quello di sempre: spesso, a Viale Mazzini un programma televisivo, anche di qualità, è relegato “ai margini” dei palinsesti, perché si soccombe di fronte alla dittatura di Auditel.

Perché operazioni come questa non vengono “imposte” su Rai 1, ed in prima serata?!

Sappiamo che il Direttore dei Palinsesti Rai, Marcello Ciannamea (che è in predicato per la direzione di Rai 1, dopo essere stato tra i papabili per la direzione generale), potrebbe risponderci che si tratta di modulare l’offerta in funzione dei target, ma noi siamo convinti che un “psb” debba talvolta (anzi, spesso!) forzare ed osare, liberarsi dalle catene dell’audience, e fare “politica culturale” controcorrente agendo con coraggio sul versante dell’offerta… Ci piacerebbe una Rai che provochi, che rompa gli schemi, che scompagini la logica conservativa soprattutto della “rete ammiraglia”.

In questo caso, si tratta peraltro di “pillole” della durata di due minuti, con una confezione televisiva di buon livello (montaggio accurato, immagini in ottima definizione, unica pecca un testo discretamente retorico…), e potrebbero reggere anche la sfida del “prime time” su Rai1.

E Rai Cultura (che ha ereditato l’esperienza storica di Rai Educational e gestisce attualmente i 3 canali Rai 5 – il “canale dell’intrattenimento culturale”, share nel 2017 di 0,4 % – e Rai Storia e Rai Scuola) dovrebbe avere, nella complessiva “economia Rai”, un ruolo ben più importante, con una dotazione budgetaria adeguata alla funzione che svolge, che dovrebbe essere assai più centrale di quanto finora avvenuto. Ed invece si tratta di canali relegati al ruolo di “figli di un dio minore”… Non esistono in verità dati pubblici particolarmente trasparenti e chiari, ma il budget di Rai Cultura è comunque stato, fino a qualche anno fa, nell’ordine di 18 milioni di euro l’anno: non poco in sé, ma comunque poco se si pensa alla funzione che questo tipo di offerta culturale dovrebbe avere in una Rai che volesse svolgere meglio il proprio ruolo di “public service media”…

Fabrizio Salini ha lasciato la Sala degli Arazzi poco dopo l’inizio della conferenza (preso da superiori impegni, “ça va sans dire”, ma forse anche per sfuggire alle prevedibili domande dei giornalisti sulle nuove “nomine” in gestazione), ed è interessante notare che le domande dei giornalisti non si sono minimamente concentrate sulla campagna e sui mini-doc, bensì sulla politica del Mibac a favore delle città Unesco e sull’atteggiamento dei grillini rispetto ai giornalisti. L’Amministratore Delegato della Rai ha proposto una lettura semplice semplice (la definiremmo “low profile”) dell’iniziativa: “l’Italia ha un rapporto speciale con l’Unesco, perché ha il numero più elevato di siti riconosciuti come patrimonio Unesco. L’ultimo, quello di Ivrea, è stato annunciato qualche mese fa dal Ministro Bonisoli. Il senso di questa campagna è quella di valorizzare questi luoghi, ma anche di tutelarli. I siti Unesco raccontano storie che arrivano da lontano. Realtà consegnateci dal passato e che dobbiamo custodire. Credo che sia compito del servizio pubblico provare a raccontare queste realtà che sono patrimonio del nostro Paese, in modo che tutti possano conoscerle…”.

La giovane (classe 1976) Sottosegretaria Laura Bergonzoni (Lega) ha preso la palla al balzo, e, con l’entusiasmo che la caratterizza, ha spiegato che sta facendo del suo meglio per presidiare il primato dell’Italia nella classifica mondiale dei siti Unesco: l’Italia è a quota 54 “siti” e la Cina a quota 53, terza è la Spagna con 47 siti…

A margine della conferenza stampa – come suol dirsi – alcuni giornalisti hanno posto quesiti alla Sottosegretaria, ma l’argomento principale è stato il “taglio” del “tax credit” per gli esercenti cinematografici, controverso provvedimento che ha provocato non poche polemiche nell’ambiente.

Lucia Borgonzoni ha segnalato anzitutto che il Governo intende assolutamente recuperare il prospettato taglio al “tax credit”, ma ha rimarcato che ha ereditato un dicastero con una forza-lavoro inadeguata rispetto alla quantità di “cose da fare”: un sottodimensionamento che rende qualsiasi pratica un processo burocraticamente complicato… Ha confermato che obiettivo primario del Ministro Alberto Bonisoli (ed anche suo, ovviamente) è rafforzare l’organico del Ministero, per accelerare le procedure di assegnazione delle risorse che la legge Franceschini ha assegnato al cinema ed all’audiovisivo (400 milioni di euro), superando lo stallo amministrativo che sta paralizzando il settore da oltre un anno. “Mi domando come è possibile che il Ministro Franceschini non si sia reso conto di questa criticità del dicastero… Gli uffici sono intasati di pratiche, i funzionari non sono in quantità minimamente adeguata”, ha lamentato la Sottosegretaria. “Devo segnalarlo, al Ministero dei Beni culturali ci hanno lasciato una situazione di organico veramente difficile, io ho trovato una squadra che lavora tanto e benissimo, ma siamo veramente pochi, ed anche sulle pratiche per il tax credit siamo in ritardo proprio perché siamo sotto organico”. Il suo collega Sottosegretario al Mibac, il grillino Gianluca Vacca, ha sostenuto sabato scorso, in polemica con l’ex Ministro Dario Franceschini: “ma quali tagli, voi avete lasciato macerie e gravi vuoti di organico!”. Qualcuno ha commentato che si risponde “pere” ad una domanda sulle “mele”…

Il Ministro Alberto Bonisoli punta a risolvere con un nuovo concorso per l’assunzione di personale, annunciato per la primavera del 2019, spiega la Sottosegretaria: “i soldi per le assunzioni ci sono, faremo il concorso, ma si tratta veramente un’emergenza perché, per esempio, abbiamo musei che faticano a rimanere aperti per carenza di personale…”.

Non resta che augurarsi che le promesse si traducano presto in fatti, e che si ragioni su un progetto organico Mibac di promozione strategica del patrimonio culturale nazionale, da sviluppare certamente anzitutto con Rai, ma con interventi ben più decisi e consistenti di quello, timido assai, presentato questa mattina.

A proposito del cinema, la Sottosegretaria ha segnalato che, nella sua esplorazione del settore, ha iniziato ad interloquire anzitutto proprio con l’associazione degli esercenti (Anec Agis), perché è convinta della centralità del cinema in sala, ed ha annunciato alcune novità, a partire proprio dagli aiuti per le sale che arriveranno, annuncia, entro i primi di dicembre: “i 30 milioni di euro di fondi dell’anno prossimo, insieme con i 30 milioni dell’anno passato, che una vertenza Tar dovrebbe sbloccare in questi giorni”. Più precisamente: “per le sale, partiamo con un bando di 30 milioni di euro, che uscirà il prossimo mese. Stiamo aspettando inoltre la sentenza Tar per i 30 milioni dell’anno passato, sui quali sono stati fatti dei ricorsi: quindi, almeno in teoria, oltre ai 30 milioni che partiranno a dicembre, ci saranno gli altri 30 milioni, per un totale di ben 60 milioni di euro per i cinematografi italiani…”.

Per il cinema, spiega ancora la Sottosegretaria, “stiamo lavorando moltissimo”, per esempio ad “una diversa distribuzione della programmazione nel corso degli anni, con titoli importanti anche in estate…  Ero a Los Angeles la scorsa settimana (all’American Film Market nell’economia dell’“Italian Lounge”, iniziativa di promozione dell’internazionalizzazione organizzata da Anica ed Ice ed ovviamente dalla Direzione Generale Cinema; nota del redattore) e le major sono ben predisposte a darci una mano. Avremo delle belle notizie entro 10-15 giorni”. Attendiamo con curiosità, anche perché – nel corso dei decenni – abbiamo ascoltato tante volte simili annunci di gran belle intenzioni.

Poi si punta a sviluppare anche la “multiprogrammazione per le sale più piccole”, per stimolare un incremento della domanda su “target differenziati” (più titoli nel corso della giornata), ed a rafforzare le agevolazioni del “tax credit” per i film stranieri che vengono girati in Italia. Ci sono anche “grandi progetti anche per Cinecittà”, ovvero rafforzati investimenti per renderla competitiva: “il grande nome già c’è dobbiamo mettere a posto un paio di cose, per farla funzionare, per renderla più attrattiva” (non sappiamo immaginare quali sono quelle… due “cose” che ha in mente Borgonzoni, ma crediamo che siano diverse da quelle che avremmo in mente noi). Oltre alla mancanza di personale, al ministero “abbiamo trovato tante cose da fare, a partire dai decreti attuativi della legge cinema, tante sfide che stiamo risolvendo…”. Pochi giorni fa, la Sottosegretaria ha annunciato che “sono stati liberati 180 milioni di euro di crediti d’imposta, per rilanciare gli investimenti in Italia: con la Risoluzione n. 81/E, l’Agenzia delle Entrate ha comunicato l’istituzione dei nuovi codici tributo per l’utilizzo ‘in  compensazione’, tramite  F24, dei  crediti  d’imposta previsti dalla legge cinema e audiovisivo”. È stato finalmente sciolto un piccolo (grande) nodo burocratico… A partire dal 7 novembre, le società di produzione e distribuzione cinematografica e audiovisiva, le sale cinematografiche, le produzioni esecutive di film internazionali e gli investitori esterni al settore audiovisivo potranno utilizzare entro fine anno i circa 90 milioni di euro già richiesti alla Direzione Generale Cinema, mentre altri 90 milioni – anch’essi già chiesti alla Dg Cinema – potranno essere utilizzati nel 2019…

Rispetto alle critiche che alcuni colleghi hanno manifestato nei confronti delle infelici sortite di Luigi Di Maio (i giornalisti definiti come “infimi sciacalli”) e di Alessandro Di Battista (“pennivendoli puttane”), la Sottosegretaria ha manifestato il proprio parere, a chiare lettere e prendendo diplomaticamente le distanze: “sul lavoro dei giornalisti, io ho un approccio diverso (rispetto a Di Maio e Di Battista, ndr). C’è sicuramente una stampa che fa bene il proprio lavoro, che è quello di informare, ed una stampa che ha come obiettivo quello di screditare… ma io non lo direi mai in pubblico! Ci sono giornalisti – ha precisato – con cui non parlo più, anche perché nel corso del tempo ho subito delle scorrettezze, con attacchi anche alla mia famiglia. Ritengo però che ci sono tanti giornalisti bravi che fanno un buon lavoro con le loro denunce, che hanno stimolare una politica migliore”.

La Sottosegretaria ci ha provocato l’impressione di una politica appassionata, animata da grande entusiasmo ed altrettanta energia: forti di uno storico scetticismo (consolidato nei decenni), ci auguriamo però che, alle non granché nuove belle promesse, facciano seguito politiche concrete conseguenti. Nel breve periodo.

Clicca qui, per vedere il promo breve della campagna Rai-Mibac “Patrimonio dell’Italia eredità per il mondo”, presentata il 12 novembre 2018 a Viale Mazzini.

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