Quest’edizione della rubrica propone una qualche annotazione di tipo… “estetologico”, pur sempre nella convinzione profonda che esiste una correlazione intima tra l’economico ed il semiotico.
Nelle sale cinematografiche italiane circolano in questi giorni due opere che hanno punti di contatto e stimolano una riflessione critica comune: si tratta di “Loro 1”, per la regia di Paolo Sorrentino (coprodotto da Indigo Film per l’Italia, Pathé e France 2 Cinéma per la Francia; distribuito in Italia da Universal Pictures per Focus Features, mentre Pathé cura le vendite internazionali), e di “Escobar. Il fascino del male”, per la regia di Fernando León de Aranoa (prodotto da Javier Bardem ed altri, distribuito in Italia da Notorius Film).
Sono entrambi delle rappresentazioni del “potere”, inteso come incarnazione del “male”: male assoluto, nel caso del “re dei narcos” colombiani Pablo Escobar, criminale fascinoso ma terribile (basti citare la scena nella quale un suo ex socio in affari, che lo tradisce, viene fatto a pezzi con una motosega)… male relativo, molto più umano, quello della corruzione che Sorrentino identifica come modello di vita nella vicenda di Giampaolo Tarantini che si avvicina al mito Silvio Berlusconi, facendo leva sulla sua dipendenza dall’eros delle giovinette…
È interessante osservare che la sessualità, sganciata dalla sentimentalità, caratterizza i due personaggi, nella rappresentazione cinematografica che viene proposta: entrambi hanno una passioncella in comune, l’attrazione sessuale per le ragazzine. Entrambi sembrano comunque in grado di vivere anche storie amorose (nel senso finanche romantico del termine): senza dubbio l’ex attrice Veronica Lario per Berlusconi e senza dubbio la giornalista Virginia Vallejo per Escobar.
Impressiona osservare come, in una scena dei rispettivi film, entrambe chiedano al proprio compagno “rispetto”, sentendosi tradite – nella fisicità e nella emotività – dalle frequentazioni con mercenarie di varia natura dei rispettivi compagni.
Entrambi i film sono stati ispirati da opere letterarie: nel caso di Escobar, dalla biografia della sua amante Virginia Vallejo, “Amando Pablo, odiando Escobar” (edito da Giunti, 2006) nel caso di Berlusconi, dal libro dedicato alla Lario da Maria Latella, “Tendenza Veronica” (edito da Rizzoli, prima edizione 2004, seconda edizione 2009)…
Si tratta di due film senza dubbio molto diversi tra loro: più tradizionale e “commerciale” l’approccio di León de Aranoa, più colto e “raffinato” quello di Sorrentino.
Colpisce però che in entrambi i film i protagonisti siano caratterizzati da una amoralità profonda, convinti che sia la corruzione – anzitutto numismatica ma anche sessuale (e comunque la seconda facente leva sulla prima) – a “governare il mondo”, a rappresentare il “naturale ordine delle cose”.
Lo spettatore viene in qualche modo spiazzato da questa ostentata assenza di senso morale, sia nella rappresentazione dei protagonisti, sia nell’approccio dei registi: nel film su Escobar, nessuna riflessione critica sull’economia politica della cocaina… nel film su Berlusconi, il potere sembra essere una dimensione dell’esistenza nella quale la finalità ultima è semplicemente il mantenimento del potere stesso, con spregio della democrazia e del possibile senso nobile della politica stessa…
Il film di León de Aranoa è interpretato da un viscido ed arrogante Javier Bardem, e la sua “innamorata” è interpretata da una fascinosa ed elegante (troppo) Penélope Cruz (si segnala “en passant” che sono marito e moglie nella vita reale): lui è semplicemente un proletario che diviene miliardario (si è stimato un patrimonio di 30 miliardi di dollari Usa nei primi Anni Novanta…) con una gestione spietata del business della droga (ha portato al suo apice storico il “cartello di Medellín”), un uomo cui non mancano aspetti sentimentali “sani” (il rapporto con i figli) ed una qual certa vocazione alla Robin Hood (distribuiva denaro ai poveri, chiedendo però loro fedeltà assoluta, come usa la mafia), ma che in fondo ha una visione rabbiosa e violenta della vita; lei è una donna in carriera, affascinata dal potere e dal lusso, che decide di chiudere gli occhi o comunque di vivere un’esperienza perversa, a contatto materiale e fisico con logiche criminali che nessun rispetto hanno della vita umana… Una storia triste, dolorosa, amara.
Il film di Sorrentino è interpretato da uno straordinario Toni Servillo, mentre il ruolo della moglie è affidato ad una convincente Elena Sofia Ricci. La Ricci/Lario sembra una donna che s’è lasciata andare ad un innamoramento per un uomo fascinoso soprattutto per il benessere materiale che egli ostenta, ma al contempo viene rappresentata come una donna con qualche guizzo intellettuale, che però assume una posizione critica nei confronti del marito soprattutto per gelosia… Anche qui, comunque: una storia triste, dolorosa, amara.
Se nel film su Escobar è il sangue a dominare, nel film su Berlusconi è la cocaina. L’eco di Rino Formica e della sua mitica battuta giunge naturale: “la politica è sangue e merda“.
Ed il “box office”?! “Loro 1” è arrivato finora ad un incasso globale di 1,7 milioni di euro, riteniamo inferiore alle aspettative, mentre “Escobar” dovrebbe chiudere a 3 milioni di euro, ma si deve attendere l’esito di “Loro 2”, per capire il risultato finale. Distanze abissali rispetto ad un film decisamente brutto (effetti speciali a parte) qual è “Avengers: Infinity War”, film che potrebbe riuscire, senza troppe difficoltà, a superare i 20 milioni di euro di incassi. Si pensi che “Avengers” riesce ad incassare in 1 giorno soltanto l’incasso finora ottenuto da “Loro 1”. Più in dettaglio: “Avengers: Infinity War” ha riempito i cinema del nostro Paese dal 25 aprile a oggi, e prospetta di continuare così anche nella festività del 1° maggio. Nulla è riuscito a fermare il “blockbuster”, nemmeno importanti appuntamenti calcistici, e così la pellicola è riuscita a raccogliere 6 milioni di euro da giovedì a domenica, salendo a ben 9 milioni in cinque giorni: è un record per un film dei Marvel Studios. Il primo “Avengers” incassò 7,8 milioni in cinque giorni, mentre il secondo 7,1 milioni. “Loro 1” ha incassato 1 milione di euro nel weekend, salendo a 1,7 milioni in sei giorni. Dopo una buona partenza, il film ha iniziato a rallentare posizionandosi poi sotto ai due film precedenti di Paolo Sorrentino (“La Grande Bellezza” incassò 2,2 milioni in sei giorni, “Youth – La Giovinezza” 2,8 milioni). In terza posizione, giustappunto “Escobar”, che incassa 635mila euro, e sale a 2 milioni complessivi…
Qual è stata la reazione dei critici al film di Sorrentino, ovvero alla prima parte, dato che “Loro 2” uscirà nelle sale giovedì 10 maggio (la prima parte è uscita il 24 aprile), ed alcune attese e sorprese verranno forse svelate in occasione della proiezione in anteprima per i giornalisti ovvero durante la conferenza stampa che si terrà a Roma mercoledì prossimo 2 maggio?!
Complessivamente, la maggior parte delle recensioni sono state negative, anche se c’è chi ha scritto che si tratta di “un dentro e fuori continuo tra generi e toni, è un’opera incredibile, totalizzante, artisticamente inedita nel panorama italiano”: così Gianmaria Tammaro su “La Stampa”.
Per Emiliano Morreale de “la Repubblica”, si tratta di un film “sbilenco e disarmonico”.
Per Claudio Siniscalchi, su “La Verità”: “un mattone pieno di luoghi comuni, una maschera piena di stereotipi… un ritratto del Belpaese postmoderno, a uso e consumo del villaggio globale, dove noi siamo tutti latin lover e un po’ mafiosi”.
Per Paolo Mereghetti del “Corriere della Sera”, è “tronco tra farsa e tenerezza”. Mereghetti aggiunge che Sorrentino si era in passato dimostrato “capace di trovare il modo di sorprendere lo spettatore attraverso una serie di ‘metafore’ visive o recitate… Quelle immagini, quei lampi non ci sono in ‘Loro 1’, troppo schiacciato tra una descrizione piuttosto compiaciuta del sottobosco di nani e ballerine che vive ai margini del potere e la voglia di raccontare Silvio Berlusconi (che nel film appare per la prima volta dopo un’ora esatta) in una maniera non convenzionale, tra la farsa ‘tenerezza’ (come ha detto il regista). Ci sono anche qui gli squarci che sorprendono — la pecora stroncata dal condizionatore, il rinoceronte che vaga per Roma, il dromedario a una festa — ma sono trovate fin troppo esplicite nel voler sorprendere, che nulla aggiungono al senso del film”.
Ipercritica la peraltro spesso eterodossa Mariarosa Mancuso sul “il Foglio”: “il bestiario di Paolo Sorrentino si arricchisce per la gioia dei suoi adoratori”, ma che forse “era meglio tagliare un po’ di carnazza e arrivare al dunque… Anche esteticamente, ‘Loro’ è piuttosto misero, il trasferimento sui prati all’inglese delle ville in Sardegna non giova. Meglio la piscina con le pasticche colorate: ora il regista saccheggiato da Sorrentino è Martin Scorsese, non più Federico Fellini”.
Chi redige queste noterelle è un estimatore di Paolo Sorrentino, ma questo film non ci è parso all’altezza dei precedenti: è una sorta di regressione intellettuale-estetica, è un’opera che appare piuttosto prevedibile, finanche banale, elementare, in una lettura della complessità berlusconiana ridotta ad una sorta di dipendenza sessuale.
È un film “contro” Berlusconi?! In fondo, no.
Senza dubbio, è un’opera che rappresenta il fondatore e leader di Forza Italia come una macchietta: un uomo solo, animato da una sorta di realismo cinico mediterraneo (certo non intimamente maligno e crudele come Escobar), affetto da una sindrome napoleonica infinita, dipendente compulsivamente dal sesso… Un uomo certamente “malato”, come ebbe a definirlo anche la sua stessa ex moglie Veronica Lario.
Luigi Mascheroni, sulla testata di famiglia, “il Giornale”, ha sostenuto: “Nel film-scandalo di Sorrentino, Silvio ne esce meglio di ‘Loro’. Il Cav è cinico, donnaiolo, vitale, ma la vera condanna è del sottobosco politico”.
Ma qual è “il messaggio” che, alla fin fine, arriva allo spettatore?!
È un messaggio sostanzialmente “à la” Beppe Grillo: la politica di… questi signori (“Loro”, appunto) è una gran schifezza, la “res publica” è svenduta agli interessi personali e clientelari, regna la corruzione. Nessuna speranza. Nessun pentimento. “Così va il mondo”?
Nella prima parte del film (Berlusconi – come già segnalato – appare dopo soltanto un’ora, e si rimanda in argomento alla gustosa intervista di Crozza/Sorrentino: vedi su DPlay del canale tv Nove), il vero protagonista è Giampaolo Tarantini, interpretato da un Riccardo Scamarcio non granché convincente (non conosciamo Tarantini, ma lo immaginiamo meno stupidotto). È Scamarcio/Tarantini ad essere il protagonista: una sorta di incarnazione in piccolo del grande corrotto e corruttore, un emulo del Berlusconi perverso, un rozzo provincialotto che utilizza il mercimonio sessuale come ascensore sociale ed “imprenditoriale” per accedere alla “bella vita”, strumentalizza culi e tette per entrare nella “Roma bene” alias Babilonia corrotta…
Da notare che nel film su Escobar, la corruzione è… “super-partes”: i narcotrafficanti corrompono sia a destra sia a sinistra sia al centro, il denaro e la corruzione ed il marchettificio gli consentono di essere finanche eletto alla Camera dei Rappresentanti della Colombia (l’equivalente dell’italica Camera dei Deputati), anche se resterà in carica per pochi mesi soltanto. Insomma, la politica è corrotta “in sé”.
Nel film su Berlusconi, tutto “il male” sembra invece ruotare intorno al Cavaliere ed ai suoi servili accoliti, e quindi a Forza Italia, e quindi al centro-destra: dall’altra parte… “tutto bene”, Sorrentino?!
Nel dicembre scorso, Silvio Berlusconi commentò, a proposito del film, “mi sono giunte strane voci, ma spero che non sia una aggressione politica e nei miei confronti”, e Paolo Sorrentino rispose “sono interessato all’uomo che sta dietro il politico”.
In un’intervista alla Bbc, il regista precisò “per me, un film è scoprire un mistero. E in Italia molti misteri sono legati strettamente alla chiesa, alla politica, alla mafia. Mi interessa raccontare questi mondi… Il mondo ha un’idea di Berlusconi come persona molto semplice, ma studiandolo ho capito che è molto più complicato. Vorrei provare a descrivere questo personaggio complesso. Sono interessato all’uomo che sta dietro il politico. Non sono interessato agli aspetti politici… Sono abituato a vedere il potere dappertutto: il film non è solo su Berlusconi. È su qualche altro italiano, persone che stavano attorno a Berlusconi, che provavano a cambiare il corso della loro vita usando Berlusconi”.
Purtroppo, a noi sembra che invece Sorrentino abbia proposto una lettura di Berlusconi tutt’altro che complessa, l’aspetto “umano” è tutt’altro che multidimensionale: è un leader politico paradossalmente ad “1 dimensione” (cfr. Herbert Marcuse, “L’uomo ad una dimensione”, 1964): una dimensione soltanto, produttore/consumatore di potere e di sesso (ovvero “regista” ed “attore”, soggetto attivo e passivo della loro interazione, convergenza, sovrapposizione).
Sorrentino non scava (nessun cenno alle “oscure origini”, commenterebbe Marco Travaglio), non graffia e non spiazza. Non si rivela certo all’altezza poetica di un Federico Fellini, ma non escludiamo che “Loro 2” possa proporre un salto di qualità estetica-filmica.
Si segnala che il film si apre con una citazione interessante, un aforisma dell’anticonformista scrittore Paolo Manganelli: “Tutto documentato. Tutto arbitrario”.
Ci piacerebbe vedere Sorrentino affrontare un altro… “caso umano” della politica italiana: Beppe Grillo.
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