Possiamo offrire ai lettori di “Key4biz” un’anteprima assoluta: una recensione del documentario “Login. Il giorno in cui l’Italia scoprì Internet”, scritto dall’intraprendente Riccardo Luna e diretto dalla giovanissima videomaker Alice Tomassini. Si tratta di un “doc” che intende raccontare la storia della prima connessione internet fra Pisa e gli Usa, il 30 aprile del 1986. Una data-simbolo, ma – in fondo – nemmeno tanto.
Il video sarà disponibile per tutti, su web, in versione ridotta ovvero 10 minuti invece di 52 a partire da giovedì 28 aprile. Non abbiamo visto la versione ridotta, ma forse il corto risulterà più efficace della versione lunga, che ci è parsa discretamente noiosa, e – soprattutto – pecca di un’impostazione alquanto passatista. Per chi non si fida del nostro giudizio critico (ipercritico, come è peraltro nostro stile), segnaliamo che la versione integrale andrà comunque in onda in prima visione alle ore 20.00 di venerdì 29 aprile su Rai5 (il canale coordinato dalla direzione Rai Cultura – guidata da Silvia Calandrelli – è peraltro coproduttore del video, realizzato da StartupItalia!).
Riccardo Luna, che pure stimiamo come giornalista divulgatore e come affabulatore digitale, questa volta ci ha deluso. Che dipenda dalla sua sceneggiatura o dalla regia di Tomassini, poco importa. Un documentario del genere, a fronte di una questione così stimolante (poteva l’Italia avere un ruolo più attivo nello sviluppo di internet?!), risulta invece pedante e piatto, in un curioso contraddittorio mix di mestizia ed autocelebrazione.
Ne esce in verità un’immagine dell’Italia semplicemente penosa: arretratezza, altro che avanguardia! Burocrazia ignorante, e, se non ci fosse stata la benedizione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America, l’arrivo in Italia di internet avrebbe subito ritardi ulteriori… E quindi, di grazia, ma di cosa c’è da vantarsi?!
D’accordo: ci son stati alcuni scienziati e tecnici italiani (nel caso in ispecie: Luciano Lenzini in primis, ma anche Stefano Trumpy e Antonio Blasco Bonito) che hanno colto, a metà degli anni Ottanta, le potenzialità di quel che Arpanet (la cosiddetta “madre di Internet”) prospettava, ma questi stessi “avanguardisti” evidenziano, nelle testimonianze proposte dal documentario, come si siano scontrati con la poca sensibilità degli interlocutori istituzionali ed imprenditoriali (che si chiamavano allora Sip, Telespazio, Italcable…). Alla fin fine, se non ci fosse stato l’intervento (assistenziale?!) del capitale americano, l’internet in Italia avrebbe visto la luce molti anni dopo. Questo è il succo del racconto. La dinamica dovrebbe stimolare una profonda riflessione autocritica, e proprio nessun compiacimento autocelebrativo. Eravamo messi male. Ed oggi siamo forse messi bene?!
Abbiamo ben compreso – anche perché Luna l’ha rivelato a chiare lettere – che l’idea di una “celebrazione” dei 30 anni è subito piaciuta al Presidente del Consiglio dei Ministri. È verosimilmente lo stesso Luna il “ghost writer” della nota a firma Matteo Renzi pubblicata il 29 marzo sul suo profilo Facebook… Basti osservare una qual certa assonanza con quel che il “Digital Champion” scriveva su un sito di “Chefuturo!” una decina di giorni prima: vedi post di Luna pubblicato il 17 marzo 2016.
Il Principe accoglie, approva, sostiene e rilancia: e quindi… inizino le danze!
Francamente, ci sembra ci sia assai poco da celebrare. Luna ha evocato una “Italia ottimista” da… emulare: d’accordo, ma noi temiamo che i “pionieri” di 30 anni fa, se lavorassero nell’Italia del 2016, incontrerebbero più difficoltà di allora. Anzi, crediamo che sarebbero già emigrati all’estero! E forse, nel 2016, non verrebbe nemmeno in aiuto la mano santa dell’US Department of Defense (il capitalismo globale investe ormai con dinamiche assai differenti rispetto a quelle di trent’anni fa e l’Italia è meno centrale di un tempo nello scacchiere planetario)…
Ieri pomeriggio, nel Tempio di Adriano (bella “location” della Camera di Commercio di Roma), nel pieno centro storico della Capitale, abbiamo assistito ad una di quelle operazioni che un esperto di comunicazione e di lobbying definirebbe “efficaci”, in termini di organizzazione e di partecipazione, se ben definito il “target”. Sala affollata, ed in prima fila finanche un Ministro ed un Sottosegretario. Non è stata data loro la parola (scortesemente la Ministra non è stata nemmeno citata per nome), ma entrambi – Marianna Madia e Antonello Giacomelli – sorridevano compiaciuti in prima fila. Nel parterre, abbiamo notato – tra gli altri – il Direttore Generale Dg Connect della Commissione Europea Roberto Viola, Diego Piacentini Vice Presidente di Amazon e da un paio di mesi Commissario di Governo per il Digitale, il già Presidente di UnionCamere Andrea Mondello, oltre – ovviamente – ai vertici della Camera di Commercio di Roma, dal Presidente Lorenzo Tagliavanti al Dg di Asset Camera Massimiliano Colella (che ha co-condotto la presentazione con Luna). Un habitat… molto “smart” e molto “cool”.
Allegria! Ottimismo!! Detto fatto!!!
Si è trattato dell’anteprima del documentario ideato dall’italico “Digital Champion”, ruolo-icona assegnato dall’ottobre 2014 a Riccardo Luna. Ricordiamo che quella del “digital champion” ci appare come una figura evanescente di “promoter” della cultura digitale, sul cui deficit di senso e soprattutto concreta operatività molto inchiostro è stato speso anche su queste colonne (vedi “Digital Champion? Inutile gonfiare il petto, se non si rimette ordine nel ruolo. Intervenga Renzi”, su “Key4biz” del 7 dicembre 2015).
Si è trattato però anche della presentazione della kermesse “Italian Internet Day”, che si terrà il 29 aprile 2016, e dell’annuncio della “Maker Faire Roma” (fiera degli inventori, dei creativi e degli “artigiani digitali”), che terrà la sua quarta edizione dal 14 al 16 ottobre 2016, promossa dalla Camera di Commercio di Roma (la Faire il 29 aprile apre una sua specifica “call”). En passant, ricordiamo che Luna è Co-Direttore dal 2013 della Maker Faire di Roma. Insomma, al Tempio di Adriano giocava proprio in casa, e ciò ha contribuito a rafforzare l’autoreferenzialità dell’istrionico “digital champion” appunto, eccellente affabulatore.
Si legge nella homepage del sito dedicato della kermesse “Italian Internet Day” (una creatura di Luna, anche il sito), ed è opportuno riprodurre testualmente questo annuncio: “Il 30 aprile del 1986 l’Italia per la prima volta si è connessa ad Internet: il segnale, partito dal Centro universitario per il calcolo elettronico (Cnuce) di Pisa, è arrivato alla stazione di Roaring Creek, in Pennsylvania. Quella prima connessione era la fine del progetto di un gruppo di pionieri; ed è stato l’inizio di una storia nuova. Trenta anni dopo, il 29 aprile fino a notte, faremo in tutta Italia un Internet Day: per ricordare le gesta di chi ci ha creduto per primo; e per prendere da lì tutto lo slancio necessario a chiudere la partita iniziata allora. Banda ultralarga, competenze digitali, servizi digitali per tutti: è ora di accelerare. Come fecero 30 anni fa”.
Mumble-mumble (ma chi è il “copy” di queste operazioni comunicazionali?): “chiudere la partita”?! “banda ultralarga”?! “competenze digitali”?”, “servizi digitali per tutti”?! Di grazia, ma… quale “partita”???
Siamo veramente stanchi: come cittadini, come ricercatori, come giornalisti. Anche il Governo Berlusconi ci ha riempito la testa, a suo tempo, di annunci di questo tipo. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ma come si può teorizzare di… “banda ultralarga”, allorquando le condizioni di navigazione cui è costretto l’italiano medio (cittadino o imprenditore che sia) sono semplicemente… miserabili?!
Ma quali “servizi digitali per tutti”, se anche la “cartella clinica elettronica” è ancora… una pia intenzione, come ha ricordato questa mattina Antonio Gaudioso, Segretario Generale di Cittadinanzattiva (unica voce lievemente dissonante), in occasione degli autocelebrativi (anche lì…) “Stati Generali della Ricerca Sanitaria”, promossi dalla iperattiva Ministra Beatrice Lorenzin (anche di questo scriveremo presto su queste colonne)?!
E precisiamo: è necessario ed opportuno precisare: chi scrive queste noterelle è convinto che il Governo Renzi abbia una sincera sensibilità in materia di “digitale” (e ciò è bene), ma ritiene che nel passaggio dalle “intenzioni” alle “azioni” emerga una gran quantità di errori (e ciò è male).
Deficit di strategia. Deficit di regia. Frammentazione di competenze. Dispersione di risorse.
Prevale l’annuncio roboante sull’azione concreta (razionale, organica, lungimirante).
L’“Internet Day” italiano è un’iniziativa nella quale crede comunque molto il Ministero dell’Istruzione, Ricerca ed Università, al punto tale che una decina di giorni fa è stata diramata una circolare che chiama le scuole a partecipare alle grandiose celebrazioni, organizzando eventi e momenti di studio per approfondire il ruolo di internet nella società.
Le scuole potranno segnalare i loro eventi sul sito di “Italian Internet Day” appunto, e potranno partecipare al concorso “#internetdayatschool” lanciato dalla Ministra Stefania Giannini per questa specifica occasione: le migliori tre proposte di attività, documentate attraverso un videoclip della durata massima di 180 secondi (da produrre secondo le modalità indicate nel regolamento), riceveranno un premio di 5.000 euro da destinare alla realizzazione di un “Internet Corner”, in uno spazio comune della propria scuola “o al pagamento del canone per la connessione a internet per un anno” (e già questo la dice lunga: ma perché le scuole debbono pagare la connessione al web, dato che esse stesse svolgono un servizio pubblico?! giriamo la domanda a Telecom Italia o a Fastweb, anzi – in questa “nuova fase” – ad Enel…).
Il Miur, per agevolarne l’ideazione da parte delle scuole, ha deciso di fornire anche un “kit” con alcune indicazioni: si va dalle attività di “Public Speaking”, attraverso le attività formative in partnership con Ted (www.tedxyouthbologna.com), alla campagna nazionale “I Super Errori” promossa dal consorzio Generazioni Connesse (www.generazioniconnesse.it), passando per “Internetopoli” (www.internetopoli.it), il gioco didattico multimediale che illustra agli studenti le tematiche più importanti legate al mondo di internet. Del kit fanno parte anche le attività di “Programma il Futuro”, iniziativa Miur-Cini per la promozione del “pensiero computazionale” (www.programmailfuturo.it)…
Infine, nel kit ministeriale, è stata inserita una iniziativa sulla “Dichiarazione dei Diritti in Internet”, il controverso (se non nei principi teorici, nella applicazione concreta) documento approvato dalla Commissione per i Diritti e Doveri relativi a Internet della Camera dei Deputati, tanto cara alla Presidente Laura Boldrini…
Nella sua nota su Facebook del 29 marzo, Matteo Renzi ci annunciava: “Ad aprile saremo pronti con il primo bando sulla banda ultralarga. Sarà il primo di una serie di bandi con i quali portare a tutti i cittadini entro il 2020 la connessione Internet ad alta velocità”.
Perbacco, Renzi ha scritto “tutti i cittadini” e “entro il 2020”.
Parole grosse. Impegno serio.
Attendiamo di leggere il bando.
Attendiamo di leggere il business-plan con il quale Governo ed imprese (Enel in primis) ci confermeranno, con dati alla mano (con il “cash”, canterebbe il buon rapper Marra), che non si tratta di un annuncio, ma di investimenti concreti.
Insomma: bello, incoraggiante, stimolante, seducente. Ma ancora… annuncio.
Ci auguriamo di non dover dar ragione al terribile “gufo” Marco Travaglio, che ha coniato un bel gioco di parole: secondo il famigerato iettatore, Matteo Renzi usa… “lanciare l’annuncio oltre l’ostacolo”. Ci metterà anche il cuore, Matteo, ma l’annuncio sembra prevalere. Ricordiamo che “lanciare il cuore oltre l’ostacolo” è la traduzione italiana di un motto di Baden Powell, il fondatore del movimento degli Scout. E ricordiamo che Renzi è stato uno di loro…
Ben venga l’ottimismo della volontà (anche se a noi piace restare nella cupezza del pessimismo della ragione), ma l’ottimismo ad oltranza può essere paradossalmente masochista e finanche letale: anche se si lancia il cuore (e non solo l’annuncio), e non si riesce a seguirlo, si finisce per perire… Ci auguriamo tutti che non sia questo il futuro dell’ennesimo piano per la “banda larga” in Italia.
Concludiamo parafrasando il titolo di un romanzo di Giovanni Storti (alias Giovanni del noto trio Aldo Giovanni & Giacomo) e Franz Rossi (pubblicato per i tipi di Mondadori): sempre più spesso, in Italia, ci sembra di assistere ad una… “seducente sospensione del buon senso”.
Clicca qui, per vedere il promo di “Login. Il giorno in cui l’Italia scoprì Internet”, Roma, 26 aprile 2016 (dal sito di RaiNews)