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ilprincipenudo. Immigrati nei media, cresce l’allarmismo

Angelo Zaccone Teodosi

La presentazione del 5° Rapporto “Carta di Roma”, giovedì 7 dicembre nella Sala “Aldo Moro” della Camera dei Deputati, ha rappresentato un’occasione per riflettere ancora una volta su una tematica che appare delicata e strategica, sia in termini sociali sia in termini politici, dato che sulle migrazioni, “sbarchi”, “ius soli”, annessi e connessi, si giocherà una partita importante della imminente competizione elettorale.

Due osservazioni preliminari: incredibile la totale assenza alla presentazione di parlamentari ed esponenti politici (che non ve ne fosse nessuno al tavolo di presidenza potrebbe essere precisa scelta degli organizzatori, ma non abbiamo notato nessuno nemmeno in platea, e si era nel cuore del Palazzo); deprimente la rassegna stampa sui quotidiani dell’indomani, con una ricaduta mediatica modesta, e due soltanto articoli sulla stampa nazionale (è anche vero che è stata concessa una sorta di anteprima a “la Repubblica” – con tanto di infografica – e ciò ha evidentemente mal disposto altre testate).

Il titolo del V Rapporto è sintomatico, “Notizie da paura”: in sostanza, la quantità di notizie dedicate ai migranti è in calo sui giornali ma cresce in tv, ma comunque aumenta la quantità di titoli urlati, ovvero… paurosi. Si potrebbe così sintetizzare: la paura fa ascolti, ma essa è spesso provocata da bufale non prontamente smentite, da toni allarmisti, da spettacolarizzazioni strumentali (anche attraverso il binomio distorcente “immigrazione-criminalità”). L’edizione V era stata intitolata “Notizie oltre i muri”.

Il “Rapporto” è realizzato dall’associazione Carta di Roma, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia e l’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, ed è finanziato dalla Chiesa Valdese, dall’United Nations Refugee Agency (Unhcr), e da Open Society Foundations (Osf), la fondazione promossa da George Soros (oggetto di rinnovate polemiche in questi giorni: Matteo Salvini ha sostenuto, per la Lega Nord, che il controverso finanziere ungherese sia uno dei registi occulti dei flussi immigratori dal Nord Africa verso l’Italia, finalizzati a destabilizzare il Paese, anzi l’Europa tutta…). Dei co-finanziatori, l’unico che rende di pubblico dominio l’entità del proprio contributo a Carta di Roma è la Chiesa Valdese (va dato merito ai valdesi di essere trasparenti nella gestione della quota dell’“8 per Mille” che i cittadini assegnano loro), ovvero 20.000 euro l’anno. Dal bilancio (2016) di Carta di Roma, emerge che il totale dei ricavi è di circa 80mila euro, di cui 22mila da Open Society, 20mila dal Dipartimento Pari Opportunità, 11mila da Unhcr, 10mila dall’Ordine dei Giornalisti

E già qui emerge una prima criticità: perché progetti di ricerca così importanti debbono essere affidate all’iniziativa privata?! Ovvero… perché nessun ministero italiano, nessuna istituzione pubblica, si è fatto carico del finanziamento di una ricerca di questo tipo?! Uno studio di questo tipo non rientra a pieno titolo tra i compiti dell’ormai evanescente Unar, ovvero dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziali, alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri?! E l’Autorità delle Garanzie nelle Comunicazioni, perché non si è fatta essa stessa promotrice di un’iniziativa simile?! E, ancora, che dire della Rai – Radiotelevisione Italiana spa?!

La seconda criticità è rappresentata dalla metodologia, che è certo codeterminata dalla limitatezza delle risorse disponibili per l’impianto della ricerca: in effetti, lo studio analizza soltanto 6 quotidiani e soltanto 7 telegiornali serali. I quotidiani sono “la Repubblica”, “Corriere della Sera”, “La Stampa”, “Avvenire”, “l’Unità”. I tg sono quelli di Rai, Mediaset, La 7. Si tratta senza dubbio di un “campione” significativo, ma certamente non rappresentativo dell’universo comunicazionale che caratterizza il nostro Paese. Una ricerca seria dovrebbe studiare molte altre testate, sia su carta sia su televisione, e soprattutto dovrebbe ormai studiare il web: incredibilmente, invece, la rete è completamente ignorata dal Rapporto “Carta di Roma”. Ed è proprio sul web che invece monta l’onda lunga dell’allarmismo e delle “fake news”…

Ulteriore deficit metodologico: come onestamente riconosciuto dalla stessa Paola Barretta (ricercatrice senior dell’Osservatorio di Pavia, e co-autrice, insieme a Giuseppe Milazzo, del “Rapporto”), nel campione utilizzato è stata considerata anche “l’Unità”, la quale ha interrotto le pubblicazioni ad inizio giugno 2017, e quindi la morte di questa testata potrebbe aver influenzato la complessiva analisi quantitativa, nello studio diacronico. Una domanda sorge spontanea: non potevano i ricercatori di Carta di Roma e dell’Osservatorio di Pavia procedere con una scrematura del campione affinché avesse caratteristiche omogenee rispetto a quello omologo dell’anno precedente?! Bastava, proporre anche una elaborazione che escludesse il quotidiano “fondato da Antonio Gramsci”…

Ciò premesso – ovvero con tutte le perplessità fin qui manifestate – due i dati essenziali: le notizie dedicate ai migranti sulle prime pagine dei quotidiani sono state nel 2017 (da gennaio ad ottobre) 1.087, corrispondenti al 29 % in meno rispetto all’omologo periodo del 2016. Aumenta, al contrario, la visibilità del tema nei telegiornali di prima serata: 3.713 notizie, quasi mille in più rispetto al 2016, con un incremento del 26 %.

Nel 2017, crescono comunque i toni allarmisti: se rappresentavano il 27 % dei titoli nel 2016, questa quota sale al 43 % nel 2016 (con un incremento di ben 16 punti percentuali nell’anno).

In sostanza, ben 4 notizie su 10 hanno caratteristiche “ansiogene” (battendo su tasti come la criminalità e le malattie…), ed il quotidiano “il Giornale” emerge come testata più ansiogena (è classificato come allarmista il 73 % dei suoi titoli sull’immigrazione). Il quotidiano della Cei – Conferenza Episcopale ItalianaAvvenire” detiene il record in assoluto di notizie dedicate all’immigrazione proposte in prima pagina (con 265 titoli), e con un trattamento mediale tra i più equilibrati e dialettici.

Ancora una volta, nutriamo la preoccupazione che anche fonti qualificate possano commettere degli errori di stima, di metodo, di valutazione: in assenza però di ricerche più accurate, non possiamo che fare riferimento alle rilevazioni di Carta di Roma. Prendiamo lo studio per quello che è: una comunque utile fotografia parziale delle tendenze che hanno caratterizzato un anno di racconto di migrazioni e minoranze. Ad oggi, l’unica fonte disponibile in Italia su questa tematica.

Il 2017 vede un ritorno alle notizie “urlate”, ai toni tesi ed alle parole stigmatizzanti, che veicolano, nel sistema dei media, la costruzione di stereotipi diffusi e dai contenuti, a volte, discriminanti. Complessivamente, i temi al centro dell’“agenda mediatica” per il 2017 – “ong” e “soccorso in mare”, “ius soli” e fatti di cronaca nera – rimandano a una narrazione problematica e spesso pregiudiziale del fenomeno migratorio.

Un dato emerge sintomatico della patologia in atto nel sistema mediale italiano: i migranti sono raramente protagonisti in prima persona del processo informativo: immigrati, migranti e profughi hanno voce nel 7 % dei servizi, ma restano di fatto ancora “invisibili”, se si pensa che, sul dato complessivo di tutti i servizi, inclusi quelli non riferiti al fenomeno migratorio, sono presenti in voce soltanto nello 0,5 % (leggasi: zero virgola cinque per cento) dei casi.

L’Associazione Carta di Roma è stata fondata nel 2011 per stimolare il confronto tra media, società civile, università, ed anche per dare attuazione al “protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione”, siglato nel 2008 dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (Cnog) e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi). L’efficacia dei “codici deontologici” nel nostro Paese è messa in discussione dai più, a fronte di un sistema di controlli discretamente lasco, e con le autorità preposte (Agcom, se del caso) che certo non brillano per attivismo.

La presentazione del “Rapporto” è stata aperta dal giornalista del Tg5 Pietro Suber, Vice Presidente di Carta di Roma, che ha ricordato come l’iniziativa sia nata allorquando l’attuale Presidente della Camera Laura Boldrini guidava (dal 1998 al 2012) l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati (Unhcr), giustappunto tra i co-promotori del progetto.

E’ poi intervenuto Giuseppe Giulietti, Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi), che ha ricordato come il passo tra le parole violente e le azioni violente possa essere breve, ed ha correlato l’encomiabile attività di Carta di Roma ad altre iniziative per la difesa della libertà garantita dall’articolo 21 della Costituzione, segnalando che stava giustappunto andando dal Ministro Marco Minniti per promuovere la costituzione di un “Osservatorio sui Cronisti Minacciati” (si ricordi che esiste dal 2008, “O2 Ossigeno per l’Informazione – Osservatorio promosso da Fnsi e Odg sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate”).

In effetti, nella stessa giornata è stato avviato il “Centro di Coordinamento delle Attività di Monitoraggio, Analisi e Scambio permanente di Informazioni sul fenomeno degli Atti Intimidatori nei confronti dei Giornalisti”: alla prima riunione del “Tavolo”, presieduto dal Ministro dell’Interno, Marco Minniti, hanno partecipato, oltre al Capo della Polizia Franco Gabrielli, il Segretario Generale e il Presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, ed il Presidente e il Segretario dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Carlo Verna e Guido D’Ubaldo. Da segnalare che, ad oggi, sono 19 i “dispositivi di protezione” attivati nei confronti di giornalisti, e 167 le “misure di vigilanza” adottate a tutela di rappresentanti degli organi di informazione, 90 gli episodi di intimidazione registrati tra gennaio ed ottobre, 73 le persone denunciate o arrestate nei primi 10 mesi dell’anno.

Il Presidente di Carta di Roma, Giovanni Maria Bellu (già direttore di “Left” e condirettore de “l’Unità”), ha sottolineato la correlazione tra l’incremento di notizie ansiogene e le tornate elettorali, ed ha riconosciuto che è stata adottata una linea forse troppo morbida, eccessivamente prudente, allorquando alcuni casi avrebbero potuto determinare sanzioni estreme, come la radiazione dall’Ordine dei Giornalisti. Non ha citato le testate che abitualmente “violano il codice deontologico”, ma il riferimento è quasi certamente a “il Giornale” e “Libero” e “La Verità”… Bellu è giunto alla fine del suo mandato quadriennale, ed ha passato il testimone al giornalista Valerio Cataldi, inviato Rai, per il Tg2 autore di inchieste e reportage sui temi legati al sociale (come droga e tossicodipendenze, psichiatria, carcere e mafie).

La parola è poi stata data al noto politologo-sociologo e sondaggista, Ilvo Diamanti (è editorialista de “la Repubblica” e Direttore Scientifico dell’istituto demoscopico Demos & Pi), che ha rimarcato una sorta di “normalizzazione” sulla stampa, ma non sulle tv, confermando che “l’ondata di paura genera ascolti”, e ricordando la figura del “Sottosegretario all’Angoscia” creata da Antonio Albanese (evocata in occasione della presentazione del saggio del suo collega Nando Pagnoncelli, “Dare i numeri. Le percezioni sbagliate sulla realtà sociale”, pubblicato nel maggio 2016 dalle Edizioni Dehoniane di Bologna). Diamanti ha sostenuto che “la vera novità di quest’anno è che siamo noi stessi… i nemici di noi stessi: siamo noi che li aiutiamo ad ‘invaderci’, ad occupare i nostri Paesi. Offrendo loro il miraggio dell’accoglienza, di una permanenza vantaggiosa a nostre spese. Per incapacità di comprendere, ma anche per interesse. In mezzo a tanta confusione, il Ministro Minniti interpreta l’Uomo Forte, capace di affrontare la minaccia che viene dagli altri. E di fermarla”. Dal punto di vista squisitamente mediologico, l’intervento di Diamanti non ci è però parso granché innovativo, ovvero all’altezza dei suoi scritti saggistici e giornalistici.

Il giornalista, conduttore e scrittore Corrado Augias ha proposto una lettura classica, di alto taglio storico-umanista, del fenomeno migratorio, sostenendo che le “parole dell’immigrazione” sono sostanzialmente le stesse che venivano applicate agli italiani durante la grande migrazione verso gli Stati Uniti, tra fine Ottocento ed inizio Novecento. E comunque una sorta di paura ancestrale verso gli “stranieri” è parte fondante della cultura italiana, delle infinite “invasioni” che il nostro Paese ha vissuto nel corso dei secoli e millenni: ha citato “li turche so’ sbarcati a la marina” (e ci piace qui rimandare alla bella canzone di Eugenio Bennato).

Denso e brillante l’intervento di Mario Morcellini, decano della mediologia italiana, intervenuto però in questa sede nel ruolo istituzionale di Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni: spogliandosi delle vesti di ricercatore che pure da molti anni studia il trattamento mediatico dell’immigrazione (basti citare le sue “Ricerca nazionale su immigrazione e asilo nei media italiani”, del 2009, nonché “Mister Media. L’immagine delle minoranze sulle reti televisive e radiofoniche italiane”, del 2012), ha sostenuto – rivolto con cortese polemica a Ilvo Diamanti – che in Italia “la ricerca non ha il coraggio di porsi domande radicali”, che dovrebbero essere poste a fronte di “processi di incattivimento che mostrano percentuali angosciose”. Si è domandato: “ma quale Paese può resistere, a fronte di questi stili narrativi??? questa emergenza determina il rischio di tenuta democratica!”. Il problema è rappresentato dalla “ampiezza, trasversalità, durata” del fenomeno patologico in atto. La televisione è compulsiva, ma è il web il luogo del peggior incattivimento. Si dovrebbero stimolare “nuovi modelli di narratività”.

Morcellini ha quindi passato la parola al collega Antonio Nicita, che è stato primo promotore, nell’autunno del 2016, di un “atto di indirizzo” Agcom rivolto ai giornalisti ed alle trasmissioni televisive, per trattare con equilibrio fenomeni come l’immigrazione. Il Commissario ha rimarcato che purtroppo “la politica” sembra ricordarsi del “pluralismo” (di quello politico, appunto, piuttosto che di quello sociale, non meno importante) soltanto nelle occasioni elettorali. L’obiettivo dell’iniziativa promossa da Nicita (è stato relatore della delibera n. 424/16/Cons) era “assicurare il più rigoroso rispetto dei principi fondamentali sanciti a garanzia degli utenti, affinché sia garantito nei programmi audiovisivi e radiofonici il rispetto della dignità della persona e del principio di non discriminazione, in particolare nella trattazione dei fenomeni migratori e delle diversità etnico-religiose” (vedi “Key4biz” dell’8 novembre 2016: “Immigrati sui media, immagine distorta in Italia”).

Ha sostenuto che Agcom in taluni casi è intervenuta: “qualche risultato si sta ottenendo”, ma evidentemente – osserviamo noi – non viene ritenuta degna di pubblico dominio una specifica relazione su questa delicata quanto importante attività di vigilanza, controllo, sensibilizzazione (non ve ne è cenno nemmeno nella “Relazione Annuale” dell’Agcom, presentata l’11 luglio 2017). Peraltro, leggendo i dati (per quanto parziali) del 5° “Rapporto” di Carta di Roma, a distanza ormai di un anno da quella delibera Agcom, non sembra emergere una situazione granché migliorata. In ogni caso, in assenza di un sistema adeguato di monitoraggio Agcom (temiamo non esista: comunque, se esiste, non è pubblico), è impossibile verificare ogni processo di retroazione, ovvero l’efficacia o meno dell’intervento dell’Agcom. Nicita ha comunque annunciato che l’Autorità ha deciso di “patrocinare” (e non anche sostenere economicamente?!) le attività di Carta di Roma (come dire?! “vedi supra”…) e di supportare l’attività “degli istituti di ricerca” che si dedicano a queste tematiche: ben venga, sarebbe ora. Ancora una volta, temiamo infatti che queste iniziative istituzionali, se non vengono dotate delle risorse strutturali adeguate, finiscano per correre il rischio di divenire enunciazioni di principio, teoriche dichiarazioni d’intenti, magari anche supportate da elaborazioni teoriche valide, ma… dalla modesta – se non nulla – ricaduta concreta: quale eredità fattuale ha – per esempio – lasciato la “Commissione Jo Cox” ovvero la “Commissione Parlamentare sull’Intolleranza, la Xenofobia, il Razzismo e i fenomeni di Odio Etnico”, tanto cara alla Presidente della Camera (vedi “Key4biz” del 20 luglio 2017, (Laura Boldrini contro i fenomeni di odio. 56 raccomandazioni (troppe) per ridurre l’intolleranza) ?!

Ultimo intervento quello di Vincenzo Morgante, Direttore della Testata Regionale Rai, che ha raccontato un episodio significativo: quando la sua testata ha raccontato – per sano dovere di cronaca – del caso di 40mila fedeli che si sono riuniti intorno ad una moschea a Roma, le redazioni sono state raggiunte da email e telefonate di protesta di decine telespettatori, che hanno accusato Rai di… promuovere la propaganda islamica e quindi terroristica. Ciò basti.

Il “Rapporto” di Carta di Roma è senza dubbio uno strumento prezioso di conoscenza, e, soprattutto, di stimolazione a studiare meglio il fenomeno migratorio, affinché sia i media sia le istituzioni possano trattarlo con maggiore equilibrio: c’è veramente ancora molto lavoro da fare.

Chi redige queste noterelle segnala che verrà presto presentato il progetto di ricerca e promozione “Osservatorio Culture Migranti” (da cui l’acronimo “Ocm”), iniziativa dell’IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale in partenariato con la Fondazione Migrantes della Cei: tra gli obiettivi dell’iniziativa, vi è anche lo studio dell’immagine – cioè il trattamento mediatico – dei migranti in Italia, oltre che lo studio dell’immaginario dei migranti rispetto al nostro Paese, dei loro consumi culturali e mediali, e – ancora – delle loro attività culturali, anche rispetto al progetto speciale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Mibact) “MigrArti – Spettacolo e Cinema”, i cui novelli bandi per il 2018 sono stati perfezionati il 1° dicembre scorso (sono a disposizione fondi pubblici per 1,5 milioni di euro per attività cinematografiche, teatrali, musicali di approccio interculturale).

Si lamenta, infine, che non sia stata resa disponibile sulla Web Tv della Camera dei Deputati la videoregistrazione del “Rapporto” di Carta di Roma (è stata seguita soltanto la prima e la seconda edizione, nel dicembre 2013 e del 2014). L’evento non è stato seguito nemmeno da Radio Radicale e non è comunque disponibile su web, neanche sul sito web di Carta di Roma: perché?!

Clicca qui, per “Notizie da paura. Quinto rapporto Carta di Roma 2017”, presentato alla Camera dei Deputati il 7 dicembre 2017.

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