Come avevamo preannunciato ieri su queste colonne (vedi “Key4biz” del 19 novembre, “Papa Francesco: ‘Amare il proprio nemico’”), l’intervento di Dario Edoardo Viganò, formalmente Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Curia Romana ovvero della Santa Sede ma sostanzialmente Ministro delle Comunicazioni del Vaticano, si è confermato un sasso lanciato nelle acque stagnanti di coloro che hanno interesse a lasciare le cose come stanno: il conservatorismo del sistema mediale italiano è estremo, così come la debolezza nella capacità (e volontà) di innovazione, e quando qualcuno segnala che “il principe è nudo” (ci si consenta… l’autocitazione, dato il titolo di questa rubrica) merita il plauso, e l’augurio di diffuse emulazioni.
Le critiche al sistema sono rare in Italia, e spesso emarginate dal dibattito. In verità, nel nostro Paese non s’è mai veramente sviluppata una “mediologia critica”.
Ci si è assuefatti a tutto: conflitto di interessi, duopolio e poi triopolio televisivo, integrazioni verticali ed orizzontali, concentrazioni, assenza di controlli, deficit dei sistemi sanzionatori. E, quando ci sono, leggi e regolamenti sembrano essere scritti sulla sabbia, anzi sull’acqua…
L’intervento di Viganò in occasione della 30ª Conferenza Internazione sulla Salute, promossa dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (intitolata “La cultura della salus e dell’accoglienza al servizio dell’uomo e del pianeta”) ha proposto una lettura critica, pacata ma severa, delle distorsioni – anzi delle patologie – del sistema mediale, osservato da due punti di vista: tecnologico e comunicativo.
Già intitolare una relazione “L’inquinamento informativo e tecnologico” sembra quasi una dichiarazione di guerra, rispetto all’“establishment” conservatore del sistema ovvero ai “poteri forti”, che continuano da anni, anzi da decenni, a ritenere evidentemente l’Italia “il migliore dei mondi possibili”, con una capacità di autocritica ed una vocazione al cambiamento che tende a zero: questo conservatorismo strutturale riguarda tutti i settori dei media e della cultura, tutte le industrie culturali e creative italiane, dalla televisione al cinema, dallo spettacolo dal vivo all’editoria. Una infinita vischiosità, una terribile stagnazione.
Non esistono strutture di “mediawatching” in Italia, né soggetti che cerchino di proporre letture critiche, organiche e continuative, rispetto alle tante patologie del sistema culturale nazionale. Se qualche critica viene manifestata da soggetti della società civile come Articolo 21 ed Aiart, la loro voce appare veramente fievole, azzerata da un infinito e crescente rumore di fondo.
Stupisce che debba essere uno… Stato estero – ci si consenta la battuta – a denunciare che esiste, anche in Italia, un problema di “inquinamento” del sistema: non lo denuncia l’Agcom, lo denuncia… il Vaticano! L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nel mentre, sonnecchia, ovvero garantisce la riproduzione dell’esistente.
La lettura critica proposta da Viganò è alta (ovviamente va ben oltre la dimensione della “provincia” italica), e prende spunto dall’Enciclica “Laudato Si’” di Papa Francesco, che concentra l’attenzione sulla necessità di “ripensare la custodia del creato” ovvero “la cura della casa comune”, e di combattere gli effetti negativi derivanti dalla cattiva utilizzazione delle risorse, come l’inquinamento ed il degrado.
“Inquinamento” e “degrado” che si riscontrano anche nel sistema culturale e mediale.
Viganò pone l’esigenza di mettere in discussione concetti come “progresso” e “sviluppo”, che vengono spesso dati per scontati – “positivi” in sé – in un’interpretazione suddita della conservazione dell’esistente (e – aggiungiamo noi – subordinata alle logiche del sistema liberal-capitalista): “Essi si applicano indiscriminatamente a tutto, con criteri che vanno da una ‘pseudo innocenza’ alla complicità, passando per la propria comodità, confort e convenienza, indipendentemente di qualsiasi responsabilità, personale o sociale”.
In materia di tecnologia e comunicazione, “ci si presenta il progresso tecnologico e lo sviluppo comunicativo come una realtà sempre e comunque positiva, senza tenere conto né della formazione, né dell’utilizzo, né dei limiti, né dei rischi e problemi. Essi ci si presentano in un progredire senza controllo, pianificazione ed orizzonti, senza relazioni ne prospettive, si evolve, ma non si sa verso cosa. Prova di questo le troviamo in pensieri del tipo postumanista o transumanista”.
Viganò ha affrontato dapprima “l’inquinamento tecnologico”, inteso come criticità complessiva dell’elettromagnetismo rispetto alla salute psico-fisica dell’individuo. La pericolosità, effettiva e latente, della infinita ed onnipresente strumentazione elettronica che ci avvolge non è oggetto – se non in rari casi (ricordiamo alcune puntate del magazine televisivo “Report” della pugnace Milena Gabanelli) – di campagne giornalistiche, informative e critiche, e di sensibilizzazione istituzionale.
Per quanto esista evidenza scientifica limitata di cancerogenicità e di altre malattie per gli esseri umani, la questione è importante quanto delicata. È evidente che i produttori di “hardware” o i padroni delle “reti” hanno tutto l’interesse a minimizzare i rischi e la pericolosità, ma forse le istituzioni preposte (il Ministero della Salute in primis, ma anche l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) dovrebbero farsi carico di attività di più intenso ed accurato monitoraggio tecnico e di adeguata informazione alla collettività, per una opportuna sensibilizzazione.
La parte della relazione dedicata all’“inquinamento comunicativo” è certamente di particolare interesse, per la comunità dei lettori di “Key4biz”. Sostiene Viganò: “L’inquinamento comunicativo ha il suo origine nei limiti normali delle persone, ma anche nella paura della verità, negli interessi di parte, nell’egoismo e la cupidigia, nella sete di potere e dominio, o semplicemente nello stabilire un finto dialogo che è un monologo, dove l’altro si converte in un semplice ricettore della nostra informazione, l’incontro si convertono in una successione di monologhi tra persone che non si ascoltano, non valutano ciò che l’altro dice, e persino si squalificano, stando presenzialmente con uno ma in relazione virtuale con un altro”.
Il Prefetto ha proposto la metafora di due giovinetti che vanno a cena: in verità, a cena non sono in due, bensì in quattro (in almeno quattro!), a causa dei “device” comunicazionali da cui non si separano (e che invece finiscono per paradossalmente “separare” ovvero isolare gli individui, anche all’interno della coppia!).
“Siamo invasi in ogni momento da un fiume d’informazioni, che, da una parte, è impossibile seguire e processare, e, dall’altra, interrompono qualsiasi momento e attività con l’arrivo permanente di messaggi di ogni genere”, sostiene Viganò.
Siamo sommersi da una sovrabbondanza di messaggi e da un continuo rumore di fondo: questa “overdose” produce riduzione di senso, frammentazione di significato, indebolimento della personalità (ovviamente questa degenerazione non riguarda tutti gli individui, ma soprattutto – e sono i più – coloro che non hanno strumenti critici di interpretazione della realtà).
L’Italia è uno dei Paesi al mondo più arretrati in materia di “media education”, e la scuola finisce per delegare alle famiglie un ruolo che spesso i genitori (per loro limiti culturali) non sono in grado di svolgere. Un’annotazione da esperienza personale: quando chi redige queste noterelle ha proposto alle maestre della scuola materna che frequenta la propria bimba (cinque anni e mezzo) l’opportunità di una “lettura critica” di cartoni animati come le “Winx” o finanche “Peppa Pig”, le insegnanti hanno rimarcato come ciò non fosse previsto dai programmi educativi, e si sono liberate la coscienza sostenendo che si tratta di compito che spetta alle famiglie…
Viganò identifica alcune conseguenze dell’assetto attuale del sistema: “il bombardamento con dei messaggi sconnessi ed eterogenei (rumore); il disordine negli interventi (caos); l’aggregazione di informazione non pertinente o banale (frivolezza); le menzogne, le mezze verità, l’informazione tendenziosa e parziale (inganno); la pseudo-scienza; le squalificazioni e gli insulti; l’esclusione di alcuni partecipanti direttamente coinvolti…”.
Anche se non lo è, sembra una fotografia della televisione italiana (Rai inclusa)!
Viganò identifica nel messaggio del Pontefice il percorso per superare “l’inquinamento” comunicativo: “È proprio nel ristabilimento della persona umana, nella sua dignità, nella sua singolarità, nella sua realtà che si può superare l’“inquinamento comunicativo”, perché nella valorizzazione della persona si trova l’equilibrio del “quanto”, del “quando”, del “dove” l’informazione è utile e costruisce l’uomo e la società.
Ci piacerebbe che tesi così critiche venissero fatte proprie anche da un Ministro della Repubblica Italiana: ciò rappresenterebbe una salutare scossa rispetto all’assetto conservatore del sistema.
La relazione che ha chiuso la prima giornata della 30ª Conferenza Internazione sulla Salute promossa dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari è di tutt’altro tenore, ma non meno sconfortante – anzi inquietante – della denuncia di Viganò: l’ha presentata, con apprezzabile tecnicismo e buone capacità di esposizione, Ranieri Guerra, che è Direttore Generale della Dg della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute.
Il titolo della relazione – “Prevenzione di patologie virali e batteriche legate ai cambiamenti ambientali” – appariva… asettico, e ci aspettavamo un intervento tecnico, specialistico, finanche noioso: tutt’altro. Guerra ha invece proposto una fotografia delle prevedibili conseguenze dei radicali cambiamenti ambientali in atto… degna di un convinto catastrofista!
Eppure si tratta di un direttore generale non eccentrico né provocatore.
Ascoltando la sua relazione (ricchissima di dati e di analisi), si matura una sensazione di profondo sconforto e di enorme preoccupazione. I rischi, anche per la popolazione italiana, sono veramente dietro l’angolo.
Gli equilibri ecologici del pianeta sono sconvolti e producono una serie di fenomeni, in parte prevedibili ed in parte imprevisti. Vi sono numerose malattie infettive emergenti, che sono il risultato delle interazioni tra la rapida evoluzione degli agenti infettivi ed i cambiamenti dell’ambiente, così come dei movimenti di popolazione con il collasso dei sistemi sanitari di provenienza. Anche malattie che diamo per scontato siano debellate non lo sono e, in alcuni Paesi, producono effetti terribili: per esempio, la penetrabilità della malaria in Zimbawe avrà livelli incredibili, nell’arco di pochi decenni…
La prima slide di Guerra (una “slide” lontana anni-luce delle slide di approccio… renziano) è già essa tutta un programma: la criticità principale non è soltanto il riscaldamento continuo del pianeta, “ma la crescente instabilità del clima, con il moltiplicarsi di condizioni estreme, oscillazioni più ampie e frequenti, con uragani, inondazioni, frane, siccità, incendi drammatici, il cui impatto è valutabile in termini di vite umane perse, insicurezza alimentare, danni al patrimonio naturale e urbanistico, alterazione della biodiversità”.
Tra le soluzioni possibili per contrastare i disastri in atto, Guerra identifica le potenzialità della conoscenza: “sistemi informativi e di sorveglianza basati su web con geolocalizzazione e analisi per tematismo”, aventi come “driver principale il cambiamento climatico e l’induzione di variabili nella distribuzione delle patologie”; “BioMosaic, grande hub di integrazione di dati epidemiologici, anagrafici e demografici (umani, animali e ambientali) per analisi retro e prospettiche, con l’obiettivo di mappare e quantificare il rischio e la predizione epi e pandemica”. Come dire?! Il “digitale” ci verrà in aiuto???
A conclusione del suo intervento, abbiamo chiesto a Guerra se la Ministro Lorenzin ha piena coscienza di queste dinamiche invero preoccupanti, e se il dicastero ha messo in atto tutte le strategie necessarie per contrastare i fenomeni in atto.
Abbiamo anche domandato a Guerra se “Key4biz” poteva pubblicare la sua relazione. Nel concederci questa esclusiva, il Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute ha voluto precisare: “La realtà è quella documentata. La Ministro prospetta i rimedi che la politica lungimirante propone per evitare una situazione che, in assenza di interventi, per l’appunto, andrebbe in maniera probabilistica e non predittiva verso quanto ho presentato. Non c’è dubbio che la Ministro abbia disposto in questo senso, e che la nostra situazione rispetto a quella globale sia assai meglio posizionata. È altrettanto vero che eventi su scala globale non possono non avere impatto anche su un Paese come il nostro, piccolo e incastrato in un contesto fragile come quello mediterraneo”.
A fronte del nostro allarme, Guerra ci precisa: “Non veda notizie o polemiche dove non ne esistono. Io sono totalmente allineato sulle posizioni della Ministro, a cui fornisco le evidenze dettagliate che riguardano il mio ambito di competenza. Non spetta a me decidere, ma solo di informare e documentare il decisore, mettendo poi in atto quanto per l’appunto disposto. La presentazione rappresenta il punto di vista individuale del ricercatore, ovviamente”.
Ringraziamo il Dottor Guerra per l’accurata (elegante e diplomatica) precisazione, nella infinita dialettica – molto italiana – tra “l’Amministrazione” e “la Politica”. Noi crediamo che le “notizie” ci siano, e forse non è questa la sede per valutare se è opportuno promuovere “polemiche” o meno: queste stanno – evidentemente – alla coscienza di ognuno di noi, dei partiti politici, delle associazioni della società civile… In verità, il tenace “pensiero positivo” della Lorenzin (che pure abbiamo avuto occasione di apprezzare, in talune occasioni, anche su queste colonne) ci preoccupa un po’, a fronte di analisi di questo tipo.
Da cittadini, da giornalisti, da ricercatori, qui ci limitiamo a segnalare una sensazione di grandissima preoccupazione, e l’esigenza di una maggiore diffusione di questi dati e analisi e previsioni. Se queste informazioni fossero oggetto di pubblici dibattiti sui media “mainstream” (ed il pensiero va naturalmente alla Rai ed alle sue tante inadempienze rispetto alla missione di servizio pubblico), crediamo che stimolerebbero nell’opinione pubblica anche una migliore presa di coscienza, in generale e specificamente rispetto alle scelte da assumere… nel segreto della cabina elettorale. E rimandiamo anche alla relazione di Monsignor Viganò, rispetto all’esigenza di un sistema mediale che sappia assumere atteggiamenti critici rispetto alle interpretazioni della realtà.
Comprendiamo che la Ministro Lorenzin possa decidere di assumere atteggiamenti di estrema prudenza, onde evitare dinamiche di isteria collettiva, ma riteniamo che la collettività debba essere informata con cura ed attenzione delle molte “mine vaganti” virali e batteriologiche (naturali e non terroristiche), che possono andare a sconvolgere radicalmente – per oltre gli attentati dell’Isis – le nostre quotidianità, nell’arco di pochi anni…
La coscienza del rischio di un disastro “a breve” (o fosse anche nel medio periodo) può stimolare flussi elettorali diversi da quelli che si registrano in Italia da molti anni, ed innescare un cambiamento radicale nelle strategie di governo: per esempio, forse i danari allocati dal Governo Renzi per gli F35 potrebbero essere destinati – almeno in parte – al rafforzamento delle politiche di prevenzione sanitaria così come alla migliore sensibilizzazione della collettività su queste delicate tematiche…
- Clicca qui, per scaricare l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato Si’” (24 maggio 2015)
- Clicca qui, per scaricare la relazione di Dario Edoardo Viganò (Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Città del Vaticano), “L’inquinamento informativo e tecnologico” (19 novembre 2015)
- Clicca qui, per scaricare la presentazione di Ranieri Guerra (Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute), “Prevenzione di patologie virali e batteriche legate ai cambiamenti ambientali” (19 novembre 2015)