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ilprincipenudo. Il Miur contro il cyberbullismo (ma perché senza la Rai?)

Angelo Zaccone Teodosi

Ci risiamo: un’altra commendevole iniziativa, che si affianca ad una pluralità di interventi, sganciati uno dall’altro, senza una regia strategica. È in questo contesto che può essere posizionata un’altra bella iniziativa promossa dal dicastero certamente più attivo in materia di contrasto al “bullismo”, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica – Miur (anche se riteniamo che la competenza in simili materie dovrebbe essere condivisa con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e con il Ministero della Salute: vedi… infra!).

Nella eterodossa location romana del “Guido Reni District” (ex caserma posizionata di fronte alla sede del Maxxi – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, spazio rifunzionalizzato a scopi culturali per decisione della Cassa Depositi e Prestiti ed affidato all’agenzia di pubblicità Ninetynine), il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca ha presentato la prima “Giornata nazionale contro il bullismo”, intitolata “Un Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo”: si tratta di un progetto di sensibilizzazione culturale contro un fenomeno la cui diffusione pone quesiti inquietanti sul futuro dei nostri sistemi sociali. Tra bullismo fisico e bullismo immateriale, parrebbe che un terzo dei giovani italiani abbia affrontato questa grave dinamica psico-sociale.

La fenomenologia del bullismo è sempre più agita ed amplificata dal web, ovvero da un uso incontrollato dei “social network”. Ne abbiamo scritto ieri su queste stesse colonne, a proposito dell’iniziativa promossa da Telefono Azzurro presso la Camera dei Deputati (vedi “Cyberbullismo: imporre il riconoscimento dell’età del bambino in Rete”).

Il Miur, nell’economia dei progetti gestiti dal consorzio Generazioni Connesse, sviluppa una serie di encomiabili attività di informazione, educazione, prevenzione, sia a livello territoriale (nelle scuole), sia a livello mediale (attraverso vari canali). Attività sviluppate dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione. Il consorzio Generazioni Connesse è l’ente attuatore del “Piano nazionale per la prevenzione del bullismo e del cyber bullismo a scuola” (che è stato presentato il 3 ottobre 2016 dalla ex Ministra Stefania Giannini). Il consorzio cura anche il Safer Internet Centre italiano, co-finanziato dalla Commissione Europea. A seguito della “call to action” per l’anno scolastico 2016/2017, sono stati finanziati progetti per 2 milioni di euro. Non poco, ma un budget certamente insufficiente per dare un respiro strategico di almeno medio periodo ad una campagna di comunicazione istituzionale.

Questa mattina, in concomitanza con la quattordicesima edizione del “Safer Internet Day”, un migliaio di studenti sono stati invitati a partecipare ad una kermesse sotto forma di “talk show”, che ha avuto come protagonista principale la Ministra Valeria Fedeli, e come conduttore la “ex Iena” Pablo Trincia, mentre in contemporanea si svolgevano diversi laboratori, a cura di una pluralità di soggetti, tra cui la Polizia della Comunicazione, Save the Children e Telefono Azzurro.

In particolare, è stato presentato lo spot che andrà in onda su Rai ed altri canali televisivi (Mediaset, Sky, La7, Discovery, Mtv) da questa sera, intitolato “Un Nodo Blu” ed interpretato da Ambra Angiolini. Si tratta di una iniziativa di “comunicazione istituzionale” che vorrebbe far comprendere che chi non denuncia i fenomeni di bullismo se ne rende di fatto corresponsabile. Il filmato ci sembra in verità inadeguato e inefficace, perché rimane impressa nella mente dello spettatore soprattutto l’immagine sorridente e beffarda del bulletto di turno, e non il severo (?!) rimprovero da parte della “Maestra Ambra” ovvero “rimanere indifferenti equivale ad essere complici”… Non sono stati resi di pubblico dominio i “credits” dell’iniziativa, e nel comunicato stampa ministeriale si legge soltanto che è stato “ideato con la collaborazione delle studentesse e degli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Sandro Pertini” di Alatri”…

Questa nostra osservazione critica stimola un quesito più generale sulle forme e modi della “comunicazione istituzionale” italiana: esiste una “cabina di regia” (in questo caso, l’espressione non è metaforica) che studia, con le tecniche adeguate, il miglior modo per veicolare alla popolazione italiana messaggi di interesse pubblico? L’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi ci aveva abituato alla… “teoria e tecnica delle slide”, ma per quanto riguarda la “comunicazione audiovisiva”, ci sembra di essere ancora veramente… all’anno zero!

La narratività delle istituzioni pubbliche italiane evidenza una scarsa conoscenza dei fondamenti della comunicazione audiovisiva.

L’odierna iniziativa del Miur conferma peraltro quella tendenza al “policentrismo”, che tante volte, abbiamo denunciato anche su queste colonne: su tematiche di comune interesse, i ministeri italiani non comunicano abbastanza tra loro (ovvero non comunicano proprio), ed i cosiddetti “tavoli interministeriali” (quando esistono…) non producono gli auspicabili risultati di convergenza e sinergia.

Nei partenariati delle iniziative (quando esistono…), si registrano poi clamorose assenze ed inspiegabili latitanze: il caso odierno ne è l’ennesima riprova. Come è possibile che la Rai, il “public service media” italiano, non sia stato coinvolto attivamente nella ideazione, realizzazione e sviluppo di quella che vorrebbe essere una iniziativa di lungo respiro e ad ampio raggio, ovvero una campagna nazionale di comunicazione sociale?!

Un tentativo interessante, ma troppo timido, di convergenza tra Miur e Rai è stato presentato qualche mese fa: si è trattato del programma di Rai2 ““#Maipiùbullismo” (condotto da Pablo Trincia, appunto) andato in onda, per quattro puntate, dal 23 novembre 2016, affiancato da altre iniziative di comunicazione. “#Maipiùbullismo” (format internazionale che ha avuto grande successo nei Paesi Bassi ed in Belgio: clicca qui per vedere i quattro episodi su “RaiPlay”) si è posto come il primo “social coaching” televisivo, pensato non solo per raccontare e denunciare, ma per aiutare i ragazzi vittime di bullismo a uscire dall’isolamento, trovando soluzioni, interagendo con l’ambiente circostante e seguendone il “follow up”. Bene, ma si può e si deve fare di più.

Incredibile, poi, il non coinvolgimento attivo dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) in questo tipo di iniziative, allorquando l’attività di “vigilanza” potrebbe avere maggiore efficacia anche attraverso opportune iniziative di informazione, comunicazione e prevenzione.

A proposito di policentrismi e di sempre latente rischio dispersione di risorse, questa mattina la piccola e fragile Autorità Garante (un’altra “authority”!!!) per l’Infanzia e l’Adolescenza (meno di 2 milioni di euro il budget annuo, e ciò basti a farne comprendere la inevitabile debolezza strutturale), ha presentato una sua iniziativa di sensibilizzazione sul tema “bullismo” (un’altra…), sempre nel contesto della giornata e della kermesse promosse dal Miur, avvalendosi di una giovane “testimonial”, una delle attrici della serie televisiva Rai “Un Medico in Famiglia”, Domiziana Giovinazzo.

La mattinata è stata conclusa dall’intervento del regista Ivano Cotroneo (non previsto nella scaletta del programma), che ha presentato un resoconto del bel progetto di sensibilizzazione culturale sviluppato intorno al film… adolescenziale “Un Bacio”, da lui diretto nel 2016 (Cotroneo ha diretto tra l’altro anche “La kryptonite nella borsa”). A partire dal film, si è sviluppato “Un Bacio Project”, con proiezione nelle scuole e correlate attività di dibattito. Il film, al di là della normale circuitazione “theatrical”, ha registrato 30mila spettatori nelle scuole. Anche quest’iniziativa, in sé certamente apprezzabile, ci sembra sganciata da un progetto organico complessivo, inteso come “comunicazione integrata”.

Non staremo qui a sostenere che i Ministeri debbano avvalersi delle migliori multinazionali della pubblicità (anche perché ci sono primarie eccellenti agenzie tutte italiane!) per sviluppare progetti di comunicazione integrata, ma ci domandiamo se è questo il sistema migliore per promuovere iniziative di sensibilizzazione così importanti.

Esiste un… “censimento” delle tante iniziative promosse nell’ambito del “Safer Internet Day”?! Esiste un… censimento delle iniziative istituzionali – a livello nazionale, regionale, locale – in materia di lotta al bullismo ed al cyberbullismo?! Qualcuno, a livello istituzionale, si è posto il quesito sulla esigenza di una razionalizzazione di questa pluralità di interventi pubblici?

Non ci stancheremo di ripeterlo: crediamo che il policentrismo rappresenti senza dubbio una ricchezza socio-culturale dell’Italia “dei mille campanili”, ma in epoca di globalizzazione e digitalizzazione pervasive, la “mano pubblica” deve ormai interrogarsi sull’esigenza di mettere “a sistema” i tanti interventi, per evitare il rischio sempre latente di frammentazione delle iniziative e di dispersione delle risorse. Il rischio di velleitarismo è sempre in agguato dietro l’angolo.

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