L’iniziativa “Roma è cultura. Creatività per lo sviluppo”, che si è tenuta ieri giovedì 4 febbraio nell’Aula Magna del Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc), la scuola di eccellenza per l’alta formazione nelle professioni del cinema e dell’audiovisivo, merita attenzione per due fattori, uno “ambientale” e l’altro “politico”: crediamo che mai s’era vista una riunione squisitamente politica, oggettivamente di parte, ospitata in un luogo come il Centro, che pure dovrebbe essere assolutamente “super partes”, rispetto alle ideologie; nonostante questo vizio “formale” (immaginiamo una qualche interrogazione parlamentare da parte di esponenti del centro-destra), abbiamo assistito a quattro ore di stimolante dibattito sulla politica culturale, tra il livello nazionale ed il livello “locale”, dato che l’oggetto era sì una riflessione sulla situazione della cultura a Roma, nella già avviata campagna elettorale per l’elezione del Sindaco, ma inevitabilmente i due livelli (nazionale/locale) si intrecciano.
L’iniziativa è stata voluta da Francesco Rutelli e dall’associazione che ha promosso, “La Prossima Roma”, che intende porsi come “laboratorio” politico, ma in verità si ha ragione di ritenere anche come “lista civica” in fieri (che andrà a sostenere uno dei candidati a Sindaco).
La tesi annunciata è stata: “Per tornare tra le città all’avanguardia nel mondo e far funzionare bene la normalità quotidiana, ci vuole una grande squadra”.
E, di fatto, Rutelli, con la collaborazione di Gian Paolo Manzella, politico di professione (Vice Presidente della Commissione Affari Comunitari e Internazionali, Cooperazione tra i Popoli e Tutela dei Consumatori della Regione Lazio, guidata da Nicola Zingaretti), ma anche studioso di politiche dell’innovazione ed appassionato di “start-up” culturali, ha chiamato “a corte” una trentina di bei cervelli, operatori del settore, organizzatori culturali, e finanche ricercatori…
Giovani e meno giovani: energie fresche ed esponenti della vecchia guardia…
Francesco Rutelli ha rivendicato di essere stato tra i primi in Italia ad aver stimolato una estensione del “perimetro” del sistema culturale, avendo promosso, quando è stato Ministro dei Beni e delle Attività Culturali (con delega al Turismo), dal 2006 al 2008 (Governo Prodi), successore di Rocco Buttiglione e predecessore di Sandro Bondi, il primo “Libro Bianco sulla Creatività”, diretto dal compianto Walter Santagata.
Questo rapporto di ricerca ha senza dubbio fornito un contributo concreto a far comprendere anche in Italia come la “cultura” debba essere considerata un sistema segnico-economico globale, che va dai musei al design, dalla letteratura all’audiovisivo.
Purtroppo quell’esperienza di ricerca non sembra essere stata metabolizzata al meglio dai ministri successivi, e, a distanza di quasi dieci anni, si sente l’esigenza di uno studio approfondito, che vada ben oltre i tentativi frammentari promossi negli anni da soggetti come Symbola e Federculture.
Dovrebbe essere il Ministero, e non i privati, a promuovere iniziative di ricerca approfondita, di monitoraggio continuativo e di studio strategico delle politiche e le economie della cultura.
E, invece, si procede con cognizioni parziali e frammentarie.
Economisti della cultura come Pietro Valentino (direttore della rivista “Economia della Cultura”), Alessandro Leon (Cles) e Alessandro Rinaldi (UnionCamere) hanno evidenziato le contraddizioni di Roma, che non emerge proprio nelle classifiche internazionali sulle industrie culturali e creative, nonostante possa vantare “numeri” importanti in termini di occupati e fatturato (su questi numeri, sia consentito manifestare qualche perplessità metodologica, ma non è questa la sede per una serena contestazione di dati che talvolta sono frutto di classificazioni settoriali e “merceologiche” incerte ed opinabili).
Quel che emerge subito è l’assenza di una logica “di sistema”, di politiche settoriali interagenti, e l’estrema frammentazione degli interventi: insomma, le stesse patologie che caratterizzano il (non) “sistema Italia”.
Al tempo stesso, alcuni indicatori dell’offerta sono veramente inquietanti: deprime osservare come, nell’arco di pochi anni, siano state chiuse a Roma oltre 50 librerie e oltre 70 schermi cinematografici!
Sarebbe interessante conoscere la dinamica a livello nazionale, regionale, locale, ma – ahinoi – temiamo che né Mibact né Siae dispongano di un dataset adeguato…
In relazione al cinema, sono intervenuti Giampaolo Letta (Medusa), Andrea Purgatori (100autori) e Roberto Cicutto (Istituto Luce Cinecittà), che hanno manifestato complessivamente un apprezzamento positivo nei confronti del disegno di legge Franceschini di riforma del cinema, pur con qualche rilievo critico.
Purgatori ha segnalato come si continuino a considerare “gli autori” in modo inadeguato, nella gestazione politica di questi provvedimenti normativi, che intervengono sì anzitutto nell’industria, ma che certamente vanno a modificare l’assetto anche creativo ed estetologico del sistema.
Anche su queste colonne (vedi “Rivoluzione Cinema: ma come saranno allocate le risorse?” su “Key4biz” del 29 gennaio 2016), abbiamo segnalato come il ddl Franceschini abbia avuto una gestazione nella quale son state coinvolte soltanto le associazioni imprenditoriali (Anica ed Apt) ed i “poteri forti” del broadcasting (Rai, Mediaset, Sky…), senza un ruolo attivo delle associazioni degli autori e dei professionisti e tecnici del cinema e dell’audiovisivo…
Purgatori, in particolare, ha proposto che Rai scelga Cinecittà come “location” privilegiata delle proprie produzioni di fiction: sarebbe tanto semplice, e molte buone ragioni conforterebbero una simile scelta, ma nulla si muove in tal senso.
Giampaolo Letta ha ricordato come sia stato proprio Rutelli ad aver voluto l’introduzione in Italia di strumenti di agevolazione fiscale come il “tax shelter” ed il “tax credit”: il tax credit ha determinato una iniezione di risorse sane (intese come regolate dal mercato) nell’intero sistema cinematografico italiano (anche se ci domandiamo ancora quale sia stato il vero risultato finale, in perdurante incredibile assenza di valutazioni di impatto da parte del Mibact…).
Sono poi intervenuti alcuni politici, tutti schierati a sinistra, ovvero in area Pd: Ranucci, Bonaccorsi, Morassut.
Se il senatore Raffaele Ranucci (Commissione Lavori Pubblici) ha rivendicato che il “modello Roma” – con cui ci si riferisce generalmente all’esperienza delle giunte di centro-sinistra, con i sindaci Francesco Rutelli e Walter Veltroni – ha promosso un salto di qualità, pur con qualche errore, ed uno sviluppo che è stato poi frenato, la deputata Lorenza Bonaccorsi (Responsabile nazionale Cultura e Turismo del Pd, nonché Presidente del Pd del Lazio) ha lamentato come non si riesca a mettere “a regime” un patrimonio culturale metropolitano che è oggettivamente molto ricco (ha citato il caso di spazi e strutture come l’Apollo 11 all’Esquilino ed il cinema America a Trastevere).
Il candidato Pd a Sindaco Roberto Morassut (si scontrerà con il renziano Roberto Giachetti) ha denunciato l’incapacità di Roma ad accedere ai fondi europei, senza i quali è impossibile sviluppare progetti di ampio respiro, soprattutto in ambito culturale: Morassut ritiene sia questa la priorità in materia di politiche culturali.
Dopo questi interventi politici, sul palcoscenico si sono avvicendati decine di giovani (e talvolta meno giovani), con un florilegio di interventi stimolanti, che hanno evidenziato – semmai ve ne fosse necessità – un grande policentrismo di attività ed una grande ricchezza di iniziativa, ma – ancora una volta – l’assenza di una “governance” delle politiche pubbliche in materia.
Diffusa la lamentazione.
Rutelli ha segnalato la necessità di trovare strumenti politici concreti per superare la “depressione” collettiva.
La situazione romana è certamente aggravata dalla crisi della decaduta Giunta Ignazio Marino e dalla fase di commissariamento (l’ex Prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca è stato nominato a fine ottobre 2015), ma va segnalato che anche le assessore alla cultura Flavia Barca dapprima e Giovanna Marinelli poi non erano riuscite ad imprimere quel cambio di marcia radicale che il sistema culturale romano attende ormai da anni.
Noi una spiegazione di questa difficoltà la diamo: non esiste, nemmeno per Roma, un sistema informativo ed analitico adeguato alle dimensioni quali-quantitative del sistema culturale metropolitano.
La città di Roma (così come la Regione Lazio, peraltro) non dispone di un osservatorio stabile e permanente, di una struttura di monitoraggio approfondito e continuativo dell’economia culturale metropolitana: basti pensare che nessuno sa quante siano le “associazioni culturali” che pure animano un ricco tessuto sociale!
Come può ben governare, il Sindaco e l’Assessore, se non dispone di informazioni, analisi, ricerche?!
Di volta in volta, si affiderà – inevitabilmente – al proprio naso (alle proprie impressioni, alle proprie estetiche, alle proprie soggettività): eppure la politica culturale è materia troppo delicata e strategica per essere governata con la nasometria!
Ciò vale a livello nazionale così come a livello locale.
Tra i tanti interventi interessanti alla kermesse rutelliana, meritano essere citati quello di Bartolomeo Pietromarchi (critico e curatore d’arte) che ha segnalato il deficit di sinergia tra strutture romane per l’arte contemporanea come il Macro ed il Maxxi, e di Francesco Dobrovich (organizzatore culturale) che con la sua agenzia Nu Factory ha ideato l’Outdoor Festival, una kermesse transmediale di buon successo…
Sono stati poi proposti casi di successo come quello di Toonz, software per l’animazione ideato dalla romana Digital Video ed utilizzato a livello internazionale… È stato ricordato come siano italiani molti animatori che lavorano per giganti multimediali come la Disney…
È stato segnalato che un settore come quello del fumetto dimostri una vitalità estrema (basti ricordare che “Tex” vende ogni mese oltre 200mila copie in edicola)…
Si è parlato anche di Teatro dell’Opera e di musica (indipendente o “assistita”, con un Cristian Carrara, Presidente della Commissione Cultura del Consiglio Regionale del Lazio, nella veste di compositore di musica), di Corviale come possibile laboratorio culturale per la rigenerazione delle periferie…
Deficit “tematici”?
Assenti le voci da Rai o rispetto ai beni museali, e ben pochi cenni all’habitat digital, se non per un qualche riferimento alle “app” per il turismo culturale…
In conclusione, un’occasione di ascolto e dibattito interessante, che Rutelli ha voluto promuovere per proporre al Sindaco che verrà (lui non si candiderà, ha ribadito) un set di idee e proposte: in effetti, ieri è stato presentato anche un documento di lavoro intitolato “Un’idea di Roma nella competizione globale”, che propone una serie di proposte, interessanti ma che non sembra sviluppino al meglio quel che è emerso dal dibattito.
In sostanza, ancora una volta – come spesso accade in casi come questi – ci sembra che l’elaborazione teorica non riesca proprio a mettere a frutto la ricchezza delle idee e di iniziative che pure son state proposte sulla scena.
Va segnalato che i curatori del documento precisano però che “il presente documento è un work in press del gruppo Cultura, Creatività e Turismo nell’ambito dell’iniziativa ‘Prossima Roma’. Il lavoro sarà finalizzato nelle prossime settimane; le proposte contenute vanno quindi considerate, al momento, provvisorie e soggette a revisione”. Piace l’onestà della dichiarazione, e ci si augura che il dibattito si sviluppi al meglio.
La necessità è viva e concreta, anche perché Roma resta pur sempre il “laboratorio culturale” più importante dell’intero Paese.
Finora, quella promossa da Rutelli è oggettivamente la prima ed unica iniziativa di riflessione sulla cultura nella Capitale, e gli va dato atto di aver avviato un dibattito che pure non sembra aver ancora appassionato i candidati a Sindaco di Roma (nemmeno l’eterodosso Stefano Fassina della neonata Sinistra Italiana).
Clicca qui, per il documento “Un’idea di Roma nella competizione globale. Cultura, Creatività e Turismo per il futuro della città”, distribuito in occasione della kermesse de La Prossima Roma al Centro Sperimentale di Cinematografia il 4 febbraio 2016.