Questa mattina a Roma, il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini ed il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini hanno firmato e presentato un inedito “protocollo d’intesa” per la promozione del teatro e del cinema nelle scuole, nel cui ambito sono stati lanciati anche due concorsi nazionali “Ciak. Si studia!” e “Scrivere il Teatro”.
La presentazione è stata organizzata nella piccola sala cinematografica gestita dal Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc), la Sala Trevi, a pochi metri dalla piazza della mitica fontana, ed è stata affollata, anche perché son stati coinvolti molti studenti del Liceo Ginnasio Statale “Virgilio” di Roma (che hanno peraltro messo in scena anche un piccolo gioco teatrale).
Telegraficamente: gran bella idea, ma discretamente confusa.
Ancora una volta, maturiamo l’impressione di una “politica culturale” che finalmente va nella direzione giusta (soprattutto nell’agenda delle priorità governative e nell’allocazione di risorse economiche adeguate), cercando di recuperare il ritardo accumulato nei decenni dal nostro Paese rispetto alle migliori esperienze europee (Francia in primis, Paese nel quale – si ricordi – dal 1997 le competenze in materia di cultura e comunicazione sono state accorpate nello stesso dicastero), ma che procede con grande approssimazione, e quasi totale assenza di strumentazioni tecniche cognitive (analisi di scenario, ricerche quali-quantitative, studi previsionali, valutazioni di impatto…).
Il “buon governo” che si cerca di costruire corre il rischio di fallire in itinere: la bussola è strumento di navigazione insufficiente, in mari perigliosi (e sistemi complessi). Non basta guardare alla stella polare, insomma.
L’iniziativa di questa mattina è coerente con quanto già annunciato poco prima di Natale dai due stessi Ministri: il 22 dicembre 2015, infatti, Franceschini e Giannini avevano firmato un decreto del Miur di concerto con il Mibact per il riconoscimento dell’equipollenza, rispetto alla laurea, alla laurea magistrale e al diploma di specializzazione, dei titoli di studio rilasciati dalle scuole e istituzioni formative di rilevanza nazionale che operano nei settori audiovisivo e cinema, teatro, musica, danza e letteratura di competenza del Mibact (in primis, il prestigioso – anche a livello internazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia).
Il decreto ha attuato una norma contenuta nella legge cosiddetta “Buona Scuola”, e prevede un apposito iter di riconoscimento dei titoli che passa, innanzitutto, da una stretta verifica di requisiti di qualità degli istituti coinvolti.
In quell’occasione, il Ministro Franceschini ebbe a dichiarare: “è il primo passo di un percorso che faremo insieme per investire sulle capacità creative dei giovani talenti italiani. L’alta formazione culturale è l’autentico motore economico del Paese, è doveroso riconoscerla pienamente”.
I due Ministeri già cooperavano, nell’ambito di un “protocollo” che prevede stanziamenti di provenienza Miur per progetti di iniziative culturali e di ricerca volte a valorizzare il settore dei beni culturali, quello delle tecnologie per il restauro, a promuovere la lettura fra i giovani…
In attuazione di quanto previsto dalla “Buona Scuola”, sono state poi messe in campo specifiche azioni, come il potenziamento dell’arte nei programmi scolastici e lo sviluppo di specifici percorsi di alternanza scuola-lavoro nell’ambito di istituzioni che si occupano del patrimonio culturale.
Ribadiamo: la direzione è giusta, l’impegno politico ed economico sembra concreto, nonostante il rischio di una qual certa… iperfetazione di “protocolli”.
Manca ancora una strategia complessiva ed organica ed un coordinamento registico accurato.
Manca anche una “vision” globale: per esempio, perché si interviene con il protocollo odierno a favore del teatro e del cinema, e non della musica?!
E perché un protocollo di questo tipo non affronta anche l’educazione alle immagini, ovvero l’audiovisivo ed il web?!
E qui spieghiamo perché siamo così perplessi, proponendo un caso sintomatico (vedi alla voce “frammentazione e dispersione”, sulla quale tanto inchiostro dedichiamo su queste colonne: vedi, per esempio, “Key4biz” del 9 ottobre 2015: “Quel che manca all’Italia? Una visione d’insieme di media e cultura”): perché questa mattina la Ministro Giannini non ha nemmeno fatto cenno ad una (altrettanto) bella iniziativa intrapresa qualche mese fa dal suo dicastero, ovvero un bando per la promozione del teatro nelle scuole, di cui ad un decreto ministeriale (il n. 435 del 16 giugno 2015), che ha previsto l’allocazione di 2 milioni di euro per la promozione delle attività teatrali nelle scuole e di 1 milione per le attività musicali?!
Il decreto è intitolato “Criteri e parametri per l’assegnazione diretta alle istituzioni scolastiche nonché per la determinazione delle misure nazionali relative la missione istruzione Scolastica, a valere sul Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche”, e, al di là della ridondanza di titolazione, alloca risorse significative per una pluralità di iniziative: teatro, musica, sport, educazione alimentare, cittadinanza attiva, legalità, “made in Italy”, innovazione tecnologica…
Quel decreto, firmato dal Ministro Giannini il 12 giugno, ha previsto per l’anno 2015 uno stanziamento complessivo di ben 93 milioni di euro per il potenziamento dell’offerta, con un incremento del 66% rispetto alla dotazione dell’anno 2014.
Le risorse destinate sono state significative e finanche copiose nel complesso, anche se poi, andando a verificare la gran quantità delle aree di intervento, la dimensione va inevitabilmente a ridimensionarsi (anche perché, tra l’altro, dei 93 milioni di euro, ben 19 milioni vanno a finanziare l’alternanza scuola/lavoro…).
La decisione di Giannini – coerente con quella che qualche settimana dopo è divenuta la legge cosiddetta “Buona Scuola” (la n. 107 del 13 luglio 2015) – ha evidenziato comunque una precisa volontà del Miur di mostrare sensibilità verso tematiche e saperi “altri”, rispetto a quelli tradizionalmente oggetto dell’intervento ministeriale: per esempio, 3 milioni per la “promozione della cultura del Made in Italy”, 2 milioni per lo sport, 1 milione per la prevenzione del bullismo e cyberbullismo…
Certo 400mila euro per “la promozione della cittadinanza digitale” ci sembrano pochini, così come i 3,4 milioni per “il piano nazionale per la cittadinanza attiva e l’educazione alla legalità”.
Ancora una volta, comunque: bene, la direzione è giusta.
Ognuna di queste linee di interventi ha previsto bandi ministeriali, procedure amministrative di selezione, commissioni valutative.
Se si cerca di ricostruire, e riportare ad unità, quel che è stato il complessivo processo burocratico, ci si perde nei meandri labirintici del sito web del Miur, tra delibere e circolari di varia natura.
Questi bandi fanno capo alla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione, diretta da Giovanna Boda, in taluni casi sono stati coinvolti gli Uffici Scolastici Regionali (Usr).
Il bando per la “promozione del teatro in classe” è stato emanato con tempistiche surreali, che hanno reso la partecipazione una corsa contro il tempo, mettendo a disposizione delle scuole soltanto poche settimane per l’elaborazione delle proposte progettuali.
Ciononostante, pochi – al di fuori del mondo scolastico – sanno che son state presentate 2mila proposte, una quantità impressionante, a fronte del totale di circa 8mila scuole italiane.
In sostanza, un quarto delle scuole italiane ha risposto alla chiamata del Ministero: una informazione sconvolgente, che dimostra una sensibilità verso il teatro assolutamente impressionante.
I competenti uffici ministeriali si sono trovati naturalmente spiazzati di fronte ad un flusso di queste dimensioni, imprevisto, ma forse in verità non imprevedibile, se il Miur si fosse attrezzato, nel corso del tempo, con una struttura che consentisse il monitoraggio delle esperienze teatrali nelle scuole.
Peraltro, nel dicembre del 2012 era stato stipulato un altro “protocollo” (formalizzato con il Decreto Ministeriale Miur n. 11/F del 27 febbraio 2013), promosso anzitutto da Miur e Mibact, nel quale erano stati coinvolti però alcuni soggetti privati (Agis, Agita, Fita, Uilt, IsICult), “per l’attuazione delle iniziative volte alla promozione e alla valorizzazione del linguaggio teatrale nelle scuole”.
Questo protocollo prevedeva anche un Comitato Tecnico-Scientifico per la realizzazione degli obiettivi.
L’iniziativa era stata fortemente voluta dall’allora Sottosegretario al Miur Marco Rossi-Doria (nel Governo Monti, dal novembre 2011 all’aprile 2013, e nel successivo esecutivo a guida Letta, dal maggio 2013 al febbraio 2014).
Il Comitato è stato convocato poco assai, ed inevitabilmente non è stato mai messo nelle condizioni di poter operare a pieno ritmo.
Il Comitato non è stato nemmeno coinvolto nell’elaborazione del bando previsto dal decreto ministeriale n. 435 per la promozione del teatro nelle scuole, ed è stato informato a cose fatte dell’avvenuta ricezione delle 2mila domande da parte delle scuole.
Istanze che sono state selezionate a cura della dirigenza apicale del Ministero, senza alcun coinvolgimento del Comitato stesso.
Diverte (o provoca sconforto) osservare che, nel protocollo firmato questa mattina da Giannini e Franceschini, il precedente protocollo del dicembre 2012 (che pure qualche risultato ha prodotto, e certamente ha contribuito ad arricchire il know-how ministeriale) non è proprio citato, nemmeno nelle rituali premesse.
Rimozione politica? Distrazione burocratica? Soltanto superficialità?!
Sufficit, per comprendere il percorso erratico ondivago e frammentario di alcuni di questi interventi?!
La domanda che sorge “spontanea”, una volta ancora: ma come si può ben governare, non disponendo di una cognizione approfondita, accurata, aggiornata della materia in cui si interviene?!
Perché le tante, tantissime, iniziative promosse – nel caso specifico – in materia di teatro e musica nelle scuole italiane nel corso degli anni (e le 2mila istanze in risposta al bando ministeriale ne sono la riprova) non sono mai state oggetto di una ricognizione, di un monitoraggio, di un’analisi?!
Perché tutto questo patrimonio di esperienze, di vocazione alla creatività, è stato completamente trascurato anzi del tutto ignorato, anche nella gestazione di questi nuovi importanti interventi pubblici?!
Perché soggetti che da decenni sono attivi nel settore, a partire dall’appassionata Agita (associazione per la promozione e la ricerca della cultura teatrale nella scuola e nel sociale), non sono stati coinvolti in modo minimamente attivo nella stesura del protocollo firmato oggi da Miur e Mibact?
Sono domande che non trovano alcuna risposta logica, se non ripensando – una volta ancora – a quella navigazione nasometrica ed erratica, a quegli interventi frammentari ed a rischio dispersione, che tante volte abbiamo denunciato anche su queste colonne.
Il buon Einaudi si agita nella tomba, senza quiete: il suo “conoscere per deliberare” continua ad essere veramente una lezione “inutile”, ovvero per lo più inascoltata, nel “decision making” della politica italiana.
Auguriamoci che il capitano (in questo caso, i ministri Franceschini e Giannini) comprendano che è indispensabile ed urgente dotarsi di buone “cassette degli attrezzi”, ovvero di strumenti tecnici di navigazione adeguati alla rotta che pur stanno saggiamente indicando.
Una “buona politica” deficitaria di “buona tecnica” è una contraddizione in termini.
Clicca qui, per le slide della presentazione del decreto ministeriale Miur “Fondi per l’arricchimento dell’offerta formativa e l’autonomia scolastica (ex legge 440)” del 12 giugno 2015