Questa mattina a Roma, in una eterodossa “location” che sicuramente piacerebbe a Dan Brown (l’elegante “The Church Palace” sull’Aurelia), due delle anime più pugnaci della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ovvero gli “organismi pastorali” Caritas e Migrantes hanno presentato l’edizione 2015 del “Rapporto Immigrazione”, celebrando il venticinquennale dell’iniziativa, che fu avviata nel 1991 su particolare impulso del promotore della Caritas diocesana di Roma Monsignor Luigi Di Liegro (1928-1997).
In anni ben lontani, quindi, la Cei ha avuto l’intuizione di comprendere l’importanza sociale che il fenomeno migratorio avrebbe assunto nei decenni avvenire: basti pensare che, se allora gli immigrati in Italia erano meno di 400mila, attualmente sono oltre 5 milioni.
Da tre anni, l’elaborazione critica di Caritas e Migrantes ha registrato un salto di qualità, perché è stato superato l’approccio prevalentemente quantitativo che ha caratterizzato per oltre due decenni il rapporto, non a caso intitolato fino al 2012 “Dossier statistico”.
In effetti, era stato proprio il promotore Di Liegro a sostenere l’esigenza di disporre di “numeri e dati” adeguati, per combattere il rischio di allarmismi falsificanti, ovvero di un’informazione strillata, dinamica che peraltro si è purtroppo avverata, e che sono ancora oggi prevalenti su alcune testate (che continuano ad utilizzare espressioni distorcenti come “invasione degli immigrati”).
Dal 2013, Caritas e Migrantes hanno deciso di imprimere un taglio editoriale di approccio più sociologico al rapporto. Va rimarcato che lo studio annuale di Caritas e Migrantes si pone quasi in una funzione di… supplenza rispetto a quel che avrebbero potuto sviluppare soggetti pubblici e privati, come l’Istat a livello giustappunto statistico ed il Censis a livello sociologico.
Idos, l’istituto privato di ricerca che ha collaborato per molti anni con Caritas e Migrantes, continua invece per la sua via, nel suo tradizionale approfondimento numerico-quantitativo, realizzando un dossier statistico che è stato da prima sostenuto dall’Unar – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri e successivamente dall’Unione delle Chiese Valdesi.
L’edizione 2015 del rapporto Caritas-Migrantes, intitolato significativamente “La cultura dell’incontro” (oltre 500 pagine, con ricchi apparati infografici, pubblicato dalla Tau Editrice di Todi, prezzo di copertina 15 euro), dedica particolare attenzione alla dimensione scolastica (con il saggio di Vinicio Ongini, “La via italiana alla scuola interculturale”), che ha assunto caratteristiche impressionanti – quantitative e sociologiche – in alcune zone d’Italia: basti pensare che nelle scuole materne ed elementari torinesi, un 40% dei bimbi e bimbe proviene da famiglie di migranti (anche se il dato medio statistico nazionale registra “soltanto” un 10% di studenti stranieri o di origine straniera sul totale della popolazione studentesca italiana).
Per la prima volta, il rapporto pubblica un capitolo dedicato alla dimensione culturale e mediale dei migranti, intitolato “L’informazione sui migranti tra media e cultura. Allarmismo, economicismo, stereotipi e deficit di metodo”, redatto da chi scrive queste noterelle: IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale e Fondazione Migrantes stanno infatti lavorando ad uno specifico progetto di ricerca intitolato “L’immaginario migrante. Cultura e media delle comunità immigrate in Italia”, da cui è scaturito anche l’“Osservatorio Culture Migranti”, e l’edizione XXV del “Rapporto Immigrazione” propone alcune riflessioni prodromiche a queste attività di studio. Si tratta di un terreno di ricerca che in Italia è stato oggetto di rare, discontinue e frammentarie esplorazioni, e che invece rappresenta un potenziale cognitivo prezioso, anche per l’elaborazioni di migliori politiche pubbliche.
Il Segretario Generale della Cei Monsignor Nunzio Galantino si è riproposto nel suo ruolo di stimolatore e… provocatore (che questa testata segue con attenzione: vedi “Immigrati: un’opportunità economica. Ma la Cei bacchetta l’Italia”, su “Key4biz” del 18 dicembre 2015), partendo da un’acuta riflessione critica sull’uso delle “parole” e sulla loro importanza (ben oltre la famosa citazione morettiana…).
Tardivamente, soprattutto a seguito dell’attentato a Dacca, alcuni politici e giornalisti – quelli che Galantino annovera tra gli “imprenditori della paura” – hanno scoperto che i militanti terroristi dell’Islam integralista non sono da ricercare proprio tra i poveri disperati che salgono su un barcone alla ricerca di un futuro vivibile, ma anche e forse soprattutto tra i giovani rampolli delle famiglie ricche di alcuni Paesi orientali. Galantino ha rimarcato come questi giovani terroristi aspiranti suicidi siano stati descritti da alcuni media come appartenenti a “famiglie bene”: “è una intollerabile falsificazione!”, ha quasi urlato il Monsignore, perché non corrisponde al vero l’uguaglianza tra “famiglia ricca” = “famiglia bene”. Ha sostenuto – giustamente – che “un uso improprio del linguaggio determina la falsificazione dei dati reali”.
Galantino si è soffermato sul “gap” tra “realtà” e “percezione”, iato prodotto dal sistema mediale italiano: se gli immigrati sono in realtà un 10% della popolazione, nell’immaginario degli italiani sono invece quasi il 30% (come sostenuto da recenti indagini demoscopiche sulle “percezioni sbagliate”, condotte da Nando Pagnoncelli e proposte nel suo libro “Dare i numeri”: vedi il “Corriere della Sera” del 16 maggio scorso).
Così facendo, “si ingrossa e si ingrassa la forbice” tra realtà e percezione. Galantino ha anche criticato aspramente la prevalente lettura economicista del fenomeno migratorio. Si è soffermato sul grave episodio avvenuto ieri (clicca qui per una cronaca de “Il Messaggero”) sul lungomare di Porto d’Ascoli, che ha visto dei giovani “bulli” italiani picchiare due venditori di fiori bengalesi, a fronte della loro incapacità di recitare un qualche versetto del Vangelo (!). Si deve evitare il rischio di una lettura integralista del cattolicesimo come risposta (culturalmente bellica) alla lettura integralista dell’Islam: “Non ci può essere nulla di peggio di un Vangelo ideologizzato”. Autocitando un suo articolo su “Il Sole 24 Ore” di sabato scorso 2 luglio (intitolato “Il matrimonio e i veri valori europei”), il Segretario Generale della Cei ha invocato una “Europa dei valori”, che sia basata su una “visione integrale” (e non integralista, evidentemente) della condizione umana, ma ha accusato il governo dell’Europa, “guidato da lobby arroganti”, e costruito su logiche di primazia economica. Si deve guardare al mondo ed alla storia “dalla prospettiva dei più deboli, di coloro che non ce la fanno”…
La presentazione è stata ricca di dati, analisi, suggestioni.
Ha moderato con eleganza Marco Tarquinio, Direttore del quotidiano “Avvenire” (che ha nella Cei l’editore di riferimento, ma si pone come testata qualificata di sicuro interesse anche per un lettore critico non credente), che ha segnalato come si debbano leggere i fenomeni sempre nella “loro realtà umana”, associando “i numeri ai volti”, per reagire in modo razionale e ragionevole alle “onde mediatiche che ci travolgono di angoscia”.
Ha introdotto i lavori Monsignor Gian Carlo Perego, Direttore Generale della Fondazione Migrantes, che ha sostenuto come “l’integrazione sia l’unica strada per evitare la conflittualità”.
Sono poi intervenuti Oliviero Forti dell’Ufficio Immigrazione della Caritas, la professoressa Elena Besozzi (Università Cattolica di Milano), Enzo Pace (Università di Padova), Don Gianni De Robertis (Migrantes Puglia), Don Giovanni Perini (Caritas Piemonte).
Il Presidente della Migrantes, Monsignor Guerino Di Tora, citando Papa Francesco (la Chiesa, così come la comunità tutta, “è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre… non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”), ha sostenuto la necessità di una visione aperta del fenomeno migratorio: “La cultura dell’incontro non cresce sulla contrapposizione, sulla lotta tra classi e persone, sulla violenza, sulla creazione di luoghi esclusivi, ma sugli incontri, i legami diversi, da luoghi e città dove tutti hanno un posto, da strade e confini dove persone indicano la direzione, aiutano a rialzarsi e camminare. La cultura dell’incontro non si fonda su un’identità che pensa di affermarsi nella difesa e nella separazione. L’identità non è una relazionalità possessiva”.
Forti ha ricordato in particolare come si debba ormai guardare al fenomeno migratorio da due punti di vista e da differenti prospettive: “immigrati” ed “emigrati”, considerando che, se sono 5 milioni gli immigrati in Italia, sono altrettanti gli italiani residenti all’estero. Soltanto nel Regno Unito, gli “immigrati italiani” sono oltre 600mila, ed i 250mila connazionali che vivono a Londra rendono la capitale britannica la “13ª città d’Italia” per popolazione…
La presenza istituzionale è stata data dal Sottosegretario al Miur Angela D’Onghia (che non è però intervenuta), e dai delegati del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e il Turismo (Dario Franceschini) e della Ministra per l’Istruzione l’Università e la Ricerca (Stefania Giannini), rispettivamente Paolo Masini (Consigliere per la Multiculturalità e le periferie) e Rosa De Pasquale (Capo Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione), così come dal Presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) Piero Fassino.
Fassino, in particolare, ha segnalato come i 150mila stranieri residenti a Torino rappresentino il 16% della popolazione, ma negli asili e nelle scuole materne la popolazione straniera arriva al 38% (dato impressionante). L’immigrazione è un “fenomeno ormai strutturale, basato sulla contraddizione tra sofferenza e speranza, che richiede politiche attive che consentano di superare la conflittualità latente”. Si deve ragionare seriamente in termini di politiche (“attive, non reattive”) di “integrazione” e non di “assimilazione”.
Masini ha proposto alcuni dati di sintesi del progetto “Migrarti”, prima iniziativa mai realizzata in Italia per la promozione di attività culturali degli immigrati (soprattutto nell’ambito dello spettacolo dal vivo e del cinema): al bando promosso dal Mibact e fortemente voluto dal Ministro Franceschini, hanno risposto migliaia di soggetti; son pervenuti circa 1.000 progetti, promossi complessivamente da oltre 5.000 tra autori, organizzatori culturali, associazioni, comunità, con fortissimo coinvolgimento dei migranti. “Abbiamo voluto finalmente dare dignità anche culturale al fenomeno migratorio”. Nella prima edizione, son stati premiati soltanto 46 progetti, ma è in gestazione il bando della seconda edizione, che disporrà di risorse triplicate.
Ha concluso la giornata Don Francesco Soddu, Direttore della Caritas Italiana. Soddu, quasi “in risposta” all’esortazione di Fassino rispetto alla necessità di “politiche attive”, ha rimarcato la necessità di “interventi veramente concreti”: per esempio, le tasse necessarie per presentare la richiesta di nazionalità italiana sono tra le più alte in Europa, ed una loro concreta riduzione è opportuna, non meno dell’esigenza di abolire definitivamente il “reato di clandestinità”, così come dell’urgenza di approvare quella “legge sulla cittadinanza” che da troppo tempo giace in Parlamento…
Ancora una volta, un’iniziativa Cei che potrebbe essere presa a modello dal Governo italiano così come dal Parlamento, come esempio di dibattito dialettico aperto e plurale (la gran parte della presentazione ha peraltro registrato un approccio assolutamente laico), e, soprattutto, serio, anche perché ben documentato.
- Clicca qui, per una “Sintesi” del “XXV Rapporto Immigrazione” curato da Caritas e Migrantes (Cei), presentato a Roma il 5 luglio 2016.
- Clicca qui, per l’intervento del Segretario Generale della Cei, Monsignor Nunzio Galantino, in occasione della presentazione del “XXV Rapporto Immigrazione”, Roma 5 luglio 2016
- Clicca qui, per l’intervento del Direttore Generale della Fondazione Migrantes, Monsignor Gian Carlo Perego, in occasione della presentazione del “XXV Rapporto Immigrazione”, Roma 5 luglio 2016
- Clicca qui, per l’intervento del Presidente della Fondazione Migrantes, Monsignor Guerino Di Tora, in occasione della presentazione del “XXV Rapporto Immigrazione”, Roma 5 luglio 2016