Legge di Stabilità

ilprincipenudo. Card Cultura ma non per tutti: le contraddizioni di un provvedimento stimolante

di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale - IsICult) |

Sono 52 mila i 18enni extra-comunitari esclusi dal “Bonus Cultura” di 500 euro: per correggere l’errore servono 30 milioni di euro in più, rispetto ai 290 stanziati nella Legge di Stabilità

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Come preannunciato, torniamo sulla questione della “card cultura” ovvero sul provvedimento dirompente che il Presidente del Consiglio ha annunciato tra le iniziative in materia di cultura, come antidoto italiano contro il terrorismo (vedi “Key4biz” del 27 novembre 2015, “Contro il terrore un miliardo alla cultura: ecco come sarà ripartito”): si tratta di 290 milioni di euro, destinati ad una “card” che verrà donata dallo Stato italiano a tutti coloro che compiranno 18 anni nel corso del 2016, ovvero a circa 580mila ragazze e ragazzi.

Il provvedimento – nello specifico culturale ed a livello nazionale – non ha precedenti in Italia, e merita essere analizzato al meglio, perché rientra nella categoria dei cosiddetti “voucher”: in economia, si definisce così un titolo che dà diritto a ricevere beni e servizi da alcuni erogatori predeterminati, e, nel caso dei servizi sociali o socio-sanitari, esso si concretizza in un buono distribuito dalle amministrazioni pubbliche locali, attraverso il quale il cittadino destinatario ha diritto di scegliere l’organizzazione erogatrice della prestazione di cui necessita, tra una rosa di imprese precedentemente accreditate.

In Italia, il sistema dei “voucher” è stato sperimentato in modo intenso nell’ambito sanitario, soprattutto dalla Regione Lombardia. Nel modello lombardo, il “voucher” si pone come modalità di governo delle politiche di stampo liberista e individualizzante, che agisce sia sul versante dell’offerta sia su quello della domanda: l’efficacia dei servizi dipende sempre di più dalle risorse contrattuali di cui dispone il singolo cittadino e dall’autonoma capacità del meccanismo di mercato di creare una reale concorrenza sulla qualità tra operatori del settore. Il “voucher” viene concesso sulla base di criteri di reddito e/o di bisogno.

Nel caso della “Card Cultura”, si tratta però di un evidente sostegno pubblico alla domanda, perché, di fatto, si “iniettano” nell’economia del sistema danari pubblici, “indiscriminatamente” (è sufficiente compiere 18 anni nel corso dell’anno), e non esattamente rispetto ad una categoria… “bisognosa” (peraltro, all’interno della “classe” dei 18enni, esistono evidentemente enormi differenze di status reddituale), la cui allocazione viene poi lasciata alla “discrezione” del consumatore: in sostanza, lo Stato regala danaro pubblico ai 18enni tutti, per stimolare l’economia complessiva del settore culturale, ma lascia libero il cittadino di allocare al meglio la propria spesa.

È un po’ la stessa logica (di mano pubblica neoliberista) con cui, rispetto al sostegno pubblico all’industria cinematografica, in Italia negli ultimi anni si è deciso di preferire meccanismi di agevolazione fiscale, come il “tax credit”, piuttosto che continuare con le sovvenzioni dirette. Sovvenzioni che pure hanno anche vantaggi, e non soltanto svantaggi, perché la “mano pubblica” non può e non deve essere considerata “scorretta” a priori, così come non è certo il mercato il sistema di allocazione necessariamente “perfetto” delle risorse. Soprattutto quando si ha a che fare con la delicata materia culturale.

In qualche modo, la “card cultura” ricalca il meccanismo della “Social Card”, che nel 2014 e nel 2015 consente acquisti per 80 euro a bimestre a cittadini in grande difficoltà: si tratta di una carta acquisti di cui possono beneficiare i cittadini di nazionalità con età pari o superiore a 65 anni o bambini di età inferiore a 3 anni (in questo caso, il titolare della carta è naturalmente un esercente patria potestà) che abbiano un Isee inferiore a 6.782 euro nel 2014 (questo è il requisito essenziale, ma non l’unico).

Hanno accesso alla “card” i cittadini di Stati membri dell’Unione europea ovvero familiari di cittadini italiani o di Stati membri dell’Unione europea non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero stranieri in possesso di permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo…

Si ricordi che il controverso strumento della “Social Card” è stato avviato nel 2008 dall’allora Ministro Giulio Tremonti (Governo Berlusconi), e provocò infinite polemiche, sia sulla stima della platea sia sull’operatività del meccanismo: qui ci limitiamo a ricordare l’articolo del “New York Times” del gennaio 2009 “The italian debit card is a dud”.

Nel 2013, il Governo Monti la risperimentò, focalizzando l’attenzione sulla povertà minorile, in una fascia di estremo disagio (Isee inferiore a 3mila euro).

Di fatto, comunque, nel bene e nel male, dal 2008 è in vigore la “Social Card” per persone sopra i 65 anni o minori di anni 3, che assegna 80 euro da spendere per la spesa quotidiana, la farmacia o per pagare le utenze domestiche.

In 12 grandi città italiane, è stata sperimentata anche la “Social Card straordinaria”, concessa a famiglie con minori sotto i 18 anni e componenti senza lavoro. L’estensione a tutto il territorio nazionale di quest’altra card da 400 euro al mese è sempre rimasta ferma al palo per carenza di fondi… Nella Legge di Stabilità in discussione in questi giorni, è previsto uno stanziamento di 600 milioni di euro, che finiranno nel “fondo per la lotta alla povertà”, destinato a finanziere anche una carta di acquisto per famiglie con almeno 3 figli o con disabili.

Nella Legge di Stabilità, viene anche introdotta un’altra “Card” per le famiglie numerose.  La misura è riservata alle famiglie, residenti, anche se straniere, con almeno tre figli minori: è volontaria e servirà, in base all’Isee, a ottenere sconti a servizi privati e pubblici che aderiranno all’iniziativa. Obiettivo sono abbonamenti famiglia a bus, ma anche la creazione di “gruppi di acquisto” solidali e familiari.

La “Card Cultura” segue peraltro il modello di una carta-regalo già avviata nell’ottobre scorso – tra non poche polemiche (il rischio di interpretazione elettoralistica di questi interventi è sempre latente, anche se va segnalato che alcuni sondaggisti interpellati da La Stampa sostengono che non porterà voti al Pd) per la categoria dei professori delle scuole, la cosiddetta “Carta Bonus” ovvero “Carta del Docente”, che prevede la spesa della somma stanziata a favore di visite culturali a musei, teatri e concerti e… molto altro.

Il Ministero dell’Università, Istruzione e Ricerca ha dovuto pubblicare una lunghissima e dettagliatissima pagina di “faq” per rispondere ai tanti docenti che si domandavamo come poter utilizzare la cosiddetta “Carta del Docente”, e – in questo caso – lo spettro è assai ampio, tra hardware e software: vi rientrano, per esempio, i notebook ma non gli smartphone, il software ma non un abbonamento Adsl (e nemmeno il canone Rai o l’abbonamento a Sky), e sono ovviamente previsti nel perimetro anche gli spettacoli, dal vivo o meno, così come – naturalmente – i libri, e finanche le riviste…

Per la “Card Cultura”, il bonus di 500 euro può essere utilizzato per l’acquisto di libri e l’ingresso in aree archeologiche, gallerie e monumenti, oltre che in musei, mostre, eventi culturali e spettacoli dal vivo, oltre che cinematografici. La si può utilizzare anche per i concerti pop-rock, naturalmente, ma non per andare in discoteca, insomma… Ed anche i dvd sono esclusi (chissà cosa ne pensa Univideo – Unione Italiana Editoria Audiovisiva – che pure non sembra aver alzato la propria voce di protesta): piccolo paradosso, anche questo. Va peraltro segnalato – en passant – che nel suo annuncio del 24 novembre Renzi aveva parlato soltanto di “teatri, musei, concerti, libri”.

Il Presidente di Assomusica (l’Associazione tra i Produttori e gli Organizzatori di Spettacoli di Musica dal Vivo) Vincenzo Spera ha manifestato il proprio plauso: “La musica live è il settore che, in primis, ha subito una forte contrazione nelle ultime settimane. Gli incentivi economici potrebbero essere una ghiotta opportunità per i giovani che hanno voglia di investire in un settore con una grandissima valenza dal punto di vista sociale e aggregativa”.

Cerchiamo di comprendere meglio: un emendamento di iniziativa del Governo ha aggiunto alla Legge di Stabilità i commi 979 e 980 dell’art. 1, che prevedono l’assegnazione di una “Card Cultura” per i giovani. In particolare, il comma 979 prevede che, a tutti i cittadini italiani o di altri Paesi membri dell’Unione Europea che risiedono in Italia, che compiono 18 anni nel 2016, è assegnata una “Carta Elettronica”, dell’importo massimo di 500 euro, che può essere utilizzata per ingressi a teatro, cinema, musei, mostre e (altri) eventi culturali, spettacoli dal vivo, nonché (a seguito del sub-emendamento 0.1.1.84 NF, a firma dell’esponente del Movimento Cinque Stelle Gianluca Vacca), per l’acquisto di libri e per l’accesso a monumenti, gallerie e aree archeologiche e parchi naturali.

I criteri e le modalità di attribuzione e utilizzo della Carta, nonché l’importo da assegnare, sono definiti con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali ed il Ministro dell’Economia e delle Finanze, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge. Le somme assegnate non costituiscono reddito imponibile, e non rilevano ai fini del computo dell’Isee. Il comma 548-quaterdecies autorizza la spesa di 290 milioni di euro per il 2016 per l’assegnazione della Carta. Le somme sono iscritte nello stato di previsione del Mibact.

Come dire?!

Fin qui, tutto bene: ci si domanda come sia stato necessario l’inserimento di un emendamento “ad hoc” per introdurre l’acquisizione di… libri! Il “sub-emendamento” è firmato dai seguenti parlamentari, cui va riconosciuto il merito: Gianluca Vacca, Carlo Sibilia, Luigi Gallo, Simone Valente, Maria Marzana, Giuseppe Brescia, Francesco D’Uva, Chiara Di Benedetto, Vincenzo Caso, Laura Castelli, Girgis Giorgio Sorial, Federico D’Incà, Marco Brugnerotto, Francesco Cariello. Senza questo manipolo di grillini… libri e gallerie sarebbero paradossalmente risultate escluse!

Quel che resta comunque incomprensibile – come denunciato a viva voce in primis dal Segretario Generale della Cei Monsignor Nunzio Galantino e già segnalato su queste colonne (vedi “Key4biz” del 18 dicembre, “Immigrati opportunità economica, ma la Cei bacchetta l’Italia”) – è l’esclusione dei 18enni… “extra-comunitari” che vivono in Italia.

Una esclusione incomprensibile e surreale, paradossale, allorquando lo stesso Presidente del Consiglio aveva presentato l’iniziativa della “Card Cultura” come “il benvenuto nella comunità dei maggiorenni, ma soprattutto il modo con cui lo Stato ti carica della responsabilità di essere protagonista e co-erede del più grande patrimonio culturale del mondo”. A leggere l’emendamento con cui il suo Governo ha inserito la “card” nella Legge di Stabilità, ci si rende conto che quel “benvenuto” non è esattamente per tutti: ragazzi e ragazzi extra-comunitari, compresi quelli cresciuti e magari anche nati in Italia, non potranno averla!

Andrea Maestri, deputato iscritto al gruppo Alternativa Libera-Possibile, ha sostenuto che si tratterebbe di “una leggina razziale”.

Ma quanti sono in verità gli esclusi dalla “Card Cultura”, e che “sovraccosto” avrebbe determinato il loro inserimento nel “perimetro” della carta?!

Il nostro istituto ha elaborato alcune stime, dati alla mano. Una premessa: nella sua presentazione del 27 novembre, Matteo Renzi ha fatto riferimento a 550.000 persone che avranno 18 anni nel 2016, ed aveva annunciato un fabbisogno e quindi uno stanziamento di 300 milioni di euro (in verità, il calcolo 550mila persone x 500 euro ognuna porterebbe ad un totale 275 milioni di euro…); nel testo della Legge di Stabilità, vengono previsti invece 290 milioni di euro che, divisi per 500 euro, portano effettivamente a 580.000 persone, ovvero + 30 mila persone rispetto al dato utilizzato da Renzi nella sua presentazione… Correzioni di stime in itinere certamente comprensibili.

Per capirci, le persone di 18 anni residenti in Italia nel 2013 erano – secondo i dati ufficiali Istat – 567.276 a fine 2013. La stima ovvero previsione di 580mila appare del tutto verosimile, ed immaginiamo che il Governo abbia chiesto uno specifico parere all’Istat.

Altri dati. Nati in Italia nel 2012: 534.186 persone, di cui 79,9% da genitori italiani ovvero 426.847 nati, e 20,1% da genitori stranieri, ovvero 107.339 nati. Di questi ultimi: 15% con entrambi i genitori stranieri ovvero 79.894 nati, 5,1% padre straniero soltanto 21.715 nati, 1% madre straniera soltanto 5.730…

La popolazione residente non comunitaria residente in Italia nel 2014, nella classe di età 18-24 anni, è di 367.343 persone. Stimando quindi un’equidistribuzione all’interno della classe (dato statisticamente verosimile), si può assai ragionevolmente sostenere che le persone straniere extra-comunitarie residenti nel 2014 di 18 anni di età sono circa 52.000, e che, grosso modo, altrettanto saranno coloro che andranno a compiere 18 anni nel corso del 2016.

Quindi, se alle 580.000 persone stimate nella Legge di Stabilità, si aggiungono i 52.000 extra-comunitari qui stimati (+9%), il fabbisogno incrementale per l’estensione può essere – secondo le stime IsICult – nell’ordine di 26 milioni di euro, per un fabbisogno complessivo di (290 + 26 =) 316 milioni di euro in totale.

Questi 26 milioni di euro vanno trovati.

D’altronde, la manovra è uscita dalla Camera dei Deputati con un incremento di oltre 30… miliardi di euro, e non saranno 30… milioni in più a sconvolgerne la portata.

Il Presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia (Pd) ritiene che non vi sia verosimilmente più chance di correggere il grave errore (che va attribuito a grande resistenza delle opposizioni ed a scarso coraggio della maggioranza) nell’economia della Legge di Stabilità, ma si dovrà intervenire con un prossimo provvedimento normativo.

Senza dubbio, si tratta di un errore marchiano e di estrema gravità, culturale e politico, che richiede un intervento d’urgenza, anzi d’emergenza. Perché altrimenti tutti i bei discorsi sulla cultura come strumento di coesione sociale e di integrazione civile restano intendimenti allo stato teorico, rientranti nelle dinamiche perverse dell’“annuncite”.

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