Intorno alla mezzanotte tra giovedì 14 e venerdì 15 dicembre, s’è celebrata su Sky Italia la puntata finale della 12ª edizione del “talent show” di punta della televisione italiana (non esattamente l’equivalente “commerciale” del “pubblico” “Festival di Sanremo” su Rai), ovvero “X Factor”, l’adattamento italiano del format britannico “The X Factor”, di proprietà FremantleMedia Italia.
Vincitore è risultato Anastasio, giovane (21 anni) rapper sorrentino, con una canzone (un suo inedito), di genere “hip hop”, dal titolo sintomatico “La fine del mondo”, presentata per la prima volta il 12 settembre 2018 a “X Factor” (e riscosse il plauso di tutta la giuria).
Ad un osservatorio qual è la rubrica “ilprincipenudo”, un simile evento non può sfuggire, e quindi proponiamo ai nostri affezionati lettori una qualche possibile lettura critica.
I dati quantitativi: il programma può vantare – secondo Auditel – di aver sedotto 2,8 milioni di spettatori, con uno share complessivo del 13 %, grosso modo acquisito per metà su Tv8 in chiaro e per il resto sulla “pay” Sky Uno. Ieri sera, è stato il 2° programma più visto della televisione italiana ed il 1° programma nazionale tra il pubblico 15-54 anni (20,4 % di share) e tra i giovanissimi 4-19 anni (29,5 %). Ottimi risultati quindi per Sky Uno e Tv8, che ieri sera sono stati rispettivamente il 3° e il 4° canale nazionale sul “totale individui” e anche il 3° e il 4° canale più visto tra il pubblico 15-54 anni, rispettivamente con l’11 % e il 9,7 % di share. Sky Uno è stato inoltre il canale più visto sulla piattaforma Sky e il più visto a livello nazionale tra il pubblico 4-19 anni. Sui “social”, è il programma più commentato di tutta la stagione tv in corso, con quasi 15 milioni di “interazioni” complessive su Twitter, Facebook e Instagram (#XF12 per la 4ª settimana consecutiva entra nella classifica mondiale dei “Trending Topic” su Twitter). Notevole la partecipazione del pubblico “da casa”: sono stati più di 11,4 milioni i voti arrivati al Mediolanum Forum per i quattro finalisti Anastasio, Naomi, Luna e i Bowland (+ 35 % rispetto alla finale 2017), portando il totale per l’intera edizione a oltre 48 milioni di voti complessivi.
Lo possiamo definire “fenomeno di massa”?! No, ma certamente nemmeno “di nicchia”, dato che coinvolge una parte significativa del pubblico giovanile italiano. Ed un dato impressiona: hanno partecipato alle selezioni del programma quasi 40mila aspiranti concorrenti. Riteniamo che una seria analisi sociologica di questa massa di aspiranti cantanti consentirebbe di comprendere molto delle dinamiche giovanili in atto nel nostro Paese.
Si consideri anche che la finale di “X Factor” risulta essere il singolo programma tv più “commentato” di questa stagione televisiva (1° settembre – 13 dicembre). L’hashtag #XF12 è entrato ogni giovedì da settembre nella classifica dei “trending topic” italiani su Twitter e per le ultime 4 puntate anche in quella mondiale. Le citazioni totali dell’hashtag #XF12 sono state 167.223 (fonte Nielsen/Trends24)…
Certo, va comunque segnalato che ieri in contemporanea… su La7 “PiazzaPulita” (con ospite Virginia Raggi) ha registrato 911mila spettatori, con uno share del 5 %, e che, in seconda serata, hanno visto “Porta a porta” circa 1,1 milioni di telespettatori (share del 12 %)… Altri target, ovviamente.
Anzitutto, il programma: senza ombra di dubbio, “X Factor” può essere considerato il programma più ricco (i costi veleggiano oltre 1 milione di euro, mediamente, a puntata) e finanche più bello – della televisione italiana, in termini di scenografia e coreografie. Si ricorda che questo primato poteva vantarlo, fino a qualche anno fa, Rai, con i suoi scintillanti “varietà” di prima serata. La puntata finale, trasmessa dal Forum di Assago ovvero il Mediolanum Forum (di fronte a ben 13mila spettatori) è stata oggettivamente grandiosa, anche se va lamentato che la regia di Luigi Antonini (affiancato dal direttore creativo Simone Ferrari) abbia insistito eccessivamente sui cantanti ed i giudici, trascurando la bellezza dei movimenti dei ballerini, che avrebbero meritato campi medi e primi piani meno sfuggenti (da criticare le inquadrature di tre o quattro secondi, con assurdi stacchi immediati…). E certamente eccellente il livello delle scenografie e delle coreografie di tutte le precedenti puntate. Le coreografie sono firmate da Aaron Sillis, le scenografie da Gigi Maresca. Nicolò Ceriani è lo “stylist” del programma. E certamente meritano essere citati il “light designer” Ivan Pierri e la “video designer” Carolina Stamerra Grassi.
Il vincitore: 21 anni, studente di Meta di Sorrento (Portici), Marco Anastasio. La nota dell’ufficio stampa di Sky Italia sostiene che “non ama parlare di sé, preferisce scrivere ciò che pensa. Una passione, quella per la musica, che ha coltivato da solo, attratto sin da subito dal mondo “rap”, per le sonorità ancora prima che per i testi”, anche se in verità il suo successo a “X Factor” è dovuto soprattutto alla sua capacità di scrittura, come hanno enfatizzato soprattutto i due giudici Fedez e Manuel Agnelli (ma si son dichiarati d’accordo anche Lodo Guenzi – leader de Lo Stato Sociale – e la fonografica Mara Maionchi, ormai nota anche come “Nostra Signora della Parolaccia”). Anastasio ha iniziato facendo “freestyle” 3 anni fa, registrando successivamente il suo primo “ep”, pubblicato su YouTube. Anastasio è soprattutto un paroliere: da quanto è dato sapere scrive principalmente i testi, si affida poi ad amici produttori per quanto riguarda le basi. Si pone però l’obiettivo di iniziare ad imparare anche a comporre.
La canzone vincitrice: l’inedito presentato a “X Factor” ovvero “La fine del mondo”, già prima della finale è “Singolo d’Oro”. La canzone è stata scritta da Anastasio, prodotta da Don Joe. Il vincitore sarà ora rilanciato dalla Sony Music Italia, come prevede il concorso. Va segnalato che questa canzone era stata identificata, settimane fa, come la migliore tra quelle in concorso, dall’eccentrica Asia Argento, che era tra i quattro “giudici” del programma, prima di essere esclusa a causa delle sue controverse vicende “seduttive” (è stata accusata di essersi accompagnata ad un minorenne). Sul web, alcuni “cultori della materia” sostengono che la versione presentata da Anastasio (che in passato si muoveva con il nome d’arte di Nesta) a “X Factor” sia edulcorata, finanche un po’ censurata, rispetto a quella originaria che era più dura… Da segnalare anche che il rapper sorrentino ha manifestato sui “social” simpatie verso Matteo Salvini ed anche Casa Pound.
Un’analisi semantica del testo produce non poche perplessità: giochi di rime a parte… come spesso accade nel “rap”, si registra un’accozzaglia di concetti “flash”, ad effetto spiazzante, frammentati e confusi, di difficile riduzione ad unità. Volendo cercare un concetto-chiave, si potrebbe ritenere la canzone una lamentazione sul “male di vivere” nella condizione giovanile (post-adolescenziale). Alta poesia?! No. E siamo certamente anche lontani da un Lucio Battisti o da un Ivano Fossati, ma le attuali generazioni hanno ormai gusti intellettual-estetici lontani da quei cantautori, colti e poetici. Anche se Anastasio dichiara di aver avuto Fabrizio De André e Caparezza come maestri di riferimento.
Crediamo che manchi, nella critica sociologica – oltre che in quella musicologica – italiana una adeguata attenzione su questi fenomeni culturali.
Eppure, queste canzoni, in particolare il “rap” e la sua variante “trap”, rappresentano la “colonna sonora” dell’immaginario giovanile: dovrebbero essere oggetto di studi approfonditi, soprattutto in ambito sociologico e mediologico, mentre l’accademia sembra ignorarli (fatte salve rarissime eccezioni).
In effetti, quali valori veicolano queste canzoni?!
Quale “visione del mondo”?!
Queste musiche provocano conseguenze nell’atteggiamento di crescente distacco dei giovani rispetto all’impegno politico?
Esiste una correlazione tra questa musica ed il crescente astensionismo elettorale?!
Una lettura forse superficiale dei testi di “rapper” come Fedez, J-Ax, Sfera Ebbasta, Baby K (la più famosa nell’ambito femminile) produce impressioni contrastanti: ad un diffuso “ribellismo” di tipo genericamente “anti-sistema”, si associa una visione prevalentemente ludico-gaudente-consumista (oscillante tra il nichilismo e l’edonismo) dell’esistenza, con la proposizione di valori non propriamente rivoluzionari (una sorta di conformista “anti-conformismo”), una sorta di evocazione di una “bella vita” (divertimento, lusso, eros… il godimento qui ed ora, “del doman non v’è certezza…”) in versione post-moderna e “digital”, con un frequente ammiccamento alle sostanze psicotrope… In argomento, sintetizza in modo efficace il titolo di un bell’articolo di Lorenzo Maria Alvaro, nell’edizione in edicola dell’eccellente mensile “Vita” (diretto da Stefano Arduini): “Droga, individualismo e zero pensieri. Viaggio tra i parolieri della musica trap”. Il mensile del “terzo settore” dedica l’edizione del dicembre 2018 ad un reportage inquietante sull’uso delle sostanze psicoattive in Italia, una patologia sociale che cresce continuamente: la copertina è intitolata “Droga. Blackout Italia”. E la musica rap/trap sembra essere un volano dell’uso di queste sostanze, che finiscono per essere considerate “normali”, allorquando così non è. Si tratta di una sorta di incredibile “normalizzazione” di una patologia strisciante che dovrebbe essere invece oggetto di grande sensibilità ed attenzione critica, da parte della scuola e… del servizio pubblico radiotelevisivo!
Ci domandiamo infatti se, al di là della scuola e dell’università, non dovrebbe essere proprio uno dei ruoli della Rai Radiotelevisione Italiana spa quello di fornire strumentazione di analisi critica di questi fenomeni?!
Il servizio pubblico televisivo dovrebbe fungere da stimolatore di quella che abbiamo definito – anche su queste colonne – una alfabetizzazione socio-culturale del Paese (al di là della retorica sulla alfabetizzazione digitale, anch’essa certo importante): dovrebbe stimolare la capacità di leggere ed interpretare criticamente i fenomeni sociali. Fatte salve rarissime eccezioni, la Rai questo ancora non riesce a fare, né a livello giornalistico né a livello produttivo.
Una qualche noterella sulla produzione di “X Factor”: le prime quattro edizioni sono andate in onda su Rai 2, mentre dal 2011 il programma va in diretta su Sky Uno, dopo la chiusura su Rai 2 per via degli alti costi di produzione e l’acquisto del format da parte di Sky Italia che, dopo aver avuto l’esclusiva per due stagioni televisive, ha prolungato la trasmissione del “talent” fino alla stagione 2018. Dall’undicesima edizione, Rtl 102.5 diventa la nuova radio ufficiale del programma, subentrando a Radio Deejay. Il programma è stato condotto per le prime quattro edizioni, dal 2008 al 2010, da Francesco Facchinetti e successivamente dal 2011 da Alessandro Cattelan. Dalla settima edizione, il programma viene prodotto solo da FremantleMedia Italia senza la collaborazione, come per gli anni precedenti, con Magnolia, la quale ha prodotto le puntate inerenti alle selezioni del programma.
E naturale sorge il quesito: perché Rai non è finora riuscita a contrastare il successo di un programma come “X Factor”, sganciandosi dalla dipendenza delle nuove multinazionali dell’immaginario (le fabbriche di format), ed andando oltre il pur commendevole “Festival di Sanremo”?!
Possibile che Rai non disponga proprio “in house” di autori in grado di ideare un ambizioso format concorrente, “made in Italy”, magari finanche culturalmente più evoluto, e forse con una sensibilità che sia anche “sociale” (oltre che banalmente “social”)?!
Ci piacerebbe che tematiche come questa venissero affrontate anche in sede di Consiglio di Amministrazione Rai, ma purtroppo – da quanto è dato sapere – sia il Presidente Marcello Foa sia l’Amministratore Delegato Fabrizio Salini stanno pensando veramente ad altro, ovvero al mero “governo del contingente”.
Il deficit strategico (anche socio-culturale) del “public service media” italico permane evidente.
(Ha collaborato Carla Di Tommaso)
Clicca qui per la canzone di Anastasio “La fine del mondo” (pubblicata su YouTube da “X Factor Italia” il 13 settembre 2018)