Vodafone Italia ha rifiutato la manifestazione preliminare di interesse di Iliad e Apax Parteners, che hanno messo sul piatto 11 miliardi di euro per rilevare il 100% della compagnia. Troppo poco. Che farà ora Xavier Neil, patron di Iliad? Rilancerà?
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In una nota il gruppo britannico (senza menzionare l’entità economica) conferma di aver ricevuto una manifestazione di interesse, “altamente preliminare e non vincolante” da parte di Iliad e del fondo Apax Partners per acquisire il 100% di Vodafone Italia. Respingendo l’offerta il Consiglio e la direzione di Vodafone sottolineano di rimanere “concentrati sulla fornitura di valore per gli azionisti attraverso una combinazione della sua strategia di crescita organica a medio termine e dell’ottimizzazione continua del portafoglio” anche se si “continuano a perseguire pragmaticamente diverse opportunità di consolidamento che accrescano il valore per fornire strutture di mercato sostenibili nei suoi principali mercati europei, inclusa l’Italia” precisa la nota.
L’offerta si poneva nella parte più bassa della forchetta di prezzo ipotizzata in questi giorni dagli analisti, compresa appunto fra 11 miliardi e 15 miliardi. Troppo poco. Una base minima per il decollo delle trattative si potrebbe collocare a non meno di 14-15 miliardi di euro.
In precedenza, oggi il Financial Times scriveva che 11 miliardi rappresenterebbero una valutazione di circa 7 volte l’Ebitda aziendale. Secondo stime di Barclays Capital il business di Vodafone ha un enterprise value di 6,9 miliardi di euro, pari a 5,2 volte il suo Ebitda atteso per il 2022.
Le indiscrezioni
L’FT definiva “coraggiosa” l’offerta di Xavier Niel, “segno che il miliardario francese ha ancora piani ambiziosi di espansione dopo aver privatizzato la compagnia lo scorso anno (tramite delisting ndr) preoccupato che gli investitori pubblici potessero sottovalutare il business”.
Iliad, proseguiva l’FT, “ha messo a disposizione i finanziamenti di una grande banca europea e ha ricevuto il sostengo di un fondo d’investimento per aiutare a finanziare l’operazione”.
Se per alcuni analisti il prezzo è giusto (“Prendi i soldi e scappa”, ha detto Karen Egan di Enders Analysis) per altri le cose non stanno così. L’analista di Deutsche Bank Robert Grindle ha scritto una nota in cui dice che “in caso di vendita del 100% ci aspettiamo un multiplo di 8 e non di 7”.
Iliad-Vodafone, sindacati preoccupati: ‘Noi all’oscuro, Governo senza visione su Pnrr’
C’è da registrare poi la reazione stizzita dei sindacati, che in una nota congiunta lamentano di non essere stati assolutamente coinvolti. Riguardo alla possibilità di fusione tra Iliad e Vodafone, il quadro è “nebuloso” e “chiederemo di fare chiarezza”. Lo affermano con una nota i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil. “Apprendiamo, dagli organi di stampa, della proposta di acquisto del 100% delle azioni di Vodafone Italia da parte di Iliad. La notizia che era già rimbalzata sui media sul finire dello scorso anno, aveva trovato secca smentita da parte dell’amministratore delegato di Iliad Italia. Le direzioni aziendali, più volte sollecitate, nei mesi scorsi, sul tema hanno sempre smentito la possibilità di una fusione tra i due operatori telco in Italia, mentre oggi sembrano cadere dalle nuvole”.
Realtà italiane discusse all’estero?
Non comprendiamo se le decisioni che riguardano realtà produttive italiane, che interessano migliaia di lavoratori italiani vengano prese oltre confine, a totale insaputa del management italiano, oppure se le direzioni aziendali ritengano che queste operazioni finanziarie non siano meritevoli di approfondimento e confronto sindacale. In entrambi i casi si prospetta un quadro alquanto nebuloso sul quale, con forza, chiederemo di fare chiarezza. Il settore delle telecomunicazioni sta vivendo una trasformazione epocale, con un governo che continua a lasciar decidere il mercato su asset strategici. L’assenza di una visione industriale del governo, su un settore trainante per tutto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ci preoccupa fortemente non solo per tutte le lavoratrici ed i lavoratori della filiera, ma per l’intero sistema Paese”.