‘Il centro dell’Universo è rigurgito della Terra rappreso in purissimo cristallo. L’Hoggar. Semplicità’. Uno studioso delle migrazioni animali siede sul colle dell’Asekrem, contempla un tramonto stordito di colori e attende il passaggio delle rondini. In quel deserto – povero, essenziale, nudo – si avverte la prossimità alla nuda, utile bellezza dell’esistere, come forse l’aveva sentita il monaco francese – tutti lo ricordano ancora come ‘le père’ – che in quegli stessi luoghi ha lasciato traccia di sé, del suo apostolato, della sua ascesi.
Il viaggiatore notturno
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