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Il “tax credit” cine-audiovisivo: non “reddito di cittadinanza cinematografica”, ma “reddito di ricchezza per le multinazionali straniere”?

Il tema “Tax Credit” continua ad agitare la comunità professionale italiana – imprenditori, autori, tecnici, professionisti… – del settore cinematografico ed audiovisivo, su due livelli:

In verità, anche la “decodifica” ovvero la traduzione in italiano comprensibile dei decreti direttoriali che scaturiscono in gran parte dall’ormai famoso “decreto interministeriale” del 10 luglio 2024, co-firmato dall’allora Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e dall’allora sua collega Giancarlo Giorgetti titolare del Ministero dell’Economia e Finanze (Mef), pubblicato il giorno prima di Ferragosto, è una intrapresa ardita, che richiede specialisti nella… decrittazione di testi ad alto tasso di burocrazia.

Secondo una delle associazioni dei produttori indipendenti, Cna Cinema e Audiovisivo, nei 4 decreti “applicativi” (formalmente sono “decreti direttoriali” a firma del Dg Nicola Borrelli), vanno apprezzati alcuni “elementi migliorativi”, e l’associazione presieduta da Gianluca Curti (titolare della società di distribuzione Minerva Pictures) comunica di aver contribuito a queste migliorie, grazie ad un atteggiamento dialogico e non conflittuale… La stessa Cna ricorda comunque come un decreto direttoriale non possa modificare o essere in contrasto con una norma di rango superiore.

Di fatto, Cna manifesta apprezzamento ed è la stessa associazione che ha co-firmato, assieme ad Anica ed Apa, il 12 settembre scorso, un comunicato di protesta, in relazione ad una puntata di “Porta a Porta” di Bruno Vespa su Rai1, in occasione della quale erano state mostrate alcune numerologie che denunciavano la deriva e la degenerazione dello strumento del “Tax Credit” (con una parte significativa del totale dei film prodotti grazie al credito d’imposta mai usciti nei cinematografici, o con “box office” modestissimi se non ridicoli)…

Il Ministro Alessandro Giuli: “basta contributi a pioggia, chi sa fare il cinema non ha nulla da temere”, ma molti si domandano – leggendo i decreti – se sarà proprio così…

A distanza di un mese dalle dimissioni di Gennaro Sangiuliano (6 settembre 2024), il neo Ministro Alessandro Giuli dichiarava “basta contributi a pioggia, chi sa fare il cinema non ha nulla da temere”, ovvero: “La stagione dei contributi a pioggia per produzioni cinematografiche è finita. C’è un accordo tra il governo, il Mic, e società di produzioni e registi, che non ne potevano più di vedere risorse disperse in troppi rivoli di produzione che se non erano clandestine, quasi lo erano. Quindi si è deciso di comune accordo di stabilire delle regole più rigide e soprattutto misure di controllo affinché la buona reputazione del cinema italiano non venga sporcata da una dispersione di soldi in rivoli che non conducono da nessuna parte” (così riportava “Il Secolo d’Italia” il 6 ottobre 2024, in un articolo, firmato da Maurizio Ferrini, intitolato “Giuli: “Il mio ministero in continuità con Sangiuliano. L’imitazione di Crozza? Ci guadagno…”).

Maurizio Fiume: “il Tax Credit non è un Reddito di Cittadinanza ma un Reddito di Ricchezza per poche imprese straniere”

In particolare, riteniamo che vadano rilanciate le analisi del regista e sceneggiatore e produttore indipendente Maurizio Fiume, intervenuto con una relazione ricca di dati ed analisi – intitolata “Status quo e analisi dati pubblici” –  in occasione dell’incontro “No Logo. Il cinema non dipendente”, promosso da Stefano Pierpaoli (Direttore del FilmStudio ed animatore del Forum del Cinema Indipendente) il 7 ottobre 2024 a Roma (al Cinema delle Province). Abbiamo già citato questo intervento su queste colonne (vedi “Key4biz” del 22 ottobre 2022, “Tax credit cineaudiovisivo, ‘Quarta Repubblica’ di Porro spara a zero. Ed è solo la prima puntata”).

Fiume così sintetizza le proprie tesi: “Da questi dati cosa si evince? Che questi grossi gruppi che hanno come loro mantra il mercato, quelli che amano definirsi Industria, i ricavi non li ottengono dal Mercato ma preferiscono ottenerli più facilmente dai contribuenti italiani. Eppure il Mercato in Europa esiste, è enorme. Ma per entrare in quel Mercato ci vogliono opere di alta qualità che questa Industria ha dimostrato di non essere capace di realizzare. Nonostante i 3,2 miliardi di euro elargiti dallo Stato italiano. Dimostra che questi grossi gruppi non sono stati capaci neppure di aumentare il numero di lavoratori del comparto e le loro paghe, che sono rimaste invariate. Hanno saputo invece aumentare il loro ricavi. La domanda a questo punto che dobbiamo farci? Perché i contribuenti italiani devono regalare 500 milioni all’anno di soldi pubblici a 20 società di produzione di proprietà straniera?”.

Fiume mette il dito nella piega / piaga che IsICult ha denunciato decine di volte (e non soltanto su queste colonne): una parte significativa del credito d’imposta viene assorbito da multinazionali straniere, che hanno acquisito il controllo di storiche società nazionali.

Cui prodest?”, se l’obiettivo dell’intervento dello Stato è estendere il pluralismo espressivo, la pluralità imprenditoriale, la democrazia culturale?!

E conclude con efficace metafora: “è evidente che il Tax Credit non è un Reddito di Cittadinanza ma un Reddito di Ricchezza per poche imprese straniere” (rimandiamo alla relazione di Fiume, che abbiamo già richiamato su queste colonne).

Concludendo la sua presentazione nel webinar del 19 ottobre 2024, Emanuela Caruso, così rispondeva alla domanda “Che alternative abbiamo?”, rispetto al rischio che le nuove regole vadano a reprimere le chance di una produzione indipendente, non in grado di superare i paletti imposti dal Ministero ovvero un percorso ad ostacoli piuttosto complesso e tortuoso?!

Ha sostenuto Emanuele Caruso: “A mio avviso occorre prima di tutto fare autocritica. 1. A livello di comparto siamo tutti divisi. Questo è il grande peccato originale su cui la legge di fatto ha trovato terreno fertile. 2. In questi mesi, da luglio 2024 (quando è stato firmato il decreto) a ottobre 2024, a livello di Associazioni, non è stato fatto abbastanza. Ci siamo rifugiati in una speranza di dialogo con il Mic che, con le medio piccole associazioni del settore, non c’è mai stato; 3. Ci siamo accontentati del fatto che il Mic sostanzialmente decidesse quali saranno i film di qualità che potranno essere prodotti, attraverso l’assegnazione dei contributi selettivi. Questo è un limite alla libertà di espressione su cui abbiamo semplicemente “preso atto”, anche se ne va della nostra vita; 4. Ad oggi non risulta che, a livello di associazioni, abbiamo impugnato il decreto nei 60 giorni che la legge consente; 5. Una delle motivazioni per cui siamo stati fermi è stata perché si contava su un’apertura nei decreti attuativi. E abbiamo visto che tipo di apertura è arrivata”.

Quali le “possibili soluzioni”?!

E qui Emanuele Caruso evidenzia una sorta di rassegnazione ovvero di debolezza di reattività (da parte dei piccoli imprenditori e delle imprese indipendenti) pur stimolando tutti a mostrare maggiore coraggio e migliore resistenza: “1. Se non fossimo un Paese diverso (come Usa, Francia o Spagna) forse avremmo avuto il coraggio di fermarci tutti. Invece siamo un Paese dove ciascuno è abituato a guardare al proprio orticello. Pertanto è utopistico proporre scioperi e un fermo dei set da parte di tutti: piccoli e medi produttori ma anche tecnici, maestranze e lavoratori dei set. Ma sicuramente questa sarebbe la soluzione più efficace per far sentire la nostra voce; 2. Autotassarci subito e tentare ogni via legale e con l’antitrust per far valere i nostri diritti. Anche se ormai è tardi; 3. Chiedere di poter giocare un altro campionato, visto che da questo siamo stati estromessi. Con altre regole. Ma rimane una richiesta utopistica; 4. Costituire nuove realtà distributive, attraverso le regole che saranno illustrate nei prossimi decreti attuativi, per creare le nostre reti di distribuzione; 5. Trovare nuovi modelli di produzione e distribuzione”…

E invita alla mobilitazione: “siamo amanti del cinema. Bene: riguardiamoci questo film. Telefoniamoci in questi giorni. Andiamo alle finestre di casa nostra. Scriviamoci. Indigniamoci”. E cita giustappunto “Quinto Potere” di Sidney Lumet: «Voglio che protestiate, non voglio che vi ribelliate, non voglio che scriviate al vostro senatore, perché non saprei cosa dirvi di scrivere. Io so soltanto che prima dovete incazzarvi! Dovete dire: “Sono un essere umano, porca puttana! La mia vita ha un valore!” Quindi io voglio che ora voi vi alziate. Voglio che tutti voi vi alziate dalle vostre sedie ed urliate: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!”».

Nei prossimi giorni, l’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult affronterà alcune tecnicalità dei decreti.

Per ora, riteniamo di stimolare un’azione di divulgazione e sensibilizzazione pubblicando oggi su “Key4biz” due documenti, dai quali emergono le differenti “letture” delle fenomenologie in atto: la presentazione di Obiettivo Cinema e le note curate da Cna Cinema e Audiovisivo.

Quel che emerge comunque evidente – nella gestazione delle nuove regole dell’intervento pubblico nel settore, dall’estate del 2023 ad oggi – è la carenza di vera interlocuzione, da parte del Ministero della Cultura, con i soggetti “altri” rispetto ad Anica ed Apa… Questa è la vera verità.

Quel che emerge è il deficit di trasparenza e tecnicalità nella gestazione della riforma…

Quel che emerge, ancora una volta, è il deficit di dati, di analisi, di valutazioni: grazie a queste (perduranti) nebbie ed a numerologie poco affidabili (e spesso intrinsecamente contraddittorie), “il Manovratore” continua indisturbato a fare il bello ed il cattivo tempo, a sua totale discrezione…

Clicca qui, per la presentazione curata da Emanuele Caruso (Obiettivo Cinema), in occasione del webinar del 19 ottobre 2024, “Tax Credit 2024*. I nuovi decreti direttoriali” (viene precisato “realizzato a solo ed esclusivo scopo didattico e a mero titolo d’esempio”).

Clicca qui, per il documento di analisi curato da Cna – Cinema e Audiovisivo, “Note su decreti direttoriali tax credit”, Cna, 15 ottobre 2024

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).

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