L’ultimo anno e mezzo ha stravolto le nostre abitudini in modo così radicale che ora, con il ritorno alla normalità – si spera – sempre più vicino, la domanda è una: sarà di nuovo tutto come prima? Resisteremo alla tentazione di baciarci sulle guance perché, anche se vaccinati, non si sa mai? Continueremo a tenere la mascherina anche senza obbligo in tal senso per evitare anche i contagi della semplice influenza? Riprenderemo a lavarci le mani distrattamente o abbiamo imparato che una pulizia accurata aiuta a combattere non solo il Covid, ma anche diversi altri rischi?
Il confine tra una ritrovata prudenza e la leggera paranoia è sottile, e forse non potrebbe essere altrimenti dopo una pandemia; ma è anche vero che abbiamo l’abitudine di credere di vivere in momenti storici definenti, dopo i quali qualcosa cambierà per sempre, per poi accorgersi – bastano anni, forse mesi – che tutto sommato questi mutamenti epocali non ci sono stati. Quando saremo in grado di concederci uno sguardo meno coinvolto, forse ci accorgeremo che anche dopo il coronavirus abbiamo sottovalutato la parola più abusata degli ultimi anni – “resilienza”, sì; che non significa tenacia eroica contro le avversità, ma più propriamente la capacità di autoripararsi dopo un danno (o di non rompersi del tutto). Tornare come prima, insomma, come se non fosse successo nulla. O quasi.
Il grande protagonista dell’ultimo anno: Internet
Simili dubbi riguardano un po’ tutte le attività umane, e quindi per forza di cose anche quelle che ci hanno tenuto compagnia durante i lunghissimi mesi dei lockdown e della limitazione negli spostamenti. In primo luogo, Internet, e soprattutto Internet mobile, che ci ha seguito in ogni movimento casalingo e non consentendoci di interagire con le persone care ma anche di lavorare e di studiare, sostituto digitale di una finestra sul mondo che, nel suo senso fisico, ci è stata tolta dal virus. Si è visto come nel 2020 alcuni settori e ambiti in materia di app siano andati fortissimo: dai programmi per la telepresenza, come Zoom o Meet, ai giochi per passare la noia e distrarsi un po’, fino alle piattaforme per lo streaming audio e video.
Ma adesso che si torna alla normalità – e si ricomincerà a uscire, viaggiare, incontrarsi – cosa ci si può aspettare dal mercato mobile? Chi è cresciuto rallenterà e gli altri si avvicineranno, o il gap è destinato ad aumentare? Sicuramente un ruolo lo giocherà il fatto che le offerte per Internet mobile non si sono fermate, e oggi sono ancora più convenienti per chi vuole connettersi lontano da casa (su SOSTariffe.it si possono trovare tutte le attuali promozioni più convenienti, per non trovarsi mai senza gigabyte di traffico quando più serve, come ad esempio in vacanza).
Si ritorna a viaggiare, anche con lo smartphone
Una recentissima ricerca di App Annie analizza gli ultimi trend relativi al download e alla spesa delle applicazioni per smartphone e per tablet degli ultimi mesi, in modo da vedere come si stanno orientando i comportamenti dei consumatori mentre le restrizioni vengono allentate sempre di più dai diversi governi. Come si è detto, a dominare i mesi scorsi sono stati i giochi, in particolare quelli “super-casual”, segno probabilmente che anche chi di solito non si dedica alle attività ludiche sui dispositivi portatili ha provato a scaricare uno dei tanti tioli da “una partita e via”. Oltre ai giochi, prima voce nella spesa dei consumatori come incremento del fatturato dal 2019, sono andate molto bene anche le app dedicate all’intrattenimento (tenendo conto che appena prima dei mesi più duri del coronavirus è stata lanciata Disney+, e negli USA HBO Max), seguite dalle app social e da quelle dedicate al business; c’è posto perfino per le criptovalute, con le diverse piattaforme dedicate allo scambio di Bitcoin e non solo. Ma proprio nelle ultime settimane – ed è un sospiro di sollievo per tutti gli operatori del settore turistico – sono aumentati parecchio i download delle applicazioni dedicate ai viaggi, alla navigazione satellitare e alle prenotazioni di hotel e simili; il mercato è riuscito a recuperare dalla crisi del 2020, anche se ci vorrà ancora un po’ per recuperare i livelli pre-pandemia. In particolare Booking.com ha fatto registrare numeri record nel secondo trimestre del 2021.
Mobile: le nuove abitudini che rimarranno
App Annie indica poi i settori coinvolti da abitudini che sono mutate, ma che non se ne andranno: in primo luogo il lavoro ibrido – in un po’ in presenza e un po’ a distanza – sembra tutt’altro che abbandonato in favore di quello esclusivamente in presenza, anzi, il temo trascorso sulle app di business continua ad aumentare, anche neri mercati dove le percentuali di vaccinati sono molto elevate. Insomma, la connettività via mobile è entrata a quanto pare a far parte definitivamente di un nuovo modello di lavoro, anche per quelle aziende che sono sempre state restie o a dotarsi delle infrastrutture necessarie per una transizione, anche solo parziale, di questo tipo, o che pur avendole fino alla pandemia hanno mantenuto un pregiudizio a favore del lavoro in presenza, considerando il dipendente in ufficio sempre più efficiente e concentrato; impressione che a quanto pare con la pandemia si è molto affievolita, se non addirittura scomparsa del tutto.
Poi ci sono le app dedicate ai video brevi, in primo luogo il dominatore assoluto di questo campo, TikTok (ed è notizia recente che anche Instagram stia per annunciare modifiche sostanziali alla sua interfaccia, per assomigliare di più al social preferito dai ragazzi più giovani della generazione Z). Nell’elenco ci sono anche gli abbonamenti per il fitness (in tanti hanno scoperto che anche senza andare in palestra, con un po’ di forza di volontà, ci si può mantenere in forma anche standosene comodamente a casa propria) e il food delivery; moltissime attività di ristorazione, per sopravvivere, hanno dovuto adattarsi cominciando a prevedere la possibilità della consegna a domicilio dei propri piatti anche quando non c’era, e dopo qualche mese di comprensibile assestamento in non pochi casi hanno cominciato a vederne i vantaggi dovuti alla possibilità di fatturare anche senza tenere il locale aperto (con tutte le spese che ne conseguono). Come dire, un mondo che torna all’antico, ma non si dimentica le tendenze che erano già forti prima del coronavirus, con il settore mobile al primo posto.