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Il più breve dei governi italiani è durato solo 9 giorni. La classifica dei più brevi

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Il “Divo” Giulio batte il maestro per un altro record, questa volta ben poco invidiabile: ha presieduto il più breve dei governi.

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Il record è di Andreotti. Ecco gli altri che non hanno superato le due settimane

Se consideriamo giovedì 14 luglio 2022 la data delle dimissioni dell’ennesimo tra i governi tecnici italiani, quello guidato da Mario Draghi (dimissioni causate della decisione del Movimento 5 Stelle di non votare la fiducia al decreto Aiuti) il governo è durato 516 giorni. Ma vediamo qualche numero interessante sui governi italiani. Per esempio: l’uomo politico italiano che ne ha guidati di più è Alcide De Gasperi, che batte Giulio Andreotti per una incollatura: 8 a 7. Ma il “Divo” Giulio batte il maestro per un altro record, questa volta ben poco invidiabile: ha presieduto il più breve dei governi.

La classifica dei governi italiani più brevi

Il grafico in alto mostra i cinque governi italiani più brevi della Repubblica, considerati in base ai giorni effettivi dell’esecutivo (e non, quindi, fino al giuramento del successivo esecutivo).

Il più rapido in assoluto della storia italiana è stato l’Andreotti Iil governo non ottenne la fiducia del Senato e fu costretto a dimettersi, appunto, dopo 9 giorni. Quel governo certo non passerà alla storia ma alcune curiosità meritano di essere raccontate. Andreotti aveva imbastito un monocolore Dc con l’appoggio esplicito dei liberali (Pli) e molti dubbi in seno al suo stesso partito, in particolare dalla corrente di sinistra al punto che clamorosa fu la foto di Carlo Donat Cattin, uno dei leader di quella corrente, pizzicato dal barbiere il giorno del giuramento dei ministri del governo guidato dal suo compagno di partito. Ma l’Andreotti I venne, appunto, bocciato in Senato dove i voti a favore furono 152 e quelli contrari 158. Tra l’altro questo governo non solo fu il primo formato da Andreotti, ma Andreotti fu anche il primo romano a prendere la guida del Paese. Gli andò male ma ebbe tutto il tempo per rifarsi negli anni successivi.

I governi italiani che sono durati solo 11 giorni

I governi Andreotti V e Fanfani VI sono a pari merito con 11 giorni. L’esecutivo di Fanfani, in carica dal 18 aprile 1987, costituito per la quasi totalità da esponenti di Democrazia Cristiana con l’aggiunto di alcuni tecnici, ottenne la fiducia da socialisti, socialdemocratici e radicali, ma non dei democristiani, che si astennero. Il governo cadde dopo 11 giorni portando alle dimissioni di Fanfani ed allo scioglimento anticipato delle Camere. Quello di Andreotti del 1979, invece, non ottenne la fiducia per un solo voto e si dimise.

De Gasperi ha governato solo per 12 giorni

Anche il nome di Amintore Fanfani figura due volte nella speciale classifica. Lui ed Alcide De Gasperi, infatti, sono stati rappresentanti di due governi che hanno vissuto per soli 12 giorni. Come nei primi tre casi, anche questi esecutivi non avevano ottenuto la fiducia.

Nel caso del governo Fanfani I, la Camera negò la fiducia con 260 voti favorevoli, 303 i contrari e 12 astenuti su 563 presenti. Il Presidente del Consiglio, quindi, si dimise la sera stessa. Una sorte simile toccò al governo De Gasperi VIII, che non ottenne il consenso dei deputati: 282 voti contro, 263 a favore e 37 astensioni.

I governi italiani e la “non sfiducia”

Probabilmente il governo che ha segnato una svolta nella politica italiana almeno per un decennio è quello presieduto da Giulio Andreotti del 1976, il terzo a guida del “Divo” Giulio. Prima di tutto perché è stato il primo governo italiano ad annoverare tra i suoi componenti un ministro donna, Tina Anselmi (negli Anni ’80 guidò poi la commissione d’inchiesta sulla P2), alla quale fu affidato il dicastero del Lavoro. Il 33esimo governo italiano resta però nella storia perché il Pci non votò contro nonostante che si trattasse di un esecutivo monocolore Dc. Venne allora coniata la definizione di “non sfiducia” da parte del Pci ma anche da parte di tutti gli altri partiti laici tradizionalmente alleati della Dc nei governi pentapartito, cioè: Psi, Psdi, Pri e Pli. A ispirare la “non sfiducia” fu Gerardo Chiaromonte, dirigente del Pci, a caccia di uno “sdoganamento” da parte dei Paesi occidentali di un partito che stava abbandonando il collateralismo con l’Unione Sovietica. Il modo individuato da partito guidato allora da Enrico Berlinguer, era stato individuato in un avvicinamento alla sinistra democristiana incarnata dall’allora segretario della Dc Benigno Zaccagnini.

I dati si riferiscono al: 1948-2019

Fonte: Governo.it

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