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Il patto educativo Scuola-Famiglia alla base dell’educazione digitale

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Un patto educativo Scuola-Famiglia che deve strutturarsi su criteri di solidità, comunicazione, integrazione per evitare messe in pratica deresponsabilizzanti in cui il digitale sembra sfuggire dalle mani ed arrivare a plasmare giovani menti.

Nell’era digitale, in cui l’educazione digitale sta iniziando timidamente soltanto negli ultimi anni a diffondersi partendo dal criterio della giusta consapevolezza e riflessione verso una pedagogia digitale, occorre tenere in considerazione il ruolo degli insegnanti nella condivisione della sfida che i genitori, gli adulti, e la società in generale sono tenuti a compiere per assolvere il ruolo di guide responsabili e consapevoli della stessa.

Il patto Scuola-Famiglia

Partendo dalla considerazione generale che i bambini non possono apprendere da soli ad utilizzare gli strumenti digitali, come ho già più volte evidenziato nei miei scritti, il ruolo degli insegnanti e degli stessi genitori nella trasmissione di un saper fare digitale di qualità, teso allo sviluppo di competenze e di processi responsabili e creativi, è da una parte assoluto e dall’altra deve integrarsi nel passaggio della trasmissione del sapere dai genitori, primi maestri digitali, agli insegnanti che dovrebbero essere punto di riferimento, sostegno e accompagnamento del processo trasformativo dell’essere genitori e figli, adulti e bambini oggi.

Un patto educativo Scuola-Famiglia che deve strutturarsi su criteri di solidità, comunicazione, integrazione per evitare messe in pratica deresponsabilizzanti in cui il digitale sembra sfuggire dalle mani ed arrivare a plasmare giovani menti, sull’assunto del procedere per prove ed errori senza un asset psichico interno di consapevolezza.

Il digitale di qualità

Un digitale di qualità che entra nelle scuole riconoscendo il valore dell’educazione digitale, monitorando l’uso che ne viene fatto in famiglia, dove si è arrivati, come e da dove ripartire, correggendo eventualmente errori di conduzione, per far in modo che le nuove generazioni apprendano ad utilizzare le potenzialità dell’innovazione tecnologica su aree specifiche dello sviluppo, a partire dall’area relazionale che oggi è quella maggiormente investita di disfunzionalità e pericoli per un sé fragile ancora in fase di formazione e maturazione.

Bambini in primis, adolescenti e adulti che collaborano insieme verso una digitalizzazione della società migliore.

In questo processo di cambiamento non possiamo non mettere in evidenza che la stessa didattica ha il compito morale, sociale, culturale e storico, di aggiornarsi e tener conto della sfida digitale, proprio per non lasciare i bambini da soli ad apprendere dagli strumenti, ma investire su una trasmissione di competenze che possano strutturarli ed orientarli quando DA SOLI, debitamente formati, potranno gestire autonomamente i nuovi device, riconoscendo qualità del fare e del sapere che hanno appreso insieme agli adulti, prima genitori e poi gli insegnanti.

Genitori e insegnanti

Genitori e insegnanti uniti in questa una rete di intenti e di proficua collaborazione dovrebbero riuscire a creare una fitta tela di sostegno tesa a prevenire disagi e problematiche legate ad un uso disfunzionale della tecnologia e ad utilizzare le potenzialità della stessa per espandere un saper fare di qualità  teso alla prevenzione e al sostegno delle nuove generazioni, in termini di apprendimento, di sviluppo di competenze, di riconoscimento dei bisogni e delle individualità del singolo.

Se da una parte quindi i genitori inaugurano i primi passi del far bene digitale, in una traiettoria educativa che parte dalla nascita, gli insegnanti sono tenuti ad aggiornarsi, a calcare la strada della conoscenza del linguaggio tecnologico e dei suoi effetti sullo sviluppo del bambino, in termini di potenzialità e di riconoscimento dei rischi, per continuare e sostenere il talento individuale del singolo e dell’intera società.

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