Riflessioni

Il Novecento è finito e il mondo va riconfigurato. Istruzioni per l’uso

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Nel preoccuparmi del mondo che si sta riconfigurando, credo che il momento sia buono per ri-pensare il pensiero strategico.

La guerra ibrida in corso in Ucraina ci dice molte cose. L’analisi non può che essere complessa, transdimensionale, glocale. Perché nulla, in questa guerra, è lineare, unicamente comprensibile in chiave monodimensionale e solo limitato al terreno degli scontri.

Concordo con chi sostiene che l’urgenza sia il cessate il fuoco. Ma, altrettanto, non possiamo non sottolineare che c’è un aggressore e c’è un aggredito. E, ancora, non possiamo non allargare lo sguardo dal “locale ucraino” alla situazione planetaria. Parlare di ordine sembra, ai miei occhi, un esercizio del tutto sterile: sono convinto, infatti, che quella parola fosse funzionale al mondo pre-caduta del muro di Berlino e che oggi non abbia più senso.

Gli attori geopolitici si riconfigurano, in una sorta di guerra parallela nella quale i player, più o meno grandi, cercano un nuovo “posto al sole”. Alcuni temi mi sembrano emergere con prepotenza:

– l’imporsi della questione umanitaria. La metto al primo posto perché ogni guerra è sporca e si gioca nei corpi e nelle menti degli assediati. Ma anche, in questo caso, nei corpi e nelle menti del popolo russo. La narrativa di regime impone la necessità di una “operazione militare speciale” e pone il tema della riunificazione del popolo russo in una visione chiaramente imperiale (e, mi si consenta, qualcosa in più di autoritaria). La questione umanitaria è, per i Paesi confinanti con l’Ucraina, per l’Europa e per il mondo, nell’accoglienza prioritaria dei profughi senza se e senza ma e in una contro-narrazione ampia e planetaria degli eventi in corso;

– l’imporsi della questione energetica. In tanti ne scrivono ed è un tema decisivo. L’Europa, in particolare, conosce – non da oggi – il cinismo di Putin. Era chiaro da almeno 8 anni. Eppure si sono cercati compromessi, lavorando a non vedere e continuando a importare gas senza pensare ad alternative strategie continentali. Ora si sta cercando di porre rimedio ma i tempi sono lunghi (rispetto a quelli della guerra). Nel balletto delle sanzioni, “arma” necessaria ma bifronte, gli USA hanno dichiarato che non importeranno più gas e petrolio dalla Russia (atto piuttosto simbolico). Altri, dal fronte occidentale, non sono convinti: la dipendenza energetica pesa come un macigno.

– l’imporsi della questione della sicurezza. Tanti sono stati gli errori dell’Occidente, e della NATO, in questi anni. E’ arrivato il momento che l’Europa lavori davvero a una difesa comune, integrando le competenze d’intelligence e guardando con crescente attenzione, e decisione, al fattore cyber.

All’amico destinatario di questa lettera, ciascuno che avrà la compiacenza di leggerla, dico che occorre scaricare definitivamente i paradigmi che abbiamo ereditato dal ‘900. Anche se Putin ci mette di fronte al passato che non passa, e con la storia bisogna fare i conti, ciò che va fatto è ri-pensare un pensiero strategico che, nella mediazione dei rapporti di potere (ineliminabili dal palcoscenico della storia), immagini nuovi futuri, nuovi inizi per l’umanità e per il pianeta.

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