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Il Mise diventa Mimit, ma online non cambia e resta la vecchia url

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Il Mise cambia nome e competenze e diventa Mimit, ma online resta la vecchia url che conserva tutto l'archivio digitale del ministero.

Avviso ai naviganti. Il Mise (Ministero dello sviluppo economico) cambia denominazione, amplia le sue competenze e diventa Mimit (Ministero delle imprese e made in Italy), con specifiche funzioni per rafforzare il ruolo del Dicastero a favore delle imprese e del Made in Italy. Però su Internet la url non cambia e resta sempre la vecchia denominazione di Mise (www.mise.gov.it).

Cambio url un lavoraccio

Certo, cambiare la url sarebbe un lavoraccio per il ministero, con un trasferimento coatto di migliaia di pagine web. La vecchia url conserva tutto l’archivio digitale del ministero. Ma detto questo resta il fatto che mondo reale e mondo virtuale non vanno di pari passo e anche le istituzioni dovrebbero tenerne conto. O forse si pensa che non valga la pena cambiare la url perché la denominazione del ministero potrebbe tornare Mise in futuro? O forse, più semplicemente, nessuno ci ha pensato perché Internet ancora è considerato un orpello, un riflesso della realtà.

Mimit su Google? Si finisce altrove

Fatto sta, che digitando Mimit su Google, operazione ormai automatica in era digitale, il primo risultato è quello di un dottorato di ricerca in Microbiologia, Immunologia, Malattie infettive, Trapianti dell’Università di Tor Vergata.

Nulla a che vedere con il ministero di Via Veneto, che con il decreto adottato il 4 novembre scorso assume nuove funzioni in particolare a favore dell’export delle imprese. “Condividendo con il Ministero degli Affari Esteri il Comitato Interministeriale per il Made in Italy nel mondo (CIMIM) per la promozione, valorizzazione e tutela del Made in Italy – ha detto il ministro Adolfo Urso in una nota – prevediamo misure compensative per le imprese che sono state maggiormente colpite dalle sanzioni. E con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica condividiamo altresì la politica energetica per le imprese. Infine grazie all’istituzione del difensore civico delle imprese decliniamo in modo tangibile la mission principale del Ministero “Non disturbare chi vuole fare”. Al ministro Adolfo Urso sono andate anche le deleghe all’aerospazio.

Nel dettaglio, il decreto prevede:

  • una nuova denominazione del Dicastero: da Ministero dello Sviluppo economico a Ministero delle imprese e del made in Italy (MIMIT).
  • l’istituzione del Comitato Interministeriale per il Made in Italy nel mondo co-presieduto dai Ministri degli affari esteri e delle imprese e del Made in Italy, con il compito di indirizzare e coordinare le strategie finalizzate a promuovere, valorizzare e tutelare il Made in Italy in Italia e nel mondo. Tra i diversi compiti del CIMIM è di particolare importanza la possibilità che il Comitato individui meccanismi di salvaguardia e di incentivazione di settori produttivi nazionali, particolarmente colpiti dall’imposizione di nuovi dazi, alla previsione di regimi sanzionatori o alla presenza di ostacoli tariffari e non tariffari sui mercati internazionali.
  • a modifica delle norme relative ad ICE, SIMEST e SACE, stabilendo un maggiore coinvolgimento del MIMIT per la parte di competenza sulle linee di indirizzo strategico da dare al sistema pubblico per l’internazionalizzazione.
  • una delle novità è la copresidenza del Comitato Interministeriale per la transizione ecologica (CITE). Le riunioni per elaborare le strategie energetiche per le materie legate alla politica industriale saranno presiedute dal MIMIT.
  • una modifica sostanziale della norma contenuta nel decreto Aiuti ampliando il potere sostitutivo del MIMIT in caso di inerzia delle Amministrazioni Centrali nei procedimenti relativi a investimenti rilevanti per il sistema produttivo nazionale (si fa riferimento agli investimenti di almeno 25 milioni di euro aventi ricadute occupazionali significative) e prevedendo un’apposita struttura di supporto e tutela dei diritti delle imprese con specifici compiti volta a raccogliere e a dare seguito alle segnalazioni dei ritardi e dell’inerzia della PA centrale da parte delle imprese.

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