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Il ministro Giuli nomina una delle due Commissioni esperti Cinema e Audiovisivo. ‘Vermiglio’ batte ‘Parthenope’ per gli Oscar

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Totale autonomia del neo Ministro della Cultura nella scelta dei “15 saggi” che dovranno gestire ben 84 milioni di euro di contributi pubblici. Il piccolo bel film “Vermiglio” sconfigge il potente “Parthenope” come film italiano candidato all’Oscar.

Alle ore 15:29 di oggi martedì 24 settembre 2024, l’Ufficio Stampa del Ministero della Cultura ha diramato il comunicato che ufficializza la “eletta schiera” degli esperti che dovranno selezionare le opere che presentano istanza di “contributo selettivo”, a valere sui fondi della Legge Cinema e Audiovisivo (la n. 220 del 2016, la cosiddetta “Legge Franceschini”, così come parzialmente riformata dal Ministro Gennaro Sangiuliano soprattutto attraverso il decreto interministeriale (cofirmato da Giancarlo Giorgetti in quanto titolare del Ministero dell’Economia e Finanze) del 10 luglio 2024.

Lunga (lunghissima) è stata l’attesa, dato che la precedente commissione era scaduta a metà marzo, ed il Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) avrebbe potuto nominarla già da molti mesi, ed IsICult lo aveva sollecitato in tal senso più volte, anche su queste colonne, invitandolo ad adottare una procedura selettiva trasparente, con analisi comparativa dei curricula, e comunque previo invito a presentare le auto-candidature. Si rimanda, tra l’altro, a “Key4biz” del 10 maggio 2024, “Sangiuliano critica la Commissione esperti Cinema nominata da Franceschini: ma perché non nomina le nuove commissioni previste per legge?”. Il suo predecessore Dario Franceschini aveva almeno avuto la correttezza di firmare un decreto di invito alla presentazione di candidature, anche se poi la selezione è stata totalmente autocratica.

La “eletta schiera” dovrà selezionare le opere che andranno a beneficiare dei “contributi selettivi” nella nuova ripartizione per l’anno 2024: si tratta di un totale di 84 milioni di euro, di cui la principale è rappresentata dalla nuova e controversa “categoria” denominata “opere su personaggi e avvenimenti dell’identità culturale italiana”, che assorbiranno 52 milioni di euro; circa 8 milioni vanno a “giovani autori, opere prime e seconde”; circa 5 milioni per “animazione”; circa 4 milioni per “documentari”; 3 milioni per “sviluppo film e opere audiovisive”; 2 milioni per “distribuzione estero”; 1,5 milioni “produzioni audiovisive innovative” (“linea” di nuova istituzione); 1,2 milioni “scrittura, sceneggiature film, opere tv e web”; 900mila euro per i “cortometraggi”…

Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha formalmente nominato i 15 esperti della Commissione Cinema e Audiovisivo per la valutazione dei progetti e per l’attribuzione dei contributi selettivi di cui all’articolo 26 della legge 14 novembre 2016, n. 220 (“Disciplina del cinema e dell’audiovisivo”).

L’eletta schiera dei nuovi “15 saggi” del cinema e dell’audiovisivo italiano

La commissione è composta da 15 membri (esattamente come quella precedente, allorquando il Ministro avrebbe potuto aumentare il numero dei membri perché la “Legge di Bilancio 2024” glielo avrebbe consentito): di ognuno, indichiamo tra parentesi un cenno di profilo ipersintetico:

  • Valerio Caprara

(critico del quotidiano “Il Mattino”, uno dei decani della critica cinematografica italiana)

  • Tiziana Carpinteri

(avvocato specializzato in diritto cinematografico)

  • Giacomo Ciammaglichella

(avvocato specializzato in diritto cinematografico, partner dello Studio Massaro-Ciammaglichella)

  • Benedetta Cicogna

(figlia adottiva nonché compagna della compianta produttrice cinematografica Marina Cicogna)

  • Pasqualino Damiani

(docente universitario, insegna “Sceneggiatura” a Roma Tre)

  • Selma Jean Dell’Olio

(regista e sceneggiatrice)

  • Benedetta Fiorini

(ex deputata XVIII legislatura, Lega Salvini, già collega della Sottosegretaria Borgonzoni)

  • Massimo Galimberti

(consulente editoriale e “story editor” per progetti cine-audiovisivo)

  • Giorgio Gandola

(giornalista, già direttore dal 2011 al 2016 de “L’Eco di Bergamo”)

  • Mariarosa Cristina Beatrice Mancuso

(critica cinematografica e letteraria del quotidiano “il Foglio”)

  • Pier Luigi Manieri

(organizzatore culturale)

  • Fabio Melelli

(storico del cinema, docente di cinema italiano all’Università per Stranieri di Perugia)

  • Paolo Guido Carlo Mereghetti

(anche lui decano della critica cinematografica, autore dell’omonimo “Dizionario dei Film”)

  • Ginella Vocca

(organizzatrice culturale, fondatrice del MedFilm Festival)

  • Stefano Zecchi

(filosofo, saggista, opinionista, Presidente dell’Accademia Internazionale di Scienza della Bellezza)

Come prevedibile, questa selezione ancora una volta autocratica provocherà sicuramente polemiche: ci limitiamo a qui segnalare la compresenza di due giornaliste che ruotano intorno al quotidiano “il Foglio” fondato da Giuliano Ferrara, considerando che la sceneggiatrice e regista Selma Dell’Olio è la compagna di Ferrara e Maria Rosaria Mancuso è la critica del quotidiano, famosa per essere spesso “controcorrente” rispetto alla gran parte dei suoi colleghi…

Si tratta di professionisti – nella quasi totalità – che possono vantare un qualificato curriculum e sarebbe semplicistico “classificarli” politicamente come di “area destrorsa”, anche se sembra prevalere questo orientamento…

Piuttosto curiosa la nomina di una ex parlamentare (a Montecitorio dal 2018 al 2022), Benedetta Fiorini, che non era in Commissione Cultura e dal cui curriculum non sembra emergere competenza alcuna in materia di cinema e audiovisivo… Ma forse la Lega Salvini non aveva un altro esponente “in quota” che fosse attivo nel settore cine-audiovisivo.

Apprezzabile una sorta di rispetto delle “quote rosa”, considerando che sono state scelte 6 donne su 15 componenti (40 %). Da notare che nessuno dei nuovi “esperti” faceva parte della precedente Commissione: il che è innovativo dal punto di vista ideologico-concettuale, ma determinerà sicuramente un qualche problema operativo perché sarà necessario prevedere una non agevole e rapida “curva di apprendimento” nelle procedure amministrative, che sono sia intellettuali (lettura di sceneggiature ed analisi progettuale) ma anche squisitamente burocratiche (rispetto ai dossier di candidatura).

Sarebbe interessante scoprire quali di questi “15 eletti” fossero già nell’elenco del decreto di Gennaro Sangiuliano che il Ministro firmò il 6 settembre, a poche ore dalle sue dimissioni per la surreale vicenda “Boccia”, provocando un putiferio mediatico-politico. Decreto che subì quindi un radicale “stop” per ragioni di (in)opportunità, anche se il Ministro l’avrebbe potuto firmare molte settimane prima… ma questa è un’altra storia…

Gli esperti durano in carica due anni. Possono essere riconfermati una sola volta ed essere nuovamente nominati trascorsi due anni dalla cessazione dell’ultimo incarico.

Il Ministero precisa che il decreto citato è stato trasmesso agli organi di controllo ai fini della registrazione.

Torneremo presto su questa dinamica, ma ri-denunciamo come il neo ministro Alessandro Giuli abbia riprodotto le pratiche oscure del passato, esercitando un potere tutto basato sul controverso “intuitu personae”.

Gli appelli delle associazioni di autori cinematografici e audiovisivi, che avevano chiesto – con insistenza – processi di selezione trasparenti e meritocratici sono stati completamente ignorati.

Il piccolo “Vermiglio” di Maura Delpero ha sconfitto il potente “Parthenope” di Paolo Sorrentino: sarà il film italiano che competerà per gli Oscar, edizione n° 97, nella categoria “International Feature Film Award”

Poco dopo mezzogiorno, un altro comunicato stampa ha segnalato una notizia interessante, anche perché diversa rispetto a molte previsioni dei “bookmaker”: non è stato selezionato per gli Oscar il potente film di Paolo Sorrentino “Parthenope” bensì un film “piccolo” (come dimensione produttiva, un tipico film indipendente) qual è “Vermiglio” di Maura Delpero. Basti osservare che “Vermiglio” è costato 4,3 milioni di euro, ed ha beneficiato di contributi del Ministero della Cultura per 1,4 milioni di euro (di cui 1,1 milioni “tax credit produzione”, 235.000 euro da “contributi selettivi produzione”, 90mila per “produzione film Italia-Francia”, 20mila “contributi selettivi sviluppo), a fronte di “Parthenope”, che sarebbe costato 32,3 milioni di euro, beneficiando di 11,2 milioni di “tax credit produzione”.

Se al Festival di Venezia il primo film è stato sostanzialmente ignorato (a livello di premi), il secondo ha vinto il “Gran Premio della Giuria” 2024… E proprio in quel del Festival, Maura Delpero aveva contestato le nuove norme della Legge Cinema e Audiovisivo, rivendicando l’importanza del sostegno dello Stato alla più libera produzione indipendente, sganciata dalle logiche più commerciali del mercato…

Il “Comitato di Selezione” – composto autocraticamente dall’Anica – è stato disvelato nella sua identità (fino ad oggi la sua composizione era misteriosa, per evitare – si favoleggia… – “raccomandazioni” o comunque pressioni improprie): si tratta di Pedro Armocida (critico cinematografico de “il Giornale” e presidente dell’Associazione Italiana Festival di Cinema), Maria Rita Barbera (costumista), Cristina Battocletti (scrittrice e giornalista, critica cinematografica del quotidiano “Il Sole 24 Ore”), Giorgia Farina (registra, sceneggiatrice, fotografa), Francesca Manieri (sceneggiatrice), Guglielmo Marchetti (produttore cine-audiovisivo, fondatore ed Ad della Notorius Pictures), Paola Mencuccini (dirigente del Ministero della Cultura), Giacomo Scarpelli (sceneggiatore), Giulia Louise Steigerwalt (attrice), Alessandro Usai (Ad di Colorado Film e Presidente Anica “in pectore”… almeno secondo le nostre previsioni), Cecilia Zanuso (montatrice).

Il Comitato è stato istituito su incarico dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.

Totalmente misteriosi – anche in questo caso – i criteri di selezione di questa “commissione”…

Riunito davanti a un notaio, il Comitato ha votato “Vermiglio” di Maura Delpero quale film che rappresenterà l’Italia alla 97ª edizione degli “Academy Awards” ®, nella selezione per la categoria “International Feature Film Award”, con la seguente motivazione: “per la sua capacità di raccontare l’Italia rurale del passato, i cui sentimenti e temi vengono resi universali e attuali”.

Vermiglio” concorrerà per la “shortlist” che includerà i 15 migliori film internazionali selezionati dall’Academy, e che sarà resa nota 17 dicembre 2024. L’annuncio delle “nomination” (la “cinquina” dei film nominati per concorrere al premio) è previsto per il 17 gennaio 2025, mentre la cerimonia di consegna degli Oscars si terrà a Los Angeles il 2 marzo 2025.

Anche questa scelta provocherà polemiche…

Molto interessante l’analisi proposta da Francesco Alò ieri l’altro sulle colonne della testata specializzata di cinefili qual è “Badtaste”, in un articolo intitolato “Oscar 2025: candidiamo il bellissimo Vermiglio o il potente Parthenope?”.

Si domandava due giorni fa Alò: “che fai cara commissione Anica? Mandi verso i votanti dell’Academy “Vermiglio”, ovvero un’opera seconda splendida, diretta da una sconosciuta in America, che ha vinto grosso a Venezia ma che ha i piccoli Sideshow e Janus Films come distributori in Usa? Oppure opti per il nettamente inferiore “Parthenope”, bocciato a Cannes, per la regia di un artista amatissimo e conosciuto dall’Academy perché vincitore dell’Oscar nel 2013 (“La grande bellezza”) ed entrato in cinquina nel 2022 (“È stata la mano di Dio”), con in più la corazzata A24 come distributore statunitense? Noi da critici non staremmo a riflettere un attimo: si scelga Vermiglio. Però poi, da giornalisti, pure patrioti, entreremmo più in crisi, perché superare la “shortlist” e andare avanti dentro la campagna Academy richiede sforzi economici ingenti che A24, abituata a vincere Oscar a bizzeffe, affronterebbe sicuramente meglio di Sideshow e Janus Films”. E così concludeva: “bel dilemma. Può aiutare forse a scegliere la quasi certezza, ad oggi, che l’Oscar 2025 per ‘Best International Feature Film’ noi italiani comunque ce lo possiamo sognare. I concorrenti sono i giganteschi “Emilia Pérez” di Audiard, “Il seme del fico sacro” di Rasoulof, “All We Imagine As Light” della eccezionale Payal Kapadia, “I’m Still Here” di Salles, che questo Oscar specifico lo vinse già 24 anni fa con “Central do Brasil”. Allora, perso per perso, che si vada con Delpero. Almeno possiamo cominciare a far conoscere a quel “club” di votanti illustri una cineasta che speriamo segni i prossimi 20 anni di cinema italiano. Perché il futuro è donna, anche al cinema. E quindi il futuro è Delpero.

Torneremo presto su questi temi…

Clicca qui per il video (dal sito della Testata Regionale Rai di Bolzano) del discorso-manifesto di Maura Delpero sull’importanza dei fondi pubblici per poter fare film senza star da botteghino ed avere piena libertà creativa, come – per esempio – usare il dialetto, Festival di Venezia, Lido di Venezia, 7 settembre 2024

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).

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