È già diventato famoso per la sua proposta di tassare merendine, bibite gassate e voli aerei che inquinano per finanziare la scuola e la ricerca, perché “serve 1 miliardo”.
E Lorenzo Fioramonti, il neoministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, vuole introdurre una novità anche nella formazione scolastica, un cambiamento di natura digitale.
“Per la scuola ci vuole continuità, investimenti ed innovazione nel modo di insegnare”, ha detto Fioramonti questa mattina durante l’intervista a Radio24: “un modello di riferimento è la Finlandia, i cui studenti sono sempre nei primi posti nelle classifiche Ocse”, ha spiegato il ministro, “perché il Paese ha avviato insegnamenti trasversali, riducendo anche le ore scolastiche, spiegando la matematica, anche con le nuove tecnologie, in linguaggi più semplici ed accessibili”. Da qui la volontà di Fioramonti di “introdurre a scuola le nuove tecnologie per rendere più accattivanti e divertenti le materie che stanno diventando sempre più ostiche per le nuove generazioni”, come la matematica e in generale le materie scientifiche.
Chissà cosa penserà di questa affermazione Susanna Tamaro, che pochi giorni fa ha lanciato l’allarme: “è stata una follia introdurre gli smartphone a scuola”. La scrittrice ha spiegato: “è vero che la tecnologia porta una grande ricchezza nelle nostre vite ma, perché ricchezza davvero sia, bisogna imparare a usarla. Usarla e non esserne usati. Consentire gli smartphone in classe è pura follia, così come sostituire i libri di testo con l’uso del tablet”.
Tamaro ha infine indicato anche gli effetti negativi, constatati di persona, dell’uso senza regole delle nuove tecnologie sulla formazione degli studenti: “l’irrompere della tecnologia ha creato un mondo parallelo a quello reale, un mondo segnato dalla facilità e dall’immediatezza, dalla superficialità e da una fallace onniscienza”.
Vedremo in che modo il neoministro del Miur intenderà introdurre le nuove tecnologie a scuola, “ho già avviato degli incontri”, ha detto Fioramonti. Una buona iniziativa potrebbe essere, anche per cercare di contrastare il cyberbullismo, le lezioni di educazione digitale. Ma occorrerebbe prima formare gli insegnanti…Per questo ben vengano lezioni di digital education tenute anche da esperti del settore, da ambassador e personaggi pubblici sull’uso responsabile degli smartphone, da associazioni privacy e antibullismo per far comprendere agli studenti sia il valore dei dati personali sia i rischi connessi alla Rete e ai social network in particolare.