Quando si parla di Bitcoin, in molti perdono una questione centrale del mining: il dispendio energetico. Se poi ci sono multinazionali che puntano sull’estrazione delle criptomonete da un vasto numero di computer, l’uso di elettricità che ne deriva diventa importante. Altro elemento: se non ci sono strategie di sfruttamento di rinnovabili, il mining finisce con l’essere una, se non la principale, attività succhia-energia legata al digitale. Discorsi simili per l’AI generativa anche se qui sembra le cose vadano diversamente, almeno dal punto di vista delle big tech. Da Amazon a Google, praticamente tutte hanno annunciato che le inferenze e trasposizioni dell’intelligenza artificiale fanno uso di energia rinnovabile.
Questa veloce premesse per raccontare la storia della cittadina di Granbury, in Texas, che un bel giorno si è svegliata al centro delle iniziative della Marathon Digital Holdings, che ha aperto tra le mura locali una miniera di Bitcoin, un’operazione che non solo assorbe molta energia, ma crea anche un’enorme quantità di rumore.
“Stiamo vivendo un incubo” dice Sarah Rosenkranz, intervistata in un articolo del Times. Rosenkranz tira fuori il telefono e registra 72 decibel su un’app misuratore del suono, lo stesso livello memorizzato nel cuore della notte. All’inizio del 2023, sua figlia ha iniziato a svegliarsi, urlando e tappandosi le orecchie. La stanza si affaccia direttamente sul farming di server, che si trova a circa 3 km di distanza. Ben presto si è rifiutata di dormire nella sua stanza”. Da qui l’evidenza: il rumore del mining ha provocato ai famigliari infezioni alle orecchie e altri disturbi di salute.
Emicranie, vertigini, nausea, perdite di fluidi dalle orecchie e una serie di altri disturbi sono alcune delle conseguenze che il Times riporta che non sembrano essere casuali. Nel gennaio 2024, Rosenkranz ha scoperto che anche altri residenti di Granbury soffrivano di problemi simili. Il fattore comune era un ronzio persistente riconducibile all’impianto, che di fatto superava quotidianamente i limiti di rumore previsti dalle ordinanze legali.
Come è fatta la farm di Bitcoin
La miniera di Bitcoin di Granbury è composta da 163 stanze che ospitano oltre 30.000 computer in funzione giorno e notte. Per raffreddare queste macchine, sono collegati migliaia di ventilatori, i responsabili dell’emissione del ronzio costante che aumenta man mano che vengono accese più macchine. Marathon Digital Holdings, la società responsabile dell’estrazione di Bitcoin, non ha affrontato direttamente le questioni relative all’impatto sulla salute. Ma ha dichiarato di voler ridurre il rumore sostituendo i ventilatori rumorosi presenti sul sito. “Entro la fine del 2024 intendiamo sostituire la maggior parte dei contenitori raffreddati ad aria con sistemi di raffreddamento a immersione, senza necessità di espansione” ha riferito l’azienda al Time.
Negli ultimi anni, il numero di attività di mining di Bitcoin ha registrato un aumento significativo negli Stati Uniti: attualmente sono operative almeno 137 server farm dedicate. Casi analoghi di problemi di salute sono stati segnalati nei pressi di strutture in Arkansas e nel Dakota del Nord. Non a caso, le big company che guadagnano di più stanno tentando di far approvare leggi che le esenterebbero dalle ordinanze locali sulla zonizzazione o sul rumore, nonostante le proteste dei residenti, come quelli di Granbury, che si sentono impotenti di fronte al potere legale, politico e finanziario delle cripto.