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Addio matrimonio, in un anno 87mila in meno. Resistono le seconde nozze: calo solo del 28,6%
Vuoi sposarmi? No. E ancora meno se il matrimonio è cattolico. È stata questa la risposta più comune in Italia, durante la pandemia, alla fatidica domanda che precede il giorno più importante e felice della vita. I dati dell’ultimo report Istat (21 febbraio 2022) su matrimoni cattolici e unioni civili dicono che qualcosa è definitivamente cambiato da prima della crisi da Covid19. Ma se non ci si sposa più la colpa non è solo del virus del Covid.
Matrimonio, cattolico civile, sotto quota 100mila
A incidere sulla scelta di evitare l’altare sono soprattutto ragioni economiche legate alla difficoltà dei giovani (18-34) di accedere stabilmente al mercato del lavoro e di lasciare così la casa dei genitori. In Italia, infatti, il 64% delle ragazze e dei ragazzi under 35 vive ancora con i genitori. E di questi solo il 38% è occupato. Difficile, in un contesto così, pensare alla torta nuziale. Come si può vedere nel grafico in apertura i matrimoni (cattolici e civili) nel corso del 2020 sono stati circa 97mila, nel 2008 arrivavano a quota 246.613. A vedersela male sono soprattutto i matrimoni cattolici, ovvero i matrimoni in chiesa -67,9%.
Seconde nozze: lui divorziato lei nubile
Resistono alla tendenza negativa le seconde nozze, soprattutto per gli uomini: ne sono state celebrate solo il 28,6% in meno dell’anno precedente (i dati del report si riferiscono al 2020). Le seconde nozze sono state nel 2020 27.098. La tipologia più frequente tra i matrimoni successivi al primo è quella in cui lo sposo è divorziato e la sposa è nubile (sono 8.528, l’8,8% dei matrimoni celebrati nel 2020). Seguono le celebrazioni in cui entrambi gli sposi sono divorziati 8,5%, e quelle in cui la sposa è divorziata e lo sposo è celibe 7,4%. Rispetto al 2019 l’unica tipologia in lieve crescita è quella tra vedovi e divorziate, +2%.
Matrimonio cattolico, il rito religioso non è una priorità
L’emergenza sanitaria ha indotto molte persone a rinviare e, in molti casi, a rinunciare alle nozze. In Italia nel 2020 si sono celebrati infatti il 50% di matrimoni in meno, il calo riguarda soprattutto le nozze con rito religioso, ovvero il matrimonio cattolico, -67,9%, e i primi matrimoni -52,3%. Per i primi nove mesi del 2021 i dati provvisori indicano, rispetto allo stesso periodo del 2020, un raddoppio dei matrimoni, ma questa ripresa non riesce a coprire i confetti non lanciati nell’anno precedente. La tendenza negativa vale anche per le unioni civili tra partner dello stesso sesso: -33%.
In caduta soprattutto le prime nozze dei giovani
A mancare all’appello sono circa 87mila “si, lo voglio”. Un bel risparmio di riso non c’è che dire. A decidere di non compilare decine e decine d’inviti sono soprattutto i giovani del Sud, -54,9%, rispetto al Centro -46,1% e, soprattutto, rispetto al Nord -40,6%. La diversa intensità nella diminuzione dei matrimoni è riconducibile anche alle diverse tipologie di celebrazioni e festeggiamenti e al livello di partecipazione che in genere contraddistinguono le tradizioni del nostro Paese. Significa che, siccome non è stato possibile organizzare matrimoni “normali”, con decine d’invitati, banchetti e festeggiamenti, le persone hanno deciso di posticipare la festa più frequentemente dove queste tradizioni sono più presenti.
Una prova: in base ai dati dell’indagine Inps “Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita” (2016) è possibile osservare evidenti differenze a livello territoriale nel numero degli invitati. La prevalenza di ricevimenti con almeno 100 invitati è netta nel Mezzogiorno, dove troviamo il 55,8% dei ricevimenti rispetto al 39,3% del Nord, così come per quelli con almeno 200 invitati (al Sud 19,8% rispetto al Nord 10,2%). I festeggiamenti nuziali con meno di 30 invitati incidono invece per il 12,1% al Nord e solo per il 3,5% nel Mezzogiorno. In pratica se ti sposi al Sud non puoi dimenticarti d’invitare nessuno.
Le nuove generazioni preferiscono convivere
“Andiamo a convivere e (al matrimonio) non pensiamoci più” è questo che, adesso, si dicono i giovani fidanzati. Almeno quelli che non vivono più con i genitori che, secondo gli ultimi dati Istat (2019), sono solo il 36% tra i 18 e i 34 anni. Il calo degli sposini, in atto da oltre quarant’anni, rende evidente la profonda trasformazione sociale e demografica avvenuta in Italia. Le misure di contenimento dell’emergenza sanitaria mostrano tuttavia come il calo delle unioni civili sia nettamente inferiore delle unioni con rito cattolico. I primi sono infatti calati del 28,9%, mentre i secondi, i matrimoni cattolici, hanno visto, come detto, un crollo verticale del 67,9%.
A casa dei genitori e senza lavoro
Questo incremento dipende soprattutto dalla protratta permanenza dei giovani nella famiglia di origine, causata da molteplici fattori come l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà del lavoro stesso e, non ultima, la difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni che incide direttamente sul rinvio delle prime nozze. Soprattutto al Nord.
Un matrimonio su cinque è misto
Nel 2020 sono state celebrate 18.832 nozze con almeno uno sposo straniero, anch’esse in diminuzione del 44,9% rispetto all’anno precedente. Tuttavia la quota sul totale dei matrimoni è rimasta praticamente invariata: il 19,4% rispetto al 18,6% del 2019. I matrimoni misti nel 2020 in cui uno sposo (maschio o femmina) è italiano e l’altro straniero sono la maggior parte (rispetto a quelli dove entrambi sono stranieri) e ammontano a oltre 14 mila. Il rito civile è senza dubbio la scelta nei matrimoni misti, rappresenta infatti il 95,4% del totale.
Gli uomini italiani preferiscono le rumene
Oltre i tre quarti dei matrimoni misti riguardano coppie con sposo italiano e sposa straniera e sono 10.870, pari all’11,2% delle celebrazioni a livello nazionale nel 2020. Gli uomini italiani che nel 2020 hanno sposato una cittadina straniera hanno una moglie rumena nel 18% dei casi, ucraina nel 14,9%, russa nel 7,5% e brasiliana nel 5,9%.
Le donne italiane preferiscono il marocchino
Le donne italiane che hanno scelto un partner straniero sono 3.453, il 3,6% del totale delle spose. Per la popolazione femminile è più frequente il matrimonio misto con sposi di cittadinanza marocchina, 15,5% o albanese 10,6%. La quota di matrimoni con almeno uno sposo straniero è notoriamente più elevata nelle aree in cui è più stabile e radicato l’insediamento delle comunità straniere, cioè al Nord e al Centro. In queste due aree del Paese quasi un matrimonio su quattro ha almeno uno sposo straniero mentre nel Mezzogiorno questa tipologia di matrimoni raggiunge l’11,3%. A livello regionale in cima alla graduatoria vi sono Umbria (25,8%), Lombardia (25,2%), Emilia-Romagna (25,1%) e Marche (24,8%).
Gli anniversari di nozze son quelli che se la passano meglio
A festeggiare sono quindi quelli che erano già sposati. Infatti in Italia risultano sposati 14,19 milioni di uomini e 14,36 milioni di donne, il 48,3% della popolazione maschile e il 46,3% di quella femminile. Tra nozze d’argento e d’oro in Italia non si rinuncia a celebrare un matrimonio solido che ha resistito negli anni. Una diffusa tradizione (nata in Inghilterra) vuole che a ogni anniversario sia associato un particolare materiale. Un’usanza che ha preso piede anche in Italia dove ogni anno milioni di sposi si domandano, cosa si regala all’anniversario di matrimonio? Ve lo sveliamo noi. Alcuni paesi usano materiali diversi ma alcuni di questi sono comuni in tutto il mondo, ad esempio: dopo 5 anni bisogna pensare a un regalo fatto di legno, a 10 anni di alluminio, a 15 di cristallo, a 20 di porcellana, a 25 d’argento, a 30 di perla, a 35 di corallo, a 40 di rubino, a 50 d’oro e a 60, finalmente, arrivano i diamanti.
I dati si riferiscono al: 2008-2020
Fonte: Istat