Su alcuni media si legge in queste ore che da domani il green pass può essere controllato anche a chi lavora in smart working. Nel decreto-legge che introduce il certificato verde per tutti i lavoratori si fa riferimento al controllo “del personale e ai soggetti terzi che accedono al luogo di lavoro”. Come interpretare questo testo?
Secondo Assolombarda, come riporta Corriere.it, “anche chi lavora da casa, in lavoro agile, deve essere controllato. Si può fare attraverso la condivisione a distanza del green pass”.
Ma questa interpretazione non trova conferma né nel decreto legge di riferimento né nelle linee guida e FAQ. Da tutta questa documentazione si evince che il green pass può essere controllato solo ai lavoratori che accedono al luogo di lavoro. Per cui, ad oggi, salvo chiarimenti dal Governo, la certificazione verde Covid non può essere verificata a chi lavora in smart working.
Se poi gli “smartworkers” dovessero andare di persona in ufficio, allora sono obbligati ad avere il green pass.
“La verifica del green pass deve avvenire per accedere ai luoghi di lavoro, che non sono quelli della propria abitazione”, spiega a Key4biz l’avv. Alessandro Del Ninno, specializzato in Ict e data protection.
“Chi è autorizzato al lavoro agile potrà continuare a farlo senza essere obbligato alla verifica del green pass”, aggiunge Del Ninno.
È chiaro anche che “non è consentito in alcun modo individuare i lavoratori da adibire a lavoro agile sulla base del mancato possesso del green pass o dell’impossibilità di esibire la certificazione”. È scritto nelle linee guida Brunetta-Speranza per i controlli nella Pa.
Per cui l’assenza del green pass non può dare in automatico diritto al lavoro da remoto.