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Il Governo Meloni si prepara ad attuare il presidenzialismo alla francese

Paolo Maddalena

Prosegue a marcia costante il processo di trasformazione politica e amministrativa dell’Italia da parte del governo, in vista del punto di arrivo costituito dal passaggio dalla forma di governo detta della democrazia parlamentare alla forma di governo del presidenzialismo.

L’impegno odierno della Meloni è diretto a sfruttare al massimo la legge Bassanini (13 aprile 2001) sul cosiddetto spoil system al fine di assicurarsi, da parte della pubblica amministrazione, una esecuzione immediata e non contrastata delle disposizioni governative.

A tal fine Ella ha già dichiarato che il governo non vuole confermare il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera, il Ragioniere generale dello Stato Stefano Biagio Mazzotta, che non è stato invitato a nessuna riunione sulla legge di Bilancio, cosa mai successa prima, non ha confermato il direttore generale dell’Inps Vincenzo Caridi e ha già sostituito, con Guido Castelli senatore di Fratelli d’Italia, il commissario al terremoto di Norcia Giovanni Legnini, che aveva agito con grande impegno e ottimi risultati. 

Ella ha poi dichiarato che farà di tutto per poter cambiare non solo le 40 cariche dirigenziali dello Stato più importanti, come prescrive la citata legge Bassanini, ma tutti i dirigenti anche di grado inferiore che sono circa 400 persone.

Per chi conosce la pubblica amministrazione si tratta di uno sconquasso che lede alle radici il funzionamento dell’amministrazione medesima.

Intanto l’Italia rappresentata dal governo Meloni subisce un altro schiaffo da parte dell’Europa. Infatti la Presidente della BCE Cristine Lagarde ha affermato che Ella non farà sconti all’Italia e che il debito è unicamente un problema nostro.

Si è accodato alla Lagarde l’ambasciatore svedese presso l’Unione europea, il quale ha affermato che un accordo per i migranti economici non potrà aver luogo prima del 2024.

Inoltre è da sottolineare che i prezzi di benzina e gas, che sono tornati ai livelli pre-guerra in sede di produzione, continuano ad aumentare sul piano della distribuzione: la benzina è salita da 1,77 di due giorni fa a 2 euro di oggi, e le bollette del gas non tendono a scendere.

Si tratta di reale speculazione. Ma la Meloni non vuole combatterla e, in quanto sostenitrice a tutto campo degli interessi delle imprese, risponde che il governo ci penserà.

Sembra proprio che i primi passi di questo governo proseguono sulla via sbagliata che ho citato all’inizio, e cioè quella dell’accentramento dei poteri nelle mani di “chi fa” e non vuole essere disturbato nelle sue manovre. Così facendo la Meloni non si accorge che sta offuscando la sua immagine sul piano europeo e provocando danni immensi all’intero Popolo italiano per ora ancora inerte e inconsapevole.

È da far brillare in questa situazione, come ha già fatto nel discorso di fine anno Sergio Mattarella, “il faro” che proviene dall’articolo 3 della nostra Costituzione: “la Repubblica elimina gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Quanto finora dichiarato o compiuto dal governo sembra che vada in direzione completamente opposta. 

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