Il momento storico che stiamo vivendo non è gravido di cambiamenti solamente legati al clima, l’ambiente, la politica e la società, anche internet sembra accusare i colpi. Quest’anno, ci ha ricordato l’Istituto per gli studi di politica internazionale o Ispi, in un articolo estivo dedicato al futuro di internet, è stato pubblicato un Report internazionale dedicato proprio al post internet, alla rete che verrà.
Uno documento pubblicato dallo UN Secretary-General’s High-level Panel on Digital Cooperation, dal titolo “The age of digital interdependence”, che, nello studio dei trend dominanti all’interno della rete delle reti, pone all’attenzione di tutti un primo allarme, quello della crescente frammentazione di internet, legato all’influenza di movimenti politici radicali, di visioni autocratiche della società e delle corporations (soprattutto i giganti tecnologici).
Al posto di auspicabili approcci multilaterali all’innovazione tecnologica e al suo utilizzo per generare crescita economica ed inclusione, si tende a favorire visioni localistiche, nazionalistiche, sovraniste diremmo oggi, o cybersovraniste visto che si parla di cyberspazio.
Invece di sviluppare cooperazione e convergenza digitale tra le parti, si tende a creare divisioni, divergenza e distinzioni, che poi sono alla base di un nuovo crescente digital divide, il divario esistente tra chi può accedere alla rete e ai suoi servizi e tecnologie e chi no. Un fenomeno che sembrava lasciato alle spalle ormai e che invece potrebbe tornare sotto altre forme, magari rafforzato da nuove disuguaglianze.
E poi c’è il secondo allarme, relativo alla cultura politica radicale, estremista e prettamente violenta, a cui diverse piattaforme online stanno cercando di porre un freno, anche censurando e oscurando, andando anche contro il diritto fondamentale di espressione e la libertà di parola e quindi ponendo all’attenzione di tutti ulteriori motivi di riflessione: oltre al futuro di internet, forse dovremmo interrogarci anche sul futuro delle democrazie, che definiamo avanzate, e delle nostre organizzazioni sociali.
Un tema di rilevanza mondiale, di cui ha parlato anche il popolare scrittore di fantascienza e cyberpunk Bruce Sterling in un’intervista di Jaime D’Alessandro, pubblicata oggi sul quotidiano La Repubblica. Riguardo il presente digitale, Sterling ha affermato: “C’è un mondo che sta andando in direzione opposta a quella della fase pioneristica. La Cina e la Russia hanno di fatto una propria versione di Internet, l’Europa ha le sue regole. Via via in ogni area o Paese esisterà una Rete differente. Internet non è più universale”.
La frammentarietà e il cybersovranismo stanno indebolendo internet e stanno ponendo le basi per un cambio di pelle della grande rete mondiale? “Prima si puntava alla globalità, ora si ergono frontiere”, ha risposto lo scrittore.
“Nel “post Internet” regna la frammentazione – ha precisato Sterling – dire il “cyberspazio nazionale”, quando si parla di cybersecurity, significa dire “è uno spazio mio””.
Una vera assurdità per gente come Sterling, che internet l’ha vista nascere, per altri scopi e con altri principi alla sua base.
Ma i tempi cambiano, ha evidenziato lo scrittore americano. Internet è un luogo sempre più pericoloso da un punto di vista della sicurezza delle persone, delle macchine e delle infrastrutture strategiche e critiche, uno spazio “attraversato da migliaia di virus e con continue intrusioni nella privacy dei cittadini”. Uno spazio, infine, dove i processi di confronto democratico tendono a restringersi, a subire i colpi di soggetti economici, politici e giuridici sempre più potenti: “Dominato da poche gigantesche multinazionali come Facebook, Google, Amazon, Apple e Microsoft”.
Nessuno sa quale sarà il futuro di internet, addirittura Sterling provocatoriamente ci invita a riflettere su come funziona la storia e ad accettare gli imprevisti ed il ruolo del caso: “Non necessariamente il futuro apparterrà a Internet”.
Ma dando per scontato che la celebre “Rete delle Reti” in futuro ci sarà e sarà sempre più decisiva nelle sorti economiche, politiche e sociali del nostro mondo, è probabile che sarà affetta da multipolarità normativa, da divisioni e conflitti, di cui già oggi vediamo un’anteprima nello scontro USA-Cina, ma anche nel ruolo ambiguo dell’Union europea e della Russia, in cui forse lo spazio collaborativo sarà ridotto, ma non negato.