l'analisi

Il futuro della Rete e il Recovery Fund. Ma cosa fa il PD?

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Negli ultimi anni siamo riusciti rapidamente, ma faticosamente, a risalire la china delle famigerate classifiche DESI e a riconquistare numerose posizioni. Non vorremmo ritornare nel fondo della classifica. Perché se ciò avvenisse, buona parte delle responsabilità ricadrebbero a questo punto proprio sul PD.

In inglese c’è una parola molto chiara ed efficace che può riassumere il ruolo e la posizione del PD sul tema della rete unica o, meglio, del futuro della rete in relazione all’uso delle risorse del Recovery Fund per il settore digitale, e questa parola è: “Missing”. Potremmo anche dire non pervenuto o inesistente o completamente diviso sulle soluzioni, al punto da non emettere neanche un suono.

Ma Missing è la parola più adatta.

Il Partito Democratico è stato completamente assente dal dibattito e non abbiamo visto ancora nessuna proposta concreta da parte di un partito che dovrebbe schierarsi dalla parte della concorrenza e della protezione dei consumatori e non dovrebbe in alcun modo favorire il ricrearsi di monopoli nelle mani di gruppi stranieri o, peggio, sostenere o supportare balzane idee come quella della “creazione di un Consorzio”.

Si tratterebbe di una formula che non è stata applicata in nessun paese europeo e nessuno ha, e avrà mai, intenzione di utilizzarla per il Recovery Fund.

Ci manca solo questo, creare un nuovo condominio per la fibra. Ritorneremmo indietro di oltre 10 anni, a quando si cominciò a parlare timidamente di “società condominio per la rete”, un’idea balzana che fu immediatamente accantonata. Del resto, sappiamo tutti che i condomini sono i posti più litigiosi che esistano ed il grado di contenzioso può creare spesso la paralisi di tutte le attività.  

La prima riunione del consorzio per la fibra nelle aree grigie

Ci si potrebbe chiedere come tutto ciò sia successo.

Come sia successo che un partito sempre attento negli anni passati alla modernizzazione, sempre sensibile sul futuro delle comunicazioni, sempre rispettoso dell’Europa e dei suoi principi ispiratori si trovi oggi in questa situazione.

Eppure questo è successo. Come uscirne?

Forse sarebbe necessario che Enrico Letta, nuovo segretario del PD, utilizzasse ed ascoltasse di più gli esperti del settore, guardando anche quello che succede nel resto d’Europa.

Ed è molto importante che ciò avvenga, altrimenti, con la benedizione del PD, l’Italia sarebbe la sola nazione europea ad avere una “rete unica”, senza alcuna competizione infrastrutturale.

Ma vi sembra possibile una cosa del genere?

Negli ultimi anni siamo riusciti rapidamente, ma faticosamente, a risalire la china delle famigerate classifiche DESI e a riconquistare numerose posizioni.

Non vorremmo ritornare nel fondo della classifica.

Perché se ciò avvenisse, buona parte delle responsabilità ricadrebbero proprio sul PD, che è stato al cuore del sistema decisionale dell’ultimo decennio di vita politica nazionale.

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