De-dollarizzazione e avanzata dello yuan
Negli ultimi decenni, il dollaro statunitense ha mantenuto una posizione dominante nei mercati globali come valuta di riserva principale, strumento privilegiato negli scambi internazionali e punto di riferimento per il commercio delle materie prime. Tuttavia, segnali recenti indicano che questa egemonia potrebbe essere messa in discussione, non solo per ragioni geopolitiche ed economiche, ma anche per via delle rapide trasformazioni introdotte dalle nuove tecnologie finanziarie.
Da tempo si parla a tutti gli effetti di de-dollarizzazione del sistema finanziario globale, a vantaggio di altre valute considerate fino a ieri marinali o irrilevanti. Intervenendo al Milken Institute, un think tank con sede negli Stati Uniti, il professore alla London School of Economics, Jin Keyu, ha affermato che “la fatturazione in yuan cinesi è cresciuta del 30% negli ultimi 10 anni”.
Una crescita esplosiva praticamente da zero, aggiungendo che “la metà dei flussi di capitali cinesi è oggi direttamente in yuan, una fetta molto più grande degli anni passati”.
Non solo, secondo quanto si legge su South China Morning Post, oltre lo yuan (anche conosciuto come renminbi), anche “le valute di riserva non convenzionali sono balzate dal 2% all’11%”, ha proseguito il professore, spiegando che “c’è consenso tra gli economisti” sul fatto che il mondo si stia dirigendo verso un “equilibrio multivalutario” nel lungo termine.
I sistemi di pagamento internazionali alternativi allo Swift
Negli ultimi anni, si è assistito ad un cambiamento epocale nelle transazioni finanziarie globali, soprattutto con il diffondersi di nuovi sistemi di pagamento, che il quotidiano di Hong Kong riassume in due esempi chiave: mBridge, una piattaforma di valuta digitale della banca centrale creata utilizzando la tecnologia blockchain, e il sistema di pagamento interbancario transfrontaliero (CIPS) di progettazione cinese.
L’ascesa di nuove tecnologie inoltre, come blockchain, stablecoin, valute digitali delle banche centrali (CBDC) e sistemi di pagamento decentralizzati, sta di fatto rimodellando il panorama finanziario globale, offrendo opportunità concrete per l’ascesa di valute alternative al dollaro.
Tra le CBDC, la stessa Cina ha lanciato una propria valuta digitale sovrana, il digital yuan, ancora in fase di sperimentazione e che sarà utilizzato su scala nazionale, ma la cosa davvero importante è che rappresenterà una valida alternativa al dollaro nei pagamenti internazionali con i partner commerciali asiatici, africani e sudamericani.
Una diversificazione finanziaria che indebolisce alle fondamenta quello che fino ad oggi è stato il sistema di pagamento più diffusamente utilizzato a livello mondiale, lo Swift (acronimo inglese per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication).
La debolezza del dollaro (e degli Stati Uniti)
Si tratta di un processo di degradazione dell’ordine unipolare dominato dagli Stati Uniti, che si sta gradualmente trasformando in un sistema multipolare.
Paesi come la Cina, la Russia, l’India e diverse economie emergenti stanno cercando di ridurre la dipendenza dal dollaro, spinti anche da motivazioni politiche e strategiche, come l’evitare sanzioni o costruire sistemi economici più autonomi.
Il punto è, inoltre, che il rischio di inflazione, il gigantismo del debito americano e ancora di più la paura di una recessione, sono tutti fattori critici che hanno sollevato seri dubbi sulla stabilità del dollaro agli occhi degli investitori internazionali. La politica commerciale incentrata sui dazi inaugurata dal Presidente degli Stati Uniti, Donal Trump, di certo non sta migliorando questa situazione.
La Cina, in sintesi, sta cercando di trarre vantaggio diretto da questa situazione di incertezza e confusione, con i dubbi che attraversano il globo da Ovest verso Est, tentando di posizionare e presentare lo yuan sul mercato delle valute mondiali come ‘moneta più stabile’.
Huang Qifan, ex sindaco di Chongqing, ha dichiarato, all’International Finance Forum dello scorso anno, che “la quota dello yuan nei pagamenti globali aumenterà di 1 punto percentuale ogni anno nel prossimo decennio, raggiungendo circa il 17% entro il 2035”.
Pechino pompa lo yuan
La Banca Popolare Cinese ha dichiarato in un rapporto di febbraio di aver firmato accordi bilaterali di swap in valuta con oltre 40 banche centrali o autorità monetarie straniere.
In termini di politica monetaria, una linea di swap in valuta è un accordo tra due banche centrali per lo scambio delle rispettive valute. Consente a una banca centrale di ottenere liquidità in valuta estera (in genere per soddisfare il fabbisogno delle banche commerciali del proprio paese) presso la banca centrale che emette tale valuta. La linea di swap con la Federal Reserve degli Stati Uniti permette, ad esempio, alla BCE e alle banche centrali nazionali di tutti i paesi dell’area dell’euro (Eurosistema) di ricevere importi in dollari statunitensi in cambio del loro controvalore in euro.
Secondo dati ufficiali Swift, l’uso dello yuan ha raggiunto il 3,75 percento dei pagamenti globali a dicembre 2024, assicurandosi la posizione di quarta valuta più attiva nelle transazioni finanziarie mondiali, secondo il Global Times (che lo ricordiamo, è il tabloid in lingua inglese del giornale ufficiale del Partito Comunista Cinese, il Quotidiano del Popolo). Un dato, in termini di valore, che è stato confermato per ogni mese del 2024, ad eccezione di settembre e ottobre (quando il quarto posto è stato temporaneamente conquistato dalla yen giapponese).
Al momento il dollaro non corre alcun rischio di essere concretamente spodestato, ma certo la frammentazione del sistema monetario internazionale sta indebolendo lo scenario fin qui dominante e certamente negli anni qualcosa potrebbe anche accadere nel lungo, quanto ancora incerto, processo di de-dollarizzazione.