Una ingente quantità di denaro è stata spesa in tutto il mondo per equipaggiare le scuole con tecnologie come Lim, laptop, tablet e formare il corpo docente. La politica ha interpretato le tecnologie digitali come una delle leve principali dell’innovazione scolastica. Con quali risultati? Alcune aspettative, prima fra tutte l’incremento del livello di apprendimento degli studenti, non hanno trovato finora un riscontro.
Per altre non c’è stata un’adeguata valutazione. Inoltre, nuove problematiche cognitive e sociali sono state nel frattempo aperte dalla diffusione dei media mobili, e dello smartphone in particolare. L’autore propone una visione alternativa del ruolo del digitale nell’esperienza educativa: prima ancora di fare didattica con le tecnologie è urgente educare all’uso consapevole dei media.
Una nuova attenzione alla difesa dall’iperstimolazione e all’approfondimento non rappresenta solo una risposta efficace alle nuove esigenze didattiche ma anche uno strumento per il perseguimento di un buon livello di benessere in una società digitale.
Marco Gui, è professore associato presso l’Università di Milano-Bicocca, dove insegna Sociologia della cultura e dei media. Per il Mulino ha pubblicato «A dieta di media. Comunicazione e qualità della vita» (2014).