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Coronavirus favorirà il mercato software, le tecnologie cloud e cybersecurity

L’epidemia di coronavirus o covid-19 che sta interessando fortemente la Cina e molti altri Paesi nel mondo, tra cui anche l’Italia, come ben sappiamo dalla cronaca di questi ultimi giorni, ha avuto un impatto drammatico sull’industria dell’Information and communication technologies (Ict) e sul mercato globale dell’hardware, in maniera specifica.

Come abbiamo scritto nei giorni passati, se il contagio da coronavirus continuerà fino a giugno in Cina, le vendite di smartphone nel paese potrebbero diminuire del 30% a 280 milioni di unità, a fronte di stime precedenti di 400 milioni. I distributori cinesi sono in allarme per l’aumento delle giacenze dopo l’esplosione del virus, che ha colpito pesantemente le vendite.

Quasi il 38% dell’economia cinese è Ict oriented. La perturbazione macroeconomica causata dall’epidemia, secondo l’analisi di Kitty Fok, Managing Director di IDC China, dovrebbe influenzare in modo significativo il mercato Ict cinese, con perdite attese attorno al 10% entro la fine del primo trimestre del 2020.

Probabile anche un effetto negativo sullo viluppo delle reti 5G. il quotidiano spagnolo Expansion, ricordava giorni addietro che non soltanto i principali produttori di apparecchiature di rete sono basati in Cina, ma anche e soprattutto che il 3GPP, l’organismo responsabile di fissare i nuovi standard tecnologici del 5G, non può riunirsi a causa dei timori del contagio.

Boom del software

Una nuova ricerca IDC, pubblicata stamattina e focalizzata sul mercato di Taiwan e più in generale su quello cinese, ha delineato i possibili sviluppi degli effetti diretti ed indiretti dell’epidemia coronavirus sul mercato ICT regionale. Il segmento più colpito, secondo i ricercatori, potrebbe essere quello hardware, a causa principalmente della chiusura degli impianti e di una loro forzata riduzione dei livelli di produzione.

Gran parte delle componenti di personal computer, smartphone, tablet e device connessi in rete vengono dalla Cina e anche da Taiwan. L’80% dei componenti di stampanti e fotocopiatrici proviene dagli impianti cinesi.

Un dato indiretto del basso livello di produzione degli impianti cinesi arriva dalle emissioni inquinanti: dall’inizio dell’epidemia il diossido di carbonio (CO2) è diminuito di circa il 24% e il diossido di azoto (NO2) di circa il 35%.

Cyber sicurezza e cloud

Lo studio IDC, invece, vede molto bene il segmento software, assieme al cloud e alla cybersecurity. Il telelavoro, le piattaforme di cooperazione e collaborazione in real time, le piattaforme di elearning e teaching online, senza contare agli ormai tradizionali Crm e digital commerce, o nell’industria l’adozione crescente di Supply chain management systems, sono tutti servizi ICT in rapida crescita, sostenuta in questo momento proprio dal fenomeno coronavirus.

Le infrastrutture cloud consentiranno alle aziende di offrire servizi on demand tramite rete Internet, favorendo e potenziando la capacità di archiviazione, elaborazione e trasmissione dati.

Le aziende e le amministrazioni pubbliche, grazie alle tecnologie software, digitali, ICT ed emergenti, possono aggirare alcuni dei principali problemi legati all’epidemia: la quarantena, i contatti diretti tra le persone, il problema degli spostamenti.

La sicurezza sarà fondamentale, in questo scenario, perché riunioni di massimo livello si terranno sempre più online e la priorità sarà blindare questi incontri in video conferenza, assieme alla massima protezione per le informazioni e i dati condivisi.

Sempre IDC, in un suo nuovo Report sul mercato ICT globale per il 2020, ha stimato che la spesa globale in servizi IT potrebbe raggiungere i 750 miliardi di dollari. L’area dei servizi e delle applicazioni da sola potrebbe raggiungere un tasso di crescita medio annuo dell’11,1% fino al 2023.

Solamente in servizi di telecomunicazione saranno spesi 859 miliardi di dollari entro la fine del 2020.

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