Se si analizza l’andamento della numerosità dei risultati presenti sui Social Network e sul web, dal 20 gennaio al 5 febbraio 2020, che riguardano il tema Coronavirus, l’impressione che se ne ricava è che la malattia non faccia più paura.
Coronavirus e sentiment
Infatti, si registra un andamento che evidenzia una crescita lineare a partire dal 20 gennaio, con poche centinaia di menzioni al giorno fino al 29 gennaio.
Il 30 e il 31 gennaio si verifica un picco massimo di menzioni per poi decrescere, nei giorni successivi, fino ad arrivare a circa un migliaio al giorno, con costante decrescita fino ad oggi (come evidenziato dalla linea spezzata sopra il grafico). Questo ci suggerisce che l’interesse, dopo la manifestazione impulsiva degli ultimi giorni di gennaio, ora stia via via scemando.
I dati
Analizzando nel dettaglio le conversazioni di quei giorni (30 e 31 gennaio) si scopre che il picco di quasi 5mila menzioni del 30 gennaio coincide con la notizia della comparsa in Italia dei primi due casi di contagio da Coronavirus: due turisti di nazionalità cinese portati all’Ospedale Spallanzani di Roma dove è stato effettivamente diagnosticato loro il contagio.
Questo evento ha scatenato, oltre al propagarsi sui social network e sul web della notizia in sé, anche le reazioni della politica ed in particolar modo del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha voluto rassicurare la popolazione e ha annunciato la sospensione di tutti i voli da e per la Cina, con conseguente aumento della preoccupazione e del dibattito in rete.
Topics
Questi topics ed altri di minore intensità hanno generato, da quel momento e per i giorni seguenti (seppure in minore quantità), un tam tam mediatico con reazioni diverse che hanno mantenuto alta la “tensione” con picchi dalle quasi 4 mila menzioni di lunedì 3 febbraio fino a scendere a circa un migliaio dei giorni 6 e 7 febbraio.
In totale, nel periodo considerato, ci sono stati 236 mila menzioni con un engagement totale di oltre il milione per una portata potenziale di 4,1 miliardi.
Solo il giorno 30 gennaio ha totalizzato quasi 28mila menzioni totali e un engagement di quasi 275mila.
Mentre il giorno 31 gennaio ha totalizzato addirittura quasi 48mila menzioni e un engagement di oltre 236mila.
Già dal primo febbraio inizia a diminuire con una totalizzazione pari a 23mila menzioni e un engagement di 89mila.
Analisi e dati
L’analisi dei temi principali negativi discussi in rete indica parecchi termini che dimostrano che le persone sono tutt’altro che tranquille rispetto al tema Coronavirus, Tuttavia, il tema della paura (7,3%), della morte (4,4%), della quarantena (4,3%), del contagio (4%) e del rischio (4%) vengono in subordine rispetto a temi quali: virus (17%), cinese (13,2%), cinesi (12,9%), Italia (11,6%), Cina (10,6%). In altre parole, si parla molto di più del contesto generale dell’insorgenza del virus (in Cina) e del rischio del contagio (da cinesi) in Italia piuttosto che della paura di contagio vera e propria, della quarantena e del rischio di morte.
Come di seguito evidenziato, nella nuvola dei temi negativi, si possono riscontrare, in rosso, i temi sopra descritti mentre, in arancione, quelli legati alla discriminazione che si è sviluppata come tema di fondo e che serpeggia ogni qualvolta si parli di Coronavirus.
Il coronavirus fa meno paura di prima
In conclusione, si può dire che la quantità di menzioni sul tema Coronavirus si è attenuata rispetto al momento dell’arrivo dei primi casi di persone contagiate in Italia (30 gennaio) con la conseguente presa di posizione del Governo (arresto dei voli da e verso la Cina), ma la paura di contagio e di morte resta come tema ricorrente anche se in misura minore rispetto ad altri temi riguardanti più le differenze tra Italia-Cina e italiani-cinesi con purtroppo argomentazioni con sfumature più o meno discriminatorie.
In altre parole ci si preoccupa più del timore per la diversità e per ciò che non si conosce piuttosto che per il Coronavirus e le sue pericolose conseguenze…