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Il Consiglio di Stato dà ragione a Meta nella controversia con Siae

Nuovo capitolo della controversia tra Meta e Siae per la disponibilità dei contenuti musicali nei post e nei video su Facebook e Instagram.

Un conflitto nato nel marzo del 2023, quando Meta decise di togliere dalle sue piattaforme la musica protetta dalla principale collecting italiana per il mancato accordo sui diritti di trasmissione.

Da allora, dopo l’intervento anche dell’Agcm, Meta in via transitoria ha comunque permesso la presenza della musica sulle sue piattaforme. Ma il contenzioso procede, nella speranza di un accordo finale definitivo.

C’è da dire poi che se l’Italia è l’unico paese su 150 a livello globale dove Meta non ha chiuso un accordo con la collecting più rappresentativa ciò significa che i margini negoziali saranno stati molto, troppo ristretti.

Siae ha tirato troppo la corda?

L’ultimo capito della saga vede il Consiglio di Stato che ha dato ragione alla piattaforma di Marc Zuckerberg, sostenendo che non ha abusato della sua posizione durante le trattative con la Siae per il rinnovo della licenza per l’uso delle canzoni. La trattativa tra le parti va comunque avanti, dopo fasi di stallo e divergenze sul valore economico della licenza (Siae vuole più di quanto offerto da Meta, che invece vuole attenersi allo standard versato in tutti i paesi dove è presente, senza concedere trattamenti giudicati di favore per la Siae), e per il momento i contenuti musicali restano disponibili sulle piattaforme. Ma sempre in via transitoria.

In audizione alla Camera, nel marzo 2023, Meta aveva reso noto che le trattative sono state interrotte perché Siae ha quadruplicato la richiesta.

Il ruolo dell’Antitrust

Il Tar del Lazio, lo scorso ottobre, aveva respinto i ricorsi di Meta Platforms e Facebook Italy e dunque aveva stabilito che restava confermato il provvedimento cautelare con il quale il Garante della Concorrenza nell’aprile del 2023 aveva imposto a Meta la ripresa delle trattative con Siae per la disponibilità dei contenuti musicali su Facebook e Instagram, “mantenendo un comportamento ispirato ai canoni di buona fede e correttezza”. Il provvedimento del Garante era basato sulla evidenza dello stato di dipendenza economica della Siae nei confronti di Meta e, dunque, come specificato dal Tar, era “evidente che la condotta di Meta aveva determinato un insuperabile fermo nelle trattative”.

Ora il Consiglio di Stato ha stabilito che “non risulta essere stata adeguatamente approfondita l’allegazione difensiva di Meta per la quale le proprie piattaforme non potrebbero essere qualificate quali fornitrici di servizi di intermediazione e non è corretto dire che Facebook e Instagram sono determinanti per raggiungere gli utenti online con i brani musicali”.

Inoltre che “le piattaforme Meta non offrono un servizio di streaming né di ascolto musicale, ma si limitano a rendere disponibile ai loro utenti un archivio, rappresentato dalla Audio Library implementata dai contenuti acquisti in virtù della licenza”. Non c’è dunque, secondo il giudice amministrativo, un rapporto di dipendenza da parte di Siae e di conseguenza un abuso della propria posizione da parte di Meta. Bisognerà vedere ora se la decisione del Consiglio di Stato avrà o meno un impatto sulla trattativa in corso. 

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