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Il CEO di Nvidia Jensen Huang considera il nucleare una possibile opzione per alimentare i data center

L’articolo analizza le dichiarazioni di Jensen Huang, CEO di Nvidia, riguardo alla necessità di fonti energetiche sostenibili per supportare l’espansione dei data center alimentati dall’AI. Huang sottolinea come l’energia nucleare rappresenti una valida opzione tra le risorse rinnovabili necessarie a soddisfare la crescente domanda energetica, in particolare per le nuove “fabbriche di AI” che stanno sorgendo in tutto il mondo.

Le infrastrutture necessarie per l’elaborazione e l’addestramento di modelli avanzati richiedono un elevato consumo energetico, spingendo le aziende a considerare soluzioni che bilancino la sostenibilità ambientale e i costi di gestione. In alcune regioni, la produzione di energia non è sufficiente a supportare la costruzione di nuovi data center, e ciò sta spingendo a scelte strategiche sul posizionamento delle infrastrutture, spesso lontano dai grandi centri abitati.

Huang ha inoltre discusso la situazione delle esportazioni Nvidia in Cina, affermando che l’azienda sta facendo del suo meglio per rispettare le normative statunitensi, mantenendo però la competitività sui mercati internazionali.

Questo delicato equilibrio è cruciale per l’azienda, che serve numerosi clienti cinesi, nonostante le restrizioni imposte dal governo degli Stati Uniti sui prodotti tecnologici avanzati.

Le dichiarazioni di Huang evidenziano la necessità di affrontare la questione energetica in modo globale, considerando il nucleare come parte integrante di una strategia sostenibile per l’industria tecnologica.

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La Cina esorta le aziende locali a evitare i chip AI di Nvidia

Pechino sta intensificando la pressione sulle aziende cinesi affinché acquistino chip AI prodotti localmente invece dei prodotti di Nvidia Corp, come parte degli sforzi del paese per espandere la propria industria dei semiconduttori e contrastare le sanzioni statunitensi.

I regolatori cinesi stanno scoraggiando l’acquisto dei chip H20 di Nvidia, utilizzati per sviluppare e gestire modelli di intelligenza artificiale, attraverso indicazioni che non costituiscono un vero e proprio divieto, per evitare di danneggiare le proprie startup AI e aggravare le tensioni con gli Stati Uniti.

L’iniziativa è volta a far guadagnare più quote di mercato ai produttori locali, come Cambricon Technologies Corp. e Huawei Technologies Co., e preparare le aziende tecnologiche cinesi a ulteriori restrizioni USA. All’inizio dell’anno, Pechino ha chiesto anche ai produttori di veicoli elettrici di approvvigionarsi presso fornitori locali per raggiungere l’autosufficienza tecnologica.

Il governo statunitense ha vietato a Nvidia di vendere i chip più avanzati ai clienti cinesi nel 2022, limitando la crescita delle vendite dell’azienda in Cina.

Nvidia ha successivamente modificato i suoi chip per poterli vendere nel rispetto delle normative del Dipartimento del Commercio statunitense. Tuttavia, diverse aziende cinesi, come ByteDance e Tencent Holdings, stanno cercando di accumulare chip Nvidia H20 prima dell’entrata in vigore di nuove sanzioni USA previste entro la fine dell’anno.

Nel frattempo, la Cina continua a investire aggressivamente nel settore AI nonostante le restrizioni.

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OpenAI potrebbe aumentare il prezzo di ChatGPT a 44 dollari entro il 2029

OpenAI sta valutando un significativo aumento del costo degli abbonamenti a ChatGPT, passando dagli attuali 20 dollari al mese a 22 dollari entro il 2025 e fino a 44 dollari entro il 2029. L’incremento dei prezzi riflette la pressione da parte degli investitori per ridurre le perdite dell’azienda, che attualmente si attestano intorno ai 5 miliardi di dollari l’anno.

Sebbene il fatturato mensile di OpenAI abbia raggiunto i 300 milioni di dollari ad agosto 2024, il modello di business deve affrontare sfide dovute agli elevati costi operativi, tra cui l’infrastruttura cloud fornita da Microsoft e le spese legate al personale.

OpenAI conta oggi circa 10 milioni di utenti paganti per ChatGPT, ma alcuni sondaggi rivelano che molti di loro considerano il prezzo di 20 dollari già troppo elevato. L’azienda prevede di aumentare ulteriormente i prezzi nei prossimi anni, arrivando fino a 44 dollari mensili entro il 2029, con l’obiettivo di sostenere la propria crescita e raggiungere la sostenibilità finanziaria.

Tuttavia, una rapida crescita dei costi potrebbe causare un contraccolpo da parte degli utenti, con possibili riduzioni nella base clienti. OpenAI sta inoltre esplorando nuove possibilità di finanziamento e ha in programma di raccogliere ulteriori fondi per un totale di 7 miliardi di dollari, valutando la società a circa 150 miliardi di dollari.

La partnership con Microsoft, il principale investitore di OpenAI, continua a essere strategica, ma l’azienda dovrà affrontare una gestione attenta delle spese per mantenere la competitività sul mercato.

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