2015 – USA
Il caso Spotlight è il film che ha segnato uno dei momenti più importanti della 72ma edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Presentato fuori Concorso nel cartellone principale, racconta la storia del team di giornalisti investigativi che agivano all’interno del «Boston Globe» ed erano conosciuti come “Spotlight”. Quando nell’estate del 2001 il neo direttore Marty Baron arriva da Miami per assumere la carica di neodirettore del giornale, per prima cosa affida ai giornalista di Spotlight il compito di indagare su una notizia di cronaca all’apparenza “minore”: un prete locale è accusato di aver abusato sessualmente di alcuni giovani parrocchiani nel corso degli ultimi trenta anni. L’indagine si presenta delicata. Per primi ne sono consapevoli i diretti interessati, ossia il capo redattore del team Spotlight Walter “Robby” Robinson, i cronisti Sacha Pfeiffer e Michael Rezendes e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll.
Partendo da dati veri, per scrivere la sceneggiatura di Il caso Spotlight (candidato a 6 premi Oscar 2016, tra cui miglior film, regia, sceneggiatura originale, attore e attrice non protagonisti: Mark Ruffalo e Rachel McAdams) i produttori si sono rivolti a un autore e filmaker di valore come Tom McCarthy, già regista di titoli apprezzati come The Station Agent e L’ospite inatteso e capace di far emergere il lato umano e positivo in storie complesse. La vicenda che coinvolgeva la Chiesa cattolica di Boston era di grande delicatezza e richiedeva molto equilibrio nell’affrontarne i vari aspetti. Una storia che sembrava incredibile e che, se portata fino in fondo, poteva dimostrare alla gente che nessuno è intoccabile.
L’impresa dei cronisti del «Boston Globe» si impone alla fine come un nuovo capitolo del giornalismo d’inchiesta. Quel giornalismo che era un po’ latitante nella storia americana, almeno dai tempi del Watergate. ‘Questo film – osserva McCarthy – mi dava l’opportunità di mostrare l’impatto che può avere sulla gente e sulla società un giornalismo fatto di grandi professionisti. Cosa può esserci di più importante del destino dei nostri figli?’. ‘Questo film – aggiunge – non è un attacco alla Chiesa ma il tentativo di rispondere alla domanda: Come mai succedono queste cose?’.
Naturalmente una storia di questo tipo, che mette in campo due diversi “poteri forti”, quello della Chiesa e quello del giornalismo, per essere credibile e per risultare aderente al vero (ossia quello che era in realtà) aveva bisogno di interpreti adeguati, persone di affidabilità assoluta e totale. Ecco allora Michael Keaton nel ruolo di Walter “Robby” Robinson; Rachel McAdams in quello della cronista Sacha Pfeiffer, mentre Mark Ruffalo è il suo collega Michael Rezendes; Liev Schreiber in quello di Marty Baron, il nuovo direttore del «Boston Globe» che raccoglie e rilancia lo spunto investigativo. Nei panni di Mitchell Garabedian, ossia l’avvocato delle vittime, c’è invece Stanley Tucci. Infine McCarthy si è dato un solo punto fermo: ‘Volevamo restare il più possibile fedeli alla realtà, nelle persone, nei fatti, nei luoghi dove il tutto si svolge’. E così è stato.
Regia: Tom McCarthy
Attori: Mark Ruffalo (Mike Rezendes), Michael Keaton (Walter “Robby” Robinson), Rachel McAdams (Sacha Pfeiffer), Liev Schreiber (Marty Baron), John Slattery (Ben Bradlee Jr.), Brian d’Arcy James (Matt Carroll), Stanley Tucci (Mitchell Garabedian), Jamey Sheridan (Jim Sullivan), Billy Crudup (Eric MacLeish)
Sceneggiatura: Josh Singer, Tom McCarthy
Fotografia: Masanobu Takayanagi
Musiche: Howard Shore
Montaggio: Tom McArdle
Scenografia: Stephen Carter
Costumi: Wendy Chuck
Durata: 128’
Genere: Drammatico
Data di uscita in sala: 18 febbraio 2016