Geopolitica

Il caso Huawei (sempre più spinoso) pesa sulle borse asiatiche

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L’escalation giudiziaria che sta montando negli Usa nei confronti di Huawei sta assumendo valenze sempre più politiche e pesa sugli assetti geopolitici globali.

L’escalation giudiziaria che sta montando negli Usa nei confronti di Huawei pesa sui mercati asiatici. Pesano i timori delle ripercussioni commerciali che potrà provocare l’indagine avviata negli Stati Uniti sul gruppo cinese, accusato di furto di segreti tecnologici ai danni di T-Mobile e la proposta di legge approdata al Congresso per mettere al bando la vendita di microchip e altri componenti americani a compagnie cinesi che violino sanzioni e leggi di controllo sull’export. Un’escalation che ha spinto il ministero degli Esteri cinese di porre fine “all’isteria” Lo ha detto in conferenza stampa la portavoce Hua Chunying, all’indomani dell’iniziativa che cita esplicitamente Huawei e ZTE, due dei colossi sospettati di mettere a punto prodotti utilizzabili per lo spionaggio.

Borse asiatiche sotto pressione

Intanto, La Borsa di Tokyo ha chiuso in perdita dello 0,20%, con lo yen stabile sul dollaro a quota 108,90, e sull’euro a 124. In rosso anche le Piazze cinesi, con Shenzhen che ha perso lo 0,94% e Shanghai lo 0,42%. Pure Hong Kong è in calo (-0,4%). Situazione migliore per Seul (+0,05%), Mumbai, che sale dello 0,25%, e Sidney, cresciuta dello 0,27%.

Il caso T-Mobile riaperto?

La giustizia federale americana starebbe per avviare un procedimento penale nei confronti di Huawei, con l’accusa di aver rubato segreti commerciali all’operatore T-Mobile. L’indagine, secondo il Wall Street Journal, sarebbe in “stato avanzato”e rientra nell’attività di Huawei nell’ambito dei test condotti nel 2014 da T-Mobile nel 2014 su una tecnologia per smartphone denominata “Tappy”, che T-Mobile US aveva sviluppato nei propri laboratori dello stato di Washington per i test robotizzati sui suoi smartphone. Nel 2014 T-Mobile aveva fatto causa nei confronti di Huawei con l’accusa di aver “rubato” il know how di Tappy, scattando foto non autorizzate della tecnologia di test. Nel 2017 una Corte usa aveva riconsociuto un risarcimento di 4,8 miliooni di dollari a T-Mobile, per violazione del contratto in essere da parte di Huawei.

Una vicenda giudiziaria chiusa, che viene riaperta dalla giustizia Usa segnalando un’escalation della tensione fra Usa e Cina sul fronte della guerra commerciale e dei dazi che si sta inasprendo non poco, dopo i recenti casi che hanno visto Huawei nel mirino di Trump e di alcuni paesi alleati (Canada, Regno Unito, Australia, Giappone, Polonia) per i timori montanti legati alla sicurezza nazionale.  Ma dove sono le prove di spionaggio?

Progetto di legge al Congresso

Un secondo fronte “anti-cinese” si è aperto ieri al Congresso, dove è approdato anche un nuovo progetto di legge bipartisan per vietare la vendita di tecnologie made in Usa a aziende cinesi responsabili di violare embarghi o controlli sull’export americano. Il testo cita nero su bianco Huawei, primo produttore mondiale di apparecchiature di rete e secondo produttore di smartphone, e l’altro player cinese Zte. Zte era già stata accusata in passato di spionaggio ma era stata riabilitata dall’amministrazione Trump in seguito ad una multa da un miliardo e il cambio dei vertici.

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