L'intervento

Il cashless agli Stati Generali. Conte: “Investiamo nella transizione ai pagamenti digitali”

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Il passaggio verso un’economia cashless, cioè senza contante, è necessario ma non deve penalizzare nessuno. L’Unione europea investirà nei pagamenti digitali e c’è la possibilità di una transizione “dolce e gentile” a questi nuovi sistemi. Fondamentale però la lotta all’economia sommersa.

Stamattina a Villa Pamphili a Roma, in occasione della terza giornata degli Stati Generali dell’Economia, il Premier Giuseppe Conte ha annunciato una nuova fase per il nostro Paese, le aziende e i consumatori: la transizione “dolce e gentile” ad un sistema diffuso di pagamenti digitali.

A partire dal Recovery fund europeo, il Presidente del Consiglio dei ministri ha ricordato ai partecipanti al summit di Governo, assieme a confederazioni, mondo del commercio e dell’artigianato, che il nostro Paese “è chiamato ad elaborare uno specifico Recovery plan nazionale”.

Un piano nazionale per i pagamenti digitali

In tal senso, il Paese è chiamato a scegliere alcuni investimenti specifici, che saranno finanziati dall’Unione europea: “Possiamo chiedere investimenti per favorire una transizione dolce e gentile verso questo piano di pagamenti digitali”.

Un’occasione unica, ha spiegato Conte, perché non si tratta di penalizzare nessuno: “C’è la possibilità per evitare aggravi, per esempio dei commercianti, per quanto riguarda i pagamenti digitali. Cioè abbiamo la possibilità di chiedere investimenti per la strumentazione”.

Il digitale è e rimane l’obiettivo nazionale per garantire a tutti una rapida uscita dalla crisi e lo stato emergenziale in cui ci ha fatti cadere la pandemia di Coronavirus.

Transizione digitale del Sistema Paese

Il Piano cashless, quindi, è visto dal Governo come uno strumento utile a rendere l’Italia più digitale, più equa, più inclusiva e più sicura, a partire dalla lotta all’economia sommersa.

Economia sommersa che “non solo sottrae immediatamente risorse finanziarie al circuito istituzionale e legale”, ma costituisce anche “un serio ostacolo alla modernizzazione del Paese”.

Se non si elimina l’economia sommersa, ha ribadito Conte, possiamo digitalizzare quel che vogliamo ma “una grande percentuale dell’economia del Paese rimarrà sottratta alla digitalizzazione”.

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