Una leggenda livornese narra che un pescatore uscito con la sua barca per una battuta di pesca fu colto da un’improvvisa tempesta e affogò lasciando la moglie ed i tre figli piccoli in povertà.
Per la fame i bambini andarono dai pescatori amici a chiedere del pesce e tutti gli diedero qualcosa: un polpo, una cicala, un palombetto, una seppia. Con i pesci raccolti la mamma preparò un piatto caldo con una salsa olio erbe e pomodori raccolti dall’orto e cucinò i pesci insieme all’acqua. Una volta cotto versò il tutto in una zuppiera dove aveva posizionato delle fette di pane raffermo. Era nato il Caciucco. E se all’accademia della crusca si interrogano se la parola giusta sia “cacciucco” o “caciucco” è certo che la parola viene dal turco “kuciuk”, che vuol dire piccolo, minuto. Ma in Toscana, però, e soprattutto nell’aria livornese e della Versilia caciucco ha assunto il significato di “mescolanza.
Un’altra versione della nascita del caciucco è quella secondo la quale ai tempi del Rinascimento i pescatori che non vendevano i pesci poveri li mangiassero con il pane raffermo spalmato d’aglio (per correggere un po’ il sapore del pesce) ed infatti i pesci del caciucco sono pesci “ poveri” che troviamo a poco prezzo nei mercati e nelle pescherie: scorfani, tracine, preti, gallinelle, ma anche qualche pesce un po’ più nobile: le seppie e i polpi per esempio ma anche la cicala di mare che non deve mancare mai perché dà al caciucco il suo caratteristico sapore.
A Livorno il caciucco si trova in tanti ristoranti soprattutto nella zona del porto. Il re del caciucco è Ivo della trattoria da Galileo se entrate da lui non chiedetegli la zuppa di pesce perché la zuppa di pesce è un’altra cosa e Ivo potrebbe prendere la vostra richiesta come irrispettosa…
La nostra blogger della settimana Ivana in cucina il caciucco lo prepara cosi