Nessun comunicato stampa, nessun dispaccio di agenzia, ma… magicamente, venerdì scorso 4 agosto 2023, nel silenzio più assoluto, ha visto finalmente la luce il misterioso bilancio di esercizio per l’anno 2022 di Cinecittà s.p.a.: avevamo segnalato (denunciato) l’anomalia, su queste colonne, una decina di giorni fa, dato che per legge i bilanci debbono essere depositati in Camera di Commercio entro 120 giorni o al massimo 180 giorni dalla data di chiusura dell’esercizio al 31 dicembre (vedi “Key4biz” del 28 luglio 2023, “Cinecittà, a quattro mesi dall’approvazione del bilancio 2022 il documento è ancora segretato”). Il bilancio è stato reso pubblico, quindi, dopo oltre 210 giorni (rispetto alla chiusura dell’esercizio al 31 dicembre). Non rileva qui l’eventuale irrogazione di una qualche sanzione amministrativa per questa anomalia, ma ci si domanda le ragioni di questo ritardo…
Una lettura veloce del bilancio (approvato dal Cda il 30 marzo 2023, dal Collegio dei Sindaci e dalla società di revisione Ey il 14 aprile) conferma quel che era stato laconicamente annunciato in sede di approvazione da parte del Cda, a fine marzo 2023: le “attività industriali” di Cinecittà hanno registrato un fatturato di 39 milioni di euro, più che raddoppiato rispetto al 2021, da ricondursi alla piena occupazione degli spazi (oltre il 75 % contro il 31 % degli anni precedenti) e al forte incremento delle commesse per servizi di “art department” e costruzioni sceniche… Torneremo presto su questo bilancio, che ancora una volta mostra luci ed ombre.
Ricordiamo che nell’anno 2022 Cinecittà ha ricevuto un contributo dal Ministero della Cultura nell’ordine di 26milioni di euro (contributo annuale) e per il 2023 si prevedono 28,5 milioni.
Nell’esercizio 2022, il totale dei ricavi di Cinecittà è stato di 77 milioni di euro, di cui 41,5 milioni classificati come “ricavi commerciali” e 35,5 milioni come “contributi utilizzati”.
Su tutt’altro fronte (ma… convergente), va segnalato che sabato scorso 5 agosto la testata specializzata “The Hollywood Reporter Roma” (diretta da Concita De Gregorio) ha proposto, in un articolo a firma di Giovanni Bogani, una notizia – in esclusiva – che merita essere rilanciata: l’imprenditore italo-canadese Andrea Iervolino ha annunciato l’intenzione di investire 50 milioni di euro per costruire degli “studios” cinematografici-audiovisivi super tecnologici nelle vicinanze di Firenze; la notizia fa il paio con l’annuncio, manifestato qualche settimana fa, dall’imprenditore italo-franco-tunisino Tarak Ben Ammar di investire 50 milioni di euro in “studios”, nelle vicinanze di Roma…
È stata una decisione strategica lungimirante concentrare 300 milioni di euro soltanto su Cinecittà, ignorando le potenzialità del territorio?!
Perché entrambe le notizie stimolano una opportuna riflessione strategica e finanche di politica culturale?!
Perché ci si domanda se è stata una scelta saggia e lungimirante investire 300 milioni di euro nell’operazione di rilancio degli “studios” di Cinecittà, concentrando soltanto su via Tuscolana le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza…
Non sarebbe stato più saggio ragionare sulle potenzialità (creative e imprenditoriali) del cinema e dell’audiovisivo italiano in una dimensione territoriale diffusa?!
Non sarebbe stato più lungimirante coinvolgere la rete delle Film Commission che sono ormai attive (alcune molto attive) in quasi tutte le Regioni italiane?!
Gli amministratori di via Tuscolana ribadiscono che gli “studios” sono in… “overdose”, anche grazie alla generosa mano pubblica attivata dalla “legge Franceschini” del 2016, che stimola molti operatori stranieri a venire a girare in Italia.
Si ricordi peraltro che un contratto strategico con Fremantle prevede l’affitto continuativo di 6 teatri di posa di Cinecittà per cinque anni… Ed alcuni piccoli produttori indipendenti si domandano se ha senso essere costretti a bussare alle porte di una multinazionale non esattamente italiana (appartiene al gruppo lussemburghese-tedesco Rtl / Bertelsmann)…
Cinecittà si vanta che il 70% della occupazione dei suoi teatri è data da produzioni internazionali, sia “scripted” sia “unscripted”: ci si domanda se questo aprire così tanto le porte allo “straniero” (Netflix, Apple, Amazon,Paramount…) abbia alla fin fine un senso, in termini di promozione della “cultura” cinematografico-audiovisiva italiana, e se debba essere questo il ruolo di Cinecittà nello scenario nazionale…
Al Festival di Locarno, la Presidente Chiara Sbarigia ha dichiarato sabato scorso che via Tuscolana è “al massimo dell’occupazione”…
Ci si domanda però se esiste realmente una domanda di teatri di posa così esplosiva a livello planetario…
Il “cineboom” dei teatri italici, provocato dal generoso “tax credit”, non corre il rischio di trasformarsi in una bolla?!
Ma… procediamo con ordine…
Di Tarak Ben Ammar, abbiamo già scritto – più volte – su queste colonne, e lo stesso imprenditore ha spiegato le ragioni della sua decisione, ovvero la grande richiesta di “studios” a livello planetario e l’“overbooking” giustappunto dei teatri di via Tuscolana, e la sinergia possibile con le attività di produzione (e distribuzione) della sua Eagle Pictures… Ben Ammar ha anche annunciato la volontà di mettere in piedi una “scuola di formazione” per le maestranze, ed anche di questo abbiamo scritto, nell’articolo dedicato venerdì scorso alle controverse vicende del rinnovamento della “governance” del Centro Sperimentale di Cinematografia (vedi “Key4biz” del 4 agosto 2023, “Un super-polo per la formazione cine-audiovisiva al Centro Sperimentale di Cinematografia?”
Se Tarak Ben Ammar vuole denominare i propri studios come “Cinecittà 2” (abbiamo segnalato come il “naming” Cinecittà – incredibilmente – non sia registrato come marchio), quelli che Andrea Iervolino intende costruire si chiameranno “Tuscany Film Studios”.
Secondo l’imprenditore italo-canadese, la “Cinecittà nel Chianti” (dovrebbe essere localizzata nelle colline intorno a Impruneta) si specializzerà in “Virtual Reality” e riprese a “360 gradi”, ed è prevista anche la costruzione di un “resort” di lusso, per ospitare attrici ed attori e troupe, ma anche una clientela (ovviamente) “vip”.
Sostiene il giovane Iervolino (35 anni): “la mia idea è semplice: creare un polo cinematografico d’avanguardia in un luogo che è, già di per sé, uno dei più belli del mondo, dove le star verrebbero volentieri a girare… penso prima di tutto agli attori con cui ho lavorato di più: Johnny Depp, Antonio Banderas, John Travolta…”.
Andrea Iervolino opera principalmente attraverso la Ilbe, società che lo vede socio di Monika Bacardi, moglie del discendente di uno dei fondatori della azienda che produce il notissimo rhum (Ilbe è l’acronimo di “Iervolino and Lady Bacardi Entertainment” s.p.a.). La Ilbe ha chiuso il bilancio 2022 dichiarando 128,3 milioni di euro di ricavi (in calo rispetto ai 147,6 milioni dell’esercizio precedente). Ilbe svolge anche attività di produzione esecutiva, ed ha realizzato, attraverso la società collegata Welcome to Italy, la produzione esecutiva del film “Ferrari”, diretto e prodotto dal quattro volte candidato all’Oscar Michael Mann (dovrebbe uscire in sala nel Natale prossimo)…
L’iniziativa degli “studios” toscani sarà però tutta sua personalmente, e non dovrebbe coinvolgere direttamente la Ilbe. È opportuno segnalare che Andrea Iervolino non va confuso con un suo quasi omonimo, Danilo Iervolino, noto per essere stato il fondatore dell’Università Telematica Pegaso, che nel settembre 2021 ha ceduto per la incredibile cifra di 1 miliardo di euro al fondo di investimento inglese Cvc Capital Partner (rappresentato in Italia da Giampiero Mazza). Forte di questa grande liquidità, è entrato – attraverso la Bfc Media – in operazioni come l’acquisto del settimanale “l’Espresso” e della squadra di calcio Salernitana. Da osservare che i due Iervolino, entrambi giovani imprenditori di successo, non sono imparentati. E Danilo non ha finora mostrato interesse per il business audiovisivo, ma ha annunciato di voler investire tra 20 ed i 30 milioni di euro in progetti legati a telemedicina e intelligenza artificiale…
Un’altra ardita intrapresa di Andrea Iervolino, dopo la piattaforma social TaTaTu, i “Tuscany Film Studios”?!
Va ricordato che ad Andrea Iervolino e ad un’altra sua ardita intrapresa, abbiamo dedicato attenzione, quattro anni fa, in occasione del lancio della sua piattaforma “social” TaTaTu, che voleva porsi come “il primo social media dove gli utenti guadagnano”, scardinando i modelli di business di YouTube e Netflix (vedi “Key4biz” dell8 marzo 2019, “Loquis e TaTaTu, le due startup che prospettano scenari innovativi nel settore culturale”). I suoi utenti guadagnano “token” dalle interazioni e dai contenuti “streaming” visualizzati. Se giganti come YouTube “estraggono” valore dalla fruizione di contenuto da parte degli utenti (sia “gratuitamente” – in apparenza – ovvero sotto forma di pubblicità, sia sotto forma di “pay-per-view”), TaTaTu aveva ed ha ancora l’ambizione di riequilibrare l’asimmetria a vantaggio dell’utente e dei produttori di contenuto… Attraverso un complesso sistema di dati basato sulla “blockchain” ed i “bitcoin”, la piattaforma consente accesso, gratuito, ad una serie di contenuti: più l’utente fruisce di film, audiovisivi, videogames (nel 2019, era stata dichiarata una disponibilità di oltre 5mila ore di contenuti), più “guadagna” punti, ovvero accumula “coin”, che può spendere all’interno della “community” dei partner del “social network”. Grazie ad un “token” appositamente progettato, il “Ttu Coin”, e ad un protocollo di “smart contract”, TaTaTu propone un ambiente trasparente ed in cui sia il fornitore che il fruitore dei contenuti vengono ricompensati in modo equo. I “token” guadagnati potranno essere scambiati in “coupon” per l’acquisto di prodotti ed in “coupon” utilizzabili negli e-commerce gestiti da Triboo…
Quattro anni fa, abbiamo definito il progetto di Iervolino in modo sintetico: “l’ambizione è… napoleonica!”.
Non ci risulta che il progetto TaTaTu abbia raggiunto gli ambiziosi obiettivi che si riproponeva, ma senza dubbio conferma una qual certa “visionarietà” del personaggio. Va comunque segnalato che il “social” italiano è sbarcato a fine novembre 2022 sulla borsa di Parigi. Prevede di arrivare tra i 60 e gli 80 milioni di iscritti entro il 2026: numeri grossi, a fronte della base attuale. Secondo Iervolino, al novembre 2022, questi erano i numeri: da 95mila utenti nel gennaio 2022 a 350 mila ad agosto 2022… Per l’esercizio 2022, TaTaTu ha registrato un fatturato di 112,06 milioni di euro rispetto ai 47,2 milioni di euro del 2021.
Andrea Iervolino: “Il nostro sarà il più grande studio cinematografico d’Italia attrezzato per la realtà virtuale”
“The Hollywood Reporter Roma” traccia un profilo biografico sintetico di Andrea Iervolino: “niente male, per un ragazzo cresciuto in un sobborgo di Cassino, nato povero, bullizzato dai compagni di scuola per la sua timidezza e per una lieve balbuzie, che si accentuava proprio quando si sentiva preso di mira dai suoi carnefici. Un ragazzo che ha costruito la sua carriera dal nulla: per produrre il primo film, a diciannove anni, convinse i negozianti del suo paese a investire nel progetto, in una sorta di crowdfunding primitivo”.
Annuncia Iervolino: “il nostro sarà il più grande studio cinematografico d’Italia attrezzato per la realtà virtuale e per la realizzazione di contenuti 360. Produrremo contenuti adatti per i visori annunciati da Apple qualche settimana fa, e saremo i primi al mondo a farlo. Il cinema 360 live action è la grande frontiera del futuro: gli spettatori potranno immergersi nell’azione, scegliere dove guardare… Abbiamo già acquisito una enorme library di sfondi e di scenari da tutto il mondo, così che – anche per la realtà immersiva del 360 – per girare una scena ambientata in Siberia o a Bangkok non ci sarà bisogno di andare in Siberia o a Bangkok“.
Iervolino prevede che i “Tuscany Studios” saranno operativi per l’autunno del 2024. Un gruppo di sceneggiatori di sua fiducia starebbero sviluppando soggetti, trattamenti, sceneggiature ambientati in Toscana: “e naturalmente siamo pronti a collaborare con le strutture e le istituzioni locali, le scuole di cinema che si trovano in loco, la Film Commission…”.
Secondo alcune fonti, la “location” dovrebbe essere la ex fabbrica del cotto Sannini, una struttura nata oltre un secolo fa come piccola fornace e divenuta nel tempo di rilevanza industriale internazionale, abbandonata da anni ad una asta giudiziaria. Il progetto sarebbe condiviso da Comune e Regione Toscana ed ovviamente dalla locale Film Commission.
Sia Andrea Iervolino sia Tarak Ben Ammar attratti dalla “Virtual Reality” e dal “Metaverso”, ma nel bilancio 2022 di Cinecittà spa, nemmeno una parola…
È interessante osservare come entrambi gli imprenditori si mostrino sensibili rispetto alla dimensione della Realtà Virtuale.
Anche Tarak Ben Ammar è convinto dell’esigenza di esplorare queste nuove prospettive del “cinema”, essendosi associato ad un progetto, denominato “La Prima Sala Cinematografica Multimediale Italiana nel Metaverso”, promosso dall’IsICult (Istituto italiano per l’Industria Culturale), Prima Tv (la società per azioni che controlla Eagle Pictures), Università Sapienza di Roma (Dipartimento Comunicazione e Ricerca Sociale), Frame by Frame spa… Il progetto è in fase di valutazione da parte del Ministero per le Imprese e il Made in Italy (Mimit), in risposta alla edizione 2023 dell’avviso pubblico “Tecnologie 5G”.
Per quanto riguarda la “realtà virtuale”, stranamente poca traccia se ne trova nel bilancio di esercizio 2022 di Cinecittà spa: si legge di un cenno, in relazione agli investimenti e alle attività previste nell’ultimo “Atto di Indirizzo” emanato dal Ministro della Cultura in data 5 maggio 2022, a firma di Dario Franceschini, per il triennio 2022-2024: lettera h) “sostenere e sviluppare le nuove tecnologie e i nuovi linguaggi del cinema e dell’audiovisivo legati al videogioco, alla realtà virtuale e aumentata, all’animazione, alla tridimensionalità e la formazione dei relativi mestieri, in collaborazione con le associazioni di categoria, enti locali, film commission, scuole di cinema, università”.
Bene, così nel ministeriale “Atto di Indirizzo”, ma… concretamente?! Incredibilmente, nelle oltre 100 pagine del bilancio 2022, nulla si dice, rispetto alla “Virtual Reality”.
E che dire del termine “Metaverso”?! Completamente assente dal bilancio di Cinecittà.
Ricordiamo che nel 2022, Cinecittà ha beneficiato di un sostegno del Ministero della Cultura nell’ordine di oltre 22 milioni di euro.
E, con risorse annunciate per 300 milioni di euro dal Pnrr (sono in verità meno perché circa 40 milioni sono destinate al Centro Sperimentale di Cinematografia – Csc), forse un po’ di “immaginazione” di scenario la si poteva anche attendere…
E peraltro, in un’intervista a TG24 di Sky del 4 aprile 2023, l’Amministratore Delegato Nicola Maccanico sosteneva: “Cinecittà ha 19 teatri, 4 li stiamo ristrutturando, 5 li faremo nuovi. Un aspetto che rende oggi i teatri competitivi è la realtà virtuale. Si è passati dal classico green screen allo smart stage. Un grande schermo, il nostro nel Teatro 18 è di 350 metri quadrati, dove puoi costruire un mondo e girarci dentro. I registi e gli attori sono in studio, ma possono essere in qualsiasi luogo del mondo. Il Teatro 18 in questo senso è la nostra porta sul futuro”.
Però, nessuna traccia di Realtà Virtuale stranamente – ribadiamo – nel bilancio di esercizio 2022 approvato a fine marzo 2023. Una banale… distrazione?!
E, dato che Cinecittà è stata costretta a ridimensionare la propria espansione, a causa della rimodulazione del Pnrr (vedi “Key4biz” del 19 luglio 2023, “Cinecittà: superate le criticità del Pnrr, ma i nuovi studios passano da 17 a 9”), ci si domanda se quella della “realtà virtuale” sarà una prospettiva concreta, per via Tuscolana, a livello di investimenti, sperimentazione, redditività…
Si legge sul sito web di Cinecittà: “Cinecittà si è dotata di un grande ledwall curvo installato all’interno del nostro Teatro 18. Il T18 Led Volume Stage è uno studio di ultima generazione che permette di offrire una gamma infinita di servizi alle produzioni, dal semplice green o blue screen, alla possibilità di visualizzare immagini fisse o plates come sfondi, fino a girare completamente in virtual production. Il Teatro 18 è già proiettato nel futuro della produzione audiovisiva e non vediamo l’ora di mostrarvi le sue potenzialità!”.
Qual è il livello di occupazione del decantato Teatro 18?
La domanda è comunque: perché così tanta sensibilità rispetto a Virtual Reality e Metaverso da parte di imprenditori privati come Tarak Ben Ammar e Andrea Iervolino, ed invece una così limitata attenzione da parte di Cinecittà?!
Che “il privato” sappia strategicamente vedere oltre “il pubblico”, un po’ come nella metafora del “dito” e della “luna”?!
Clicca qui, per il “Bilancio di esercizio al 31.12.2022” di Cinecittà s.p.a., approvato dal Consiglio di Amministrazione il 20 aprile 2023, pubblicato il 4 agosto 2023
[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.