Questa mattina, sul sito web del Ministero guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti, assistito dalla Sottosegretaria dem Anna Ascani, è stata pubblicata una prima graduatoria, provvisoria, relativa ad un bando che, sulla carta, si prospetta come innovativo assai e che forse tale si confermerà, se il Mise vorrà assicurare maggiore trasparenza e se i progetti approvati si riveleranno ben rispondenti alle aspettative: si tratta di un bando intitolato “5G Audiovisivo”, che merita attenzione anche perché, una volta ancora, conferma purtroppo quella (estrema) discrezionalità che caratterizza ancora molti apparati della Pubblica Amministrazione italica (l’abbiamo definita, tante volte, anche su queste colonne, “trasparenza a metà”).
L’obiettivo del bando è, in estrema sintesi, “interconnettere” due mondi, quello delle telecomunicazioni e quello dell’audiovisivo, cercando convergenza rispetto alle potenzialità del 5G.
Le origini del bando “5G Audiovisivo” vengono da lontano
In sintesi: si tratta dell’edizione 2022 di una iniziativa la cui radice storica va cercata in un bando del 2017.
Allora il bando si intitolò “avviso pubblico per l’acquisizione di proposte progettuali per la realizzazione di sperimentazioni pre-commerciali 5G nella porzione di spettro 3.6-3.8 Ghz” (pubblicato il 16 marzo 2017), ed era ancora focalizzato sugli aspetti sperimentali nell’uso delle frequenze…
A distanza di 4 anni, nel luglio del 2021, emerge la volontà del Ministero di tentare la convergenza tra tlc ed audiovisivo: viene pubblicato un avviso il 1° luglio, con scadenza curiosamente assai ravvicinata, al 26 luglio, e previsione di tempestiva assegnazione, al 10 agosto.
Erano messi a bando 3,2 milioni di euro, con l’obiettivo di avviare le sperimentazioni del “5G” in ambito media sulla banda a 700 Mhz in 4 città (Cagliari, Palermo, Salerno, e Vibo Valentia). Il 5 agosto 2021, a cinque giorni dalla prevista assegnazione ed a distanza di un paio di settimane dalla chiusura della gara, il Mise pubblica un curioso avviso: “al fine di garantire un maggiore grado di innovazione tecnologica nel settore audiovisivo in ragione anche dei processi in corso, il Ministero ha ritenuto di annullare la procedura di selezione di cui all’Avviso pubblico del 1° luglio 2021, riservandosi la ripubblicazione del bando nei prossimi mesi, ampliando ove possibile, anche la gamma di frequenze rese disponibili e le aree di sperimentazione”.
Va segnalato che la notizia non viene ripresa da quasi nessuna testata giornalistica.
Qualcuno sostenne che avrebbero risposto all’appello soltanto due aziende, Tim (per sperimentazioni a Salerno) e RaiWay (per sperimentazioni a Palermo). Insomma, nuovamente prevale il ruolo delle “tlc” e non quello dei produttori di contenuto.
Si ricorda che erano possibili aggregazioni di impresa ed enti: “Bno” (Broadcaster Network Operator), “Mno” (Mobile Network Operator) e produttori audiovisivi e imprese di livello nazionale/internazionale con competenze specifiche. Era stata prevista la formula del raggruppamento temporaneo di impresa o del partenariato, e nel team dovevano esserci una pubblica amministrazione centrale o locale, preferibilmente operante nell’area di interesse, almeno una “start-up” operante nel settore oggetto della proposta progettuale, un’istituzione scolastica e/o educativa o in alternativa un’università o un ente o centro di ricerca che svolga attività funzionali rispetto alle attività progettuali presentate. Un bando forse un po’ confuso ed un po’ complesso, nonostante le migliori intenzioni.
Il bando “lampo” scompare presto nelle nebbie e nel silenzio.
Riappare nel 2022, questa volta annunciato in varie occasioni sia dal Ministro sia dalla Sottosegretaria, ma soprattutto dalla seconda (che – si ricordi – è anche Vice Presidente del Partito Democratico).
Il cronoprogramma del bando Mise “5G Audiovisivo” pubblicato l’8 marzo 2022, più volte dilazionato…
L’8 marzo 2022 il bando “5G Audiovisivo” si ripropone – come dire? – “rivisto e corretto” (ovvero rimodulato) con un budget rafforzato, passando dai 3,2 milioni di euro del 2021 ai 5 milioni di euro del 2022 (sempre a valere su risorse a partire dalla Legge di Bilancio 2017), e si osserva una maggiore chance di partecipazione: di fatto, l’avviso pubblico si apre di più al mondo dell’audiovisivo.
Questa volta il target è focalizzato meglio: stimolare lo sviluppo e l’adozione del 5G nel settore della produzione e della distribuzione di contenuti audiovisivi.
Si prevede il finanziamento di 2 tipologie progettuali:
- “tipo A”: progetti innovativi e sperimentali di produzione di contenuti e di distribuzione degli stessi (finanziamento fino ad 1 milione di euro);
- “tipo B”: progetti innovativi e sperimentali afferenti la sola produzione di contenuti (finanziamento fino a 200mila euro).
Dei 5 milioni di euro, l’80 % (4 milioni di euro) è da destinarsi ai progetti di cui alla lettera A) del capitolo 3 dell’Avviso (ovvero il “tipo A”) ed il restante 20 % (1 milione di euro) è da destinarsi ai progetti di “tipo B”. Tetto massimo 1 milione di euro per ognuno dei progetti del “tipo A” e di 200.000 euro per il “tipo B”.
Partecipazione ampia e plurale, tra “reti” e “contenuti”…
La partecipazione possibile è ampia e plurale: (a.) Operatori di rete radiotelevisiva e di comunicazione elettronica ad uso pubblico; (b.) Fornitori di Servizi Media Audiovisivi ovvero “Fsma”; (c.) Produttori audiovisivi; (d.) Imprese di livello nazionale/internazionale con competenze specifiche nel settore oggetto della proposta progettuale (editori e creators digitali, produttori ed editori di videogiochi, produttori di eventi, editori multimediali ecc); (e.) Pubbliche amministrazioni centrali o locali, operanti nell’area di interesse; (f.) Start-up operanti nel settore audiovisivo; (g.) Istituzioni scolastiche e/o educative o, in alternativa, università o enti o centri di ricerca che svolgono attività funzionali rispetto alle attività progettuali presentate.
Il “tipo A” prevede il coinvolgimento anzi che sia capo-fila un soggetto appartenenti alle prime 3 categorie…
Curiosamente, una volta ancora, questo bando non beneficia di alcuna promozione mediatica, ma comunque questa testata – sempre attenta al digitale ed ai suoi annessi e connessi – lo segnala opportunamente (vedi “Key4biz” del 14 marzo 2022, “5G e audiovisivo, al via la gara da 5 milioni del Mise”).
Recita il bando: “la procedura prevede la selezione di progetti pilota, della durata di un anno, che realizzino reti e servizi innovativi per il settore della produzione di contenuti audiovisivi, la loro trasmissione e fruizione, basati su tecnologia 5G per la banda larga mobile, anche mediante l’impiego della banda 700 MHz”. Leggendo bene il bando emerge qualche perplessità, ma si comprende come sia arduo far convergere anche i linguaggi, in una iniziativa che forse avrebbe dovuto prevedere un coinvolgimento attivo del dicastero più direttamente competente, qual è il Ministero della Cultura.
Si ha ragione di ritenere che in verità, di questo pur stimolante bando, il Ministro Giancarlo Giorgetti ed il Ministro Dario Franceschini non abbiano parlato…
Non risulta esservi stato alcun coinvolgimento della Direzione Cinema e Audiovisivo del Mic (guidata da Nicola Borrelli) in questo avviso.
La Responsabile del Procedimento è la dirigente Donatella Proto, l’ufficio competente è la Divisione I – Comunicazioni Elettroniche ad Uso Pubblico e Privato, Sicurezza Reti e Tutela comunicazioni, Comitato Media e Minori.
L’avviso rientra nelle competenze della Direzione Generale per i Servizi di Comunicazione Elettronica, Radiodiffusione e Postale, affidata dal settembre del 2021 all’avvocato Francesco Soro (già Presidente del Corecom del Lazio e poi coordinatore nazionale di tutti i Corecom).
Scadenza prevista al 22 aprile 2022.
La scadenza per partecipare al bando viene rimandata al 13 maggio 2022, anche qui per incomprensibili ragioni, ma queste discrezionalità di temporeggiamento sono frequenti tra le Pubbliche Amministrazioni italiche.
Successivamente, il Ministero comunica che “in considerazione della numerosità delle domande pervenute la commissione di valutazione ha chiesto una proroga dei termini di valutazione”.
Tutto il cronoprogramma viene quindi spostato di conseguenza: la fase più delicata, ovvero la prima pre-selezione, non deve essere effettuata più entro il previsto 31 maggio 2022, ma entro il 7 giugno 2022 (“Selezione ad opera della Commissione di valutazione delle proposte progettuali”). Slittano tutte le successive fasi: la “procedura negoziata finalizzata all’affinamento delle proposte progettuali collocatesi ai primi posti delle graduatorie” passa dal 15 giugno al 20 giugno, la trasmissione delle “proposte progettuali definitive” dal 20 giugno al 30, la pubblicazione delle “graduatorie finali” dal 24 giugno al 5 luglio… con uno spostamento del concreto “avvio delle azioni” al 18 luglio (rispetto alla precedente data dell’11 luglio ed a quella prevista dall’avviso originariamente il 15 giugno)…
Tempi comunque rapidi, molto rapidi, apprezzabile attivismo del Mise, se le azioni previste per i progetti-pilota verranno effettivamente avviate entro luglio (2022).
Fatta salva che ci sia uno… stop improvviso come l’anno scorso?!
Vincitori e sconfitti (ed esclusi): nomi altisonanti si alternano a soggetti molto “low profile”
Questa mattina 8 giugno, viene pubblicato il decreto direttoriale ovvero la determina dirigenziale a firma del Dg avvocato Francesco Soro (che reca un refuso nella datazione, dato che si legge “7 giugno 2020” allorquando deve intendersi evidentemente… “2022”).
Emergono dati interessanti: hanno partecipato 19 soggetti per progetti di “tipo A”, e 23 soggetti per progetti di “tipo B”. Sono stati esclusi dalla valutazione – evidentemente per carenze di requisiti o documentative – 2 soggetti per il “tipo A” e 5 soggetti per il “tipo B”.
Complessivamente, sono quindi state messe in moto energie progettuali di quasi 50 soggetti, che in verità sono sicuramente molti di più, dato che tutti i partecipanti hanno presentato idee progettuali che coinvolgono almeno due se non tre soggetti. Quindi il bando – pur non godendo di particolare pubblicità – ha messo in moto circa 150 soggetti…
I risultati sono sorprendenti.
La Commissione di valutazione (la cui composizione non è nota, perché il Ministero non ha ritenuto di pubblicare la determina direttoriale di nomina della stessa) ha deciso di ripartire così le risorse: i 4 milioni del “tipo A” vanno a 6 soggetti/progetti; il residuo 1 milione va a 8 soggetti/progetti. Ne deriva che il contributo medio scende dal massimo previsto di 1 milione ad una media di 667mila euro per il “tipo A” e dal massimo previsto di 200.000 euro ad una “media” di 125.000 euro…
Scorrendo l’elenco di cui alla graduatoria provvisoria del “Tipo A”, sorprende che al rank n° 1 sia un soggetto come la Fondazione Sistema Toscana, di cui non è nota alcuna esperienza in ambito “5G”, seguita da One More Pictures srl, mentre al terzo posto Ei Towers spa, al quarto Balich Wonder Studio srl, al quinto Rai Way spa, al sesto Tim spa.
I primi 3 esclusi (del “tipo A”) sono: Terra de Punt srl, Prima Tv spa, WpWeb srl. Un brand ben noto (Prima Tv è un importante operatore di rete e controlla tra l’altro la società di produzione e distribuzione Eagle Pictures) e due piccole imprese dell’audiovisivo/digitale.
Per quanto riguarda il “Tipo B”, questa la graduatoria degli eletti 8: Sky Italia spa, Digital Atom srl, Prodea Group spa, Q Academy srl, Insonnia Team sas, Fonoprint srl, Studio Antani, Cnr – Area Territoriale di Bologna. Anche qui, nomi noti e nomi ignoti.
I primi 3 esclusi (del “tipo B”) sono: Omero su Marte srl, Blue Cinema Tv srl, Socialbeat srl.
In sostanza, nomi altisonanti si alternano a soggetti molto “low profile” (almeno a livello di “brand” e notorietà…), grosse imprese si alternano a piccole realtà semi-sconosciute (che forse però sono capo-fila di soggetti più grandi…).
Ancora una volta, trasparenza a metà…
Certo, non rivelando il Ministero chi sono i partner, non è possibile capire bene quale sia stato il criterio selettivo e la forza complessiva di ogni proposta.
Soprattutto, ci si domanda perché il Mise non abbia rivelato almeno il titolo del progetto, che forse avrebbe consentito alla comunità professionale ed alla collettività tutta di “capire” (ovvero intuire) di cosa si tratta.
Sarebbe tanto complicato rendere di pubblico dominio da chi sono formati i raggruppamenti temporanei di impresa?
Sarebbe tanto complicato pubblicare una sinossi (anche soltanto di 5 righe cinque) della proposta progettuale presentata?
Questo deficit di trasparenza è purtroppo assai frequente, come abbiamo denunciato tante volte, nelle Pubbliche Amministrazioni italiche.
Un anno fa lo denunciammo – per esempio – in occasione di un bando del Ministero della Cultura, ovvero per i cosiddetti “Progetti Speciali” della Direzione Cinema ed Audiovisivo, ma abbiamo apprezzato che il dicastero abbia poi – successivamente alla denuncia di “Key4biz” (e forse grazie ad essa?!) – pubblicato un documento nel quale ognuno dei progetti vincitori veniva descritto con una breve sinossi dell’iniziativa (segnalammo questa evoluzione della Dgca, apprezzando la volontà di incrementare il livello di trasparenza: vedi “Key4biz” del 14 dicembre 2021, “Cinema a audiovisivo: assegnati 4,5 milioni ai ‘Progetti Speciali’ ma resta il deficit di trasparenza”).
È il minimo – riteniamo – in termini di correttezza amministrativa e di trasparenza procedurale.
Da segnalare peraltro che questa graduatoria provvisoria non reca nemmeno il punteggio: dinamica atipica e francamente curiosa. Non è nemmeno possibile comprendere, per esempio, se qualcuno dei vincitori abbia beneficiato del “bonus” di 4 punti, previsto per “la eventuale presentazione di proposte progettuali nelle città di Cagliari, Arbatax, Frosinone, Salerno, Vibo Valentia, Palermo”. Questa caratteristica consentiva infatti un punteggio premiante. Non è dato sapere. D’altronde non è nemmeno dato sapere con quale criterio il Ministero abbia scelto queste 6 città. D’altronde, nel bando del 2021 le città erano 4 e non sei: Cagliari, Salerno, Palermo, Vibo Valentia. Nel 2022, sono stati aggiunti Arbatax e Frosinone.
Chissà cosa è passato nella mente degli autori del bando. Sicuramente, una qualche intelligenza strategica e sana ragionevolezza li avrà guidati. Ma non è dato sapere agli umani mortali, ovvero al normale cittadino.
Si ha notizia che la pubblicazione della graduatoria abbia prodotto, da questa mattina, effervescenza estrema, ed ovviamente molta delusione da parte dei non vincitori e degli esclusi. Già circola voce di istanze di accesso agli atti (soprattutto ai verbali della Commissione di selezione) e di annunci di ricorsi al Tar. Qualcuno confida in processi di correzione di rotta in modalità autotutela…
Quel che appare evidente è che una maggiore trasparenza avrebbe consentito e consentirebbe di comprendere la strategia adottata dalla misteriosa commissione di selezione, ovvero il suo processo di scrematura decisionale, e quindi di rasserenare gli animi e di evitare dispersione di energie, sia sul fronte dei partecipanti sia sul fronte ministeriale.
Clicca qui, per il bando Mise “l’Avviso pubblico per l’acquisizione e il finanziamento di proposte progettuali finalizzate all’impiego della tecnologia 5G nel settore della produzione e della distribuzione di contenuti audiovisivi”, pubblicato l’8 marzo 2022
Clicca qui, per la graduatoria provvisoria relativa all’Avviso Mise “5G Audiovisivo” dell’8 marzo 2022, pubblicata l’8 giugno 2022