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Il 9 novembre 1989 cade il Muro di Berlino

Nel corso dei 28 anni di vita del Muro, la Porta di Brandeburgo si trovava nella Berlino sovietica e divenne sin da subito il vessillo dell’orgoglio della DDR. Tanto che, quando Kennedy si recò in visita nel 1963, il monumento venne coperto da striscioni rossi, così da impedire al presidente americano di volgere lo sguardo a Est.

Ma arriviamo a quella sera del 9 novembre 1989, quando è in corso una conferenza stampa della Repubblica Democratica Tedesca; il linguaggio è il burocratese, quello che dilata tutto, per non dire niente. Il governo filocomunista, dal canto suo, era in una situazione che faceva acqua da molte parti: Gorbačëv aveva aperto alcune frontiere verso Ungheria e Polonia e così molti tedeschi (con il pretesto di una gita nella nazione vicina), stavano già cominciando a passare a Ovest. La sera del 9 novembre 1989, il giornalista dell’ANSA Riccardo Ehrman rivolse una domanda a un funzionario tedesco, in merito a delle misure che sembravano paventare un libero fluire di persone, attraverso la cortina di ferro. Alla frase “Da quando saranno operative?”, la risposta del funzionario fu: “Per quanto mi riguarda, da questo momento”; valeva anche per Berlino Ovest. Di lì a qualche ora, la Porta di Brandeburgo divenne di nuovo un varco; il Muro, di lì a poco, cadde.

Una sola domanda, precisa quanto contestualizzata, ha disegnato di nuovo i confini della Germania.

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