In questo appuntamento quotidiano, abbiamo imparato più volte che le immagini possono anticipare i contenuti. E la giornata di oggi è un esempio di come questo possa accadere, a cascata, dalla prima alla settima arte.
Lo troviamo, ad esempio, nella pennellata di Caravaggio, quando dipinge quel frutto bacato nel canestro di Milano: quella mela era più o meno viva, ma sicuramente già abitata da una folta colonia batterica. Anche se il Merisi non poteva saperlo.
Da Brera, il memento mori può soffiare, ad esempio, su Los Angeles: cosa offre la strega a Biancaneve? Nient’altro che la mela, brillante, velenosa, politissima. Talmente bella che i nani non la gettano via, ma la mettono sotto teca.
Del resto Plinio, nella “Naturalis Historia”, ci ha lasciato un detto che, anche a distanza di millenni, non è mai andato a male: “cum grano salis”. Tra la selva di certificazioni, sigle e consorzi, il giusto approccio allo sport da tavola ci chiede, in fondo, solo una cosa: un po’ di discernimento. E, dal momento che si parla di sale, non possiamo fare a meno di dire: q.b.