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Che colore ha la chimica? Chi ha visto “Breaking Bad”, risponderà che ha il tono di un cristallo di rocca. Chi ha in mente la plastica riversata in ogni dove, ci dirà che è troppa ed è troppo colorata. Chi ha in mente i pozzi di petrolio che bruciano, non potrà fare altro che togliere tutte le tinte dallo spettro. Ma quale sarà il colore della chimica del futuro? Lo scopriamo leggendo le analogie tra un Nobel del ‘63 e quello assegnato poche settimane fa. Per entrambi, la parola chiave è catalizzatore, un agente che interviene in un processo accelerandone gli esiti, per poi farsi tranquillamente da parte.
Così, il Nobel del 1963 è stato una staffetta tra Karl Ziegler e Giulio Natta: il primo ricreò in vitro la gomma naturale, il secondo le sostanze che accelerano questo processo. È da allora che la plastica si è scatenata, fino a diventare sua maestà di tutte le nostre abitudini. Il Nobel per la Chimica del 2021 è andato a Benjamin List e a David MacMillan. Anche qui si tratta di una questione di velocità, perché i due ingegneri hanno scoperto degli “acceleratori organici” che – promette la Reale Accademia delle Scienze di Svezia – renderanno la chimica più verde. Abbiamo forse trovato il colore della chimica del futuro.
I due premiati di oggi hanno solo 53 anni e, forse, sono arrivati a questo successo anche grazie a catalizzatori/calcolatori che i loro colleghi del passato non avrebbero neanche immaginato. Cambiano gli strumenti di misurazione, ma siamo certi del fatto che una luce accesa, su una scrivania notturna, sarà ancora per molto tempo la discreta catalizzatrice di ogni scoperta.