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Il Vodka Martini di James Bond doveva essere rigorosamente “agitato, non mescolato” e anche la foggia del bicchiere non ammetteva strappi alla regola.
Tuttavia, c’è stato qualcosa che Sean Connery, a un certo punto della sua carriera, ha tentato effettivamente di strapparsi via: stiamo parlando del toupée e della divisa da 007. Dopo il successo di Dr. No. (1962) e degli altri Bond, l’ex ragazzo della bassa di Edimburgo temeva un’identificazione tout court. Così, da “Marnie” di Hitchcock in poi, lo vediamo vestire anche altri panni. Dopo alcuni tentennamenti, nel 1976 eccolo in un Robin Hood, calvo e saggio. E ne “Il nome della Rosa” non c’è più bisogno di espedienti: il cappuccio monacale faceva la sua parte nel far emergere lo sguardo da detective magnetico.
Sean Connery era un ambasciatore dell’indipendenza della Scozia e chissà se gradiva il fatto di esser identificato con un alcolico che non fosse il whisky delle sue Highlands. Per questo, il nostro cocktail non se la sente di adeguarsi a quel canone cinematografico; al limite, può evocare ciò che l’attore sorseggiava nel suo buen retiro alle Bahamas, dove ha trascorso i suoi ultimi anni. Ma ciò non toglie che sia ugualmente ‘agitato’.